BFM42- Famiglia, immigrazione ed intersezionalità in Concorso

Un percorso guidato tra le proiezioni della Mostra Concorso del BFM42. Famiglia, immigrazione ed intersezionalità sono le tre direttrici che accompagnano queste interessanti opere prime

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A pochi giorni dalla conclusione della quarantaduesima edizione del Bergamo Film Meeting vi proponiamo un percorso guidato tra le proiezioni della Mostra Concorso. Abbiamo scelto tre film su una rosa di sette lungometraggi presentati (di una quarta visione trovate la qui la recensione completa). Si tratta di opere prime o seconde, inedite in Italia, caratterizzate dal tentativo di tracciare nuove e inconsuete forme narrative che intercettino temi di stringente attualità politica.

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Famiglia, immigrazione ed intersezionalità sono le tre direttrici che accompagnano queste opere, nelle quali l’introspezione si lega alla contingenza politica, diventando il fondamentale strumento attraverso cui il mezzo cinematografico elabora sofferenze personali e battaglie civili.

Apre la nostra personale rassegna il film di Lillah Halla, Levante. Un’opera che ci immerge all’interno del bigottismo reazionario del Brasile guidato da Jair Bolsonaro. Tra le atlete di una piccola squadra di pallavolo frequentata da diverse ragazzə membrə della comunità LGBTQ+, c’è un’atleta che spicca per le sue doti nel gioco. Si chiama Sofia, ha diciassette anni ed è pronta a partire per il Cile dove l’aspetta una borsa di studio per meriti sportivi. Una gravidanza indesiderata rischia, però, di mettere tutto a repentaglio. In Brasile, infatti, non è possibile abortire a meno che non sussistano situazioni di estremo pericolo di salute. Cercando, quindi, un modo per abortire clandestinamente, Sofia diventa il bersaglio di un gruppo estremista determinato a fermarla anche con la violenza. Ma né la giovane protagonista né coloro che le stanno vicino sono disposti a sottomettersi, portando avanti una vera e propria battaglia di emancipazione e libertà. La regista Lillah Halla, al suo primo lungometraggio, carica le immagini del suo cinema di tutta la potenza rivoluzionaria possibile. Le sue protagoniste incarnano lo spirito anticonformista, ribelle, solidale per combattere il potere costituito di uno stato che ogni anno lascia morire migliaia di ragazze che cercano di abortire clandestinamente. Un altro punto centrale della denuncia di Levante è lagato al fatto che per la stragrande maggioranza dei casi queste ragazze, perseguitate dallo stato e che rischiano la propria vita per l’incoscienza delle istituzioni, sono nere e di classi disagiate. Ecco che la regista rimarca il bisogno di portare avanti una lotta intersezionale che parta dalle persone marginalizzate per razza, classe e genere. Una lotta, o meglio una rivolta (questo il titolo italiano del film) che possa scardinare le forti radici dell’oppressione in Brasile.

Un altro tema sociale di stringente attualità toccato all’interno della Mostra Concorso è sicuramente quello legato all’immigrazione. Ne parla il film di di Alban Zogjani, Okarina. Ambientato in una tranquilla cittadina inglese, il film ci racconta la tragica storia di Shaqa e Selvia, una coppia di mezza età che ha lasciato il Kosovo per raggiungere le due figlie nel Regno Unito. La famiglia riunita vive una vita tutto sommato dignitosa, la moglie lavora come domestica nella casa di un ricco imprenditore di origini italiane mentre il padre porta avanti una piccola falegnameria che produce strumenti a fiato, tra cui l’ocarina. Quando, però, arriva la lettera dell’Ufficio Immigrazione che nega loro il rinnovo del permesso di soggiorno, i progetti di un futuro luminoso vanno in frantumi. Cercando una soluzione per rimanere, Shaqa e Selvia si ritroveranno a dover compiere delle scelte che metteranno in discussione i loro valori morali e comporteranno conseguenze impreviste per l’intera famiglia. Qui, il tema dell’immigrazione si associa alla denuncia di uno Stato fantasma, lontanissimo dai suoi cittadini, che dialoga con le persone solo attraverso lettere e controlli a sorpresa. In questo clima di tensione crescente si inserisce la crisi di una famiglia che vuole rimanere unita ma per ironia del destino sarà destinata a scomporsi. Una caratterizzazione un po’ troppo colorita di alcuni personaggi mette un po’ in difficoltà la resa espressiva della sincera opera di Zogjani.

Infine, il tema della famiglia ritorna anche nell’opera più interessante tra quelle visionate in concorso. Si tratta del film di Tomáš Pavlíček e Jan Vejnar, Přišla v noci (Venne di notte). Film che racconta la storia Aneta e Jirka, una coppia di trentenni, che ospitano per una notte Valerie, madre di lui. Questa donna ben curata di sessant’anni, si rivela un’energica diva che pian piano conquista non solo lo spazio dell’appartamento, ma anche le menti dei suoi abitanti scombussolando completamente la vita tranquilla di Aneta e Jirka. Le certezze della coppia per molti aspetti della vita coniugale vengono completamente spazzate via da una costante invasione della privacy da cui sarà molto complicato riprendersi. Partito come commedia dai toni farseschi, il film si dimostra ben presto un viaggio dai toni grotteschi all’interno dell’istituzione familiare, vero e proprio purgatorio esistenziale. Scappare dalla madre compulsiva e asfissiante sarà l’unico modo per la giovane coppia per prendere coscienza della problematicità raggiunta anche della loro relazione, in un divertente quanto macabro processo di scardinamento dell’istituzione famigliare.

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