Bergamo Film Meeting 32 – Giornata 1 – ‘Queen of Montreuil’ di Sólveig Anspach e ‘Roxanne’ di Valentin Hotea

Queen of Montreuil

La 32esima edizione del Bergamo Film Meeting si apre all'insegna delle donne in un 8 marzo privo di stereotipi al gusto di mimosa ma ricco di interessanti personaggi femminili, eroine e antieroine del secolo appena passato e di quello in corso. Al via anche le due principali sezioni: Europa: femminile, singolare e Mostra Concorso

 

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Bergamo film meetingLa 32esima edizione del Bergamo Film Meeting si apre all’insegna delle donne in un 8 marzo privo di stereotipi al gusto di mimosa ma ricco di interessanti personaggi femminili, eroine e antieroine del secolo appena passato e di quello in corso – la giornata, infatti, si è aperta con il classico La costola di Adamo di Gorge Cukor con protagonisti Katharine Hepbourn (che pronuncia la celebre arringa “femminista”) e Spencer Tracy.

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Al via quest’oggi anche le due sezioni principali del Film Meeting, Europa: femminile, singolare e Mostra Concorso, con Queen of Montreuil di Sólveig Anspach e Roxanne di Valentin Hotea, ma soprattutto con uno strabordante pubblico seduto anche sul pavimento.

Queen of MontreuilQueen of Montreuil è il penultimo lavoro della regista islandese di nascita ma francese di adozione Sólveig Anspach. La protagonista Agathe, di ritorno in Francia insieme all’urna contenente le ceneri del marito scomparso in un incidente, incontra per caso una bizzarra coppia formata da Anne, una donna islandese fresca di matrimonio in Giamaica e la cui valigia contenente lo sfolgorante abito rosa nunziale è andata persa, e suo figlio, un bel giovane che parla un po’ di francese. I due chiederanno momentaneamente ospitalità ad Agathe che grazie a questo incontro avrà modo, se non di liberarsi, quanto meno di tornare in pace con se stessa.

La regista, a cui insieme a Antonietta De Lillo e Jessica Hausner è dedicata la sezione, riprende in questo film alcune delle tematiche a lei più care, su cui prevale il risalto dei personaggi femminili e il confronto tra culture e in generali “mondi” diversi, quali possono essere quello islandese e quello francese, a sua volta caratterizzato da uno strato multietnico sempre più vasto.

Montreuill si trasforma, infatti, in un bizzarro teatro ricco di irresistibili e molto diversi tra loro personaggi, osservati e spiati dalla cabina di una gru da Anne, poetessa distaccata, e dal suo nuovo amico algerino.

Queen of MontreuilLa cultura francese della regista è evidente, e in qualche modo è possibile trovare un punto di contatto tra Agathe e il piccolo Antoine Doinel: se il ragazzo, ne I 400 colpi,  riversava il suo sguardo malinconico in macchina, qui si trasforma in una donna, adulta ma ancora prigioniera di qualcosa, e il mare sublime a cui Antoine si avvicina per la prima volta, libero ma incerto, diventa la casa di una foca, idealmente reincarnazione del marito morto col quale chiudere i conti.

La regista, dalla chiara influenza cinematografica francese da una parte, è dall’altra conoscitrice del modo di vedere la vita di un popolo – quello islandese – che si è trovato lontano da tutti, distaccato, bonariamente menefreghista. Anspach coniuga questa doppia origine in una commedia dalle sfaccettature più totali: gioca con la macchina, con l’intreccio, con gli ambienti, con la multiculturale Montreuil ma soprattutto con le sue due donne, in un confronto potentissimo anche se latente, familiare. Uno spazio a sé è riservato agli uomini, comunque marginali, spalla o con caratteristiche femminili.

RoxanneRoxanne è l’opera prima del regista rumeno Valentin Hotea. Il protagonista Tavi, venticinque anni dopo la rivoluzione rumena, chiede l’accesso al dossier redatto su di lui dalla Polizia Segreta ai tempi del regime di Ceausescu. Dalle carte scopre di essere probabilmente padre di un attuale ventenne avuto da una donna una volta amata (al quale aveva dedicato attraverso una Radio Libera la canzone Roxanne dei Deep Purple) e attualmente moglie di un grande amico di quegli anni.

Hotea descrive una nazione che ha subito notevoli e rapidi cambiamenti negli ultimi anni, tanto che la presenza dei social network (Tavi mette “mi piace” a tutti i post del ragazzo su facebook, dopo avergli chiesto l’amicizia), o dei cellulari (strumento di confronto ideale tra due generazioni: quella dell’anziana madre di Tavi con le difficoltà dell’approccio al mezzo – aggravate dalla malattia -, e quella della sua compagna sempre intenta a scrivere messaggi) ha un ruolo non marginale, in qualche modo perturbante di un ordine o di una “semplicità” perduta. Nonostante alcune ingenuità, soprattutto nella recitazione e nello svilupparsi degli eventi, nella seconda parte il film riesce ad acquisire un ritmo crescente che ne trasfigura i generi: da politico, a noir, fin quasi al melodramma, con un risultato distante, molto, dal paragonabile Il figlio dei Dardenne, ma che lo rende un esordio ben riuscito.

Un piccolo ma rilevante spazio è stato dedicato anche al corto di animazione Le châteu des autres di Pierre-Luc Granjon, a cui è dedicata l’edizione di quest’anno. E per finire, dopo il passaggio al Festival di Roma, è stato presentato La luna su Torino di Davide Ferrario.

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