#Cannes 68 – Polar alla coreana: The Shameless, di Oh Seung-uk

Tra poliziesco e derive sentimentali, un film teso e malinconico con echi di Jean-Pierre Melville con la star Jeon Do-yeon nei panni di una maîtresse. Presentato a Un certain regard

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Le strade e le luci di Macao. Come un malinconico polar dove non ci sono vincitori ma solo sconfitti, con un senso di disillusione che marchia The Shameless (titolo originale Mu-Roe-Han) fin dal nervoso piano-sequenza iniziale. Viste sulla città, volti sullo specchietto retrovisore dell’auto o sul vetro delle macchine. I protagonisti di questo teso e disincantato poliziesco sembrano prendere consistenza proprio attraverso i loro riflessi.

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Un poliziotto (Kim Nam-gil) è sulle tracce di Park Jun-gil (Park Sung-wong) un uomo sospettato d’omicidio che sa che entrerà in contatto con la sua maîtresse Kim Hye-kyung (Jeon Do-yeon) che lavora in un bar. L’agente, sotto la falsa identità di uno degli uomini di Park, inizia a sorvegliare i movimenti di Kim ma inizia a innamorarsi di lei. La donna, a sua volta, aspetta disperatamente il ritorno del suo amante.

the shameless2C’è un senso di febbrile sconfitta che attraversa tutto il film di Oh Seung-uk, dove l’azione è più rarefatta rispetto a Kilimanjaro e si contamina con delle derive sentimentali tipici di quei melodramma terminali con cui condivide la stessa attesa del finale negativo. Il suo sguardo s’infiamma ogni volta sul corpo di Jeon Do-yeon (la star coreana, unica asiatica, ad aver vinto la Palma come miglior attrice nel 2007 per Secret Sunshine di Lee Chang-dong e che lo scorso anno ha fatto parte della giuria ufficiale). Ogni suo passaggio è segnato da una luce particolare, un fantasma da vecchio noir che riprende vita. Il dettaglio in cui posa gli orecchini per pagare i debiti ha un’intensità travolgente. Proprio perché i gesti vengono prima delle azioni e, quindi, dei dialoghi. In questo senso in The Shameless riecheggiano frammenti di echi di Jean-Pierre Melville: il rapporto tra il poliziotto e la maîtresse richiama quello tra il detective Alain Delon e la donna di un criminale interpretata da Catherine Deneuve in Notte sulla città. Oppure possono essere isolati e depurati, filmati in tutta la loro essenza: la scena in cui il detective entra in casa mentre il criminale è nudo a letto con l’amante e la successiva colluttazione rappresenta la scarnificazione dove resta la plasticità del movimento. Pura sintesi di un genere filmato con tutta la possibile devozione e passione.

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