#Cannes68 – The Lobster. Colin Farrell e John C. Reilly nella prigione di Lanthimos

Colin Farrell, John C. Reilly e Léa Seydoux arrivano sulla Croisette per supportare Yorgos Lanthimos nel suo apologo distopico sull’assurdita’ delle relazioni umane, presentato oggi in concorso

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John C Reilly tenta per tutta l’oretta di conferenza stampa cannense di scardinare il tono serioso con cui i giornalisti si approcciano a The Lobster, exploit internazionale  dell’esponente di culto della new wave greca Yorgos Lanthimos, presentato stamani in concorso. La cosa che ho apprezzato maggiormente dello script? Che ci volesse molto poco a leggerlo!, sghignazza. Durante le riprese, l’attore capace di andare da Apatow a Garrone racconta di aver vissuto momenti di incredulita’ per essere riuscito a finire su di un set del genere. E’ una sorta di prison movie, spiega Reilly, le interazioni tra i reclusi sono riportate ad un livello basico, elementare. Fa tutto parte del divertimento crudele che questo film sprigiona sorprendentemente.

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Colin Farrell, imminente nuovo True Detective in tv, e’ stato invece enormemente felice di poter essere tornato a girare in Irlanda, location dove sono state ambientate le riprese. Lavorare a casa per me e’ sempre un valore aggiunto, ogni volta che giro in quelle zone mi sembra di ritrovare me stesso. Per Farrell il  Sud Est d’Irlanda e’ uno dei posti piu’ struggenti del mondo, e il film ha finito per assomigliare a quel paesaggio: onesto e senza artifici.

The Lobster e’ un apologo distopico sull’assurdita’ delle relazioni umane, per dirla con Léa Seydoux. L’attrice apprezza del progetto il linguaggio cinematografico unico: lo trovo un film anche toccante e profondo al di la’ del suo tono surreale.

Il film e’ strutturato in modo da mettere in luce che cosa opprime alcuni di noi riguardo all’obbligo sociale di essere in coppia, certe regole, ma non volevo prendermi gioco di questo ne’ suggerire che bisogna per forza stagliarsi come unici, originali, fuori dal coro, conferma sornione il regista Lanthimos. A differenza degli altri suoi lavori insieme allo sceneggiatore Efthimis Filippou,  stavolta non c’era la necessita’ di ambientare il film in una nazionalita’ ben precisa, e percio’ Lanthimos ha potuto sbizzarrirsi con il cast internazionale. La produzione piu’ imponente di tutta la mia carriera non ha modificato il mio modo di lavorare, cerco sempre di girare quello che voglio nella maniera che voglio, e anche qui sono stato libero al 100 per cento.

Colin Farrell si chiede se ancora oggi abbia capito per davvero il senso del film (“continuo a chiedermelo!”). Ha accettato di lavorare al progetto dopo una chiamata skype con il regista durata un’ora: in tutto Yorgos avra’ pronunciato sette parole, quella volta!

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