BERLINALE 63 – "Frances Ha", di Noah Baumbach (Panorama)

frances ha

Frances Ha è la nuova collaborazione tra Noah Baumbach e l'attrice Greta Gerwig dopo il primo team-up di Greenberg. Il contributo femminile è preponderante e il cineasta organizza i suoi riferimenti autobiografici in una storia di formazione in bianco e nero. New York è fotografata come in un film di Woody Allen ma ha le musiche di un film di François Truffaut e le influenze rimandano al movimento di autori mumblecore: la ricerca del realismo nelle situazioni e nei dialoghi trionfa nell'empatica normalità di Greta Gerwig.

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I like things that look like they're mistakes. L'affermazione della protagonista è un riassunto pertinente della seconda collaborazione tra Noah Baumbach e Greta Gerwig. Il cineasta e l'attrice avevano lavorato insieme in Greenberg ma questa volta il contributo femminile è preponderante e Frances Ha contiene degli interessanti riferimenti autobiografici. L'eroina è una ragazza che cerca una sistemazione stabile a New York ma è costretta a cambiare continuamente abitazione: il ritorno dai familiari per le vacanze natalizie è girato nella vera casa californiana di Greta Gerwig e insieme ai suoi veri genitori. Il dettaglio è significativo perchè l'attrice orbita intorno ad un movimento di autori che viene definito mumblecore e la loro idea di cinema richiede il massimo naturalismo possibile nelle situazioni e nei dialoghi. L'intervento di Noah Baumbach ha cercato di dare una struttura narrativa al film senza tradire la sua vocazione per la casualità e l'improvvisazione. Il regista ha organizzato Frances Ha come una storia di formazione che viene scandita dagli spostamenti della ragazza: dalla situazione ideale di Vanderbilt Avenue a Brooklyn fino a quella finale con l'arrivo definitivo a Washington Heights. Qualsiasi riferimento a New York chiama in causa Woody Allen: il bianco e nero della fotografia è un omaggio eclatante ma le influenze che determinano la messa in scena sono soprattutto europee. La protagonista corre spesso per la strada: la macchina da presa la segue con lunghe carrellate e l'accompagnamento della colonna sonora del truffautiano Les quatre cents coups… Greta Gerwig incarna questa positiva contraddizione tra il realismo e le tipiche deformazioni di Noah Baumbach: il suo corpo non solo ha i tratti distintivi dell'antidiva ma sfrutta efficacemente tutti gli eccessi della sua fisionomia. L'attrice è predisposta per essere la musa del cineasta e lo affranca dalle riletture culturali e vintage delle rievocazioni infantilistiche di Wes Anderson. L'incontrollabile spontaneità di Greta Gerwig è fuori posto in tutte le sequenze e i suoi comportamenti bizzarri sono un elemento imprevedibile perchè rifiutano qualsiasi premeditazione: l'eroina dice quello che le passa per la testa con una disarmante ingenuità. Frances Ha è un film dichiaratamente irrisolto: la lotta contro gli eventi e i suoi desideri devono resistere contro le pessime coincidenze della vita quotidiana fino al punto che ogni traguardo arriva sempre attraverso la strada sbagliata. I suoi dialoghi incorerenti non hanno una precisa progressione drammatica ma trionfano per l'empatica normalità di Greta Gerwig: il suo entusiasmo malgrado tutto fa dimenticare persino l'inevitabile sfumatura sofisticata con cui Noah Baumbach sfoggia la sua estrazione culturale da new yorker.

 


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