Cenerentola, di Kay Cannon

L’autrice di Pitch Perfect ripensa Cenerentola come un musical femminista che però non riesce a trovare un’efficace sintesi tra il massimalismo pop dello spettacolo e la riflessione socioculturale

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In un’epoca di remake, live action filologici di classici a cartoni animati, continui attraversamenti di territori conosciuti, una Cenerentola che vuole porsi come nuovo adattamento della fiaba di Perrault, rappresenta un’escrescenza felicemente sovversiva nel contesto cinematografico contemporaneo. Ad incaricarsi del progetto è Kay Cannon creatrice del franchise di Pitch Perfect e sceneggiatrice la cui scrittura esplora le connessioni tra comedy, femminismo e cinema pop. Il suo Cenerentola è dunque, quasi giocoforza, un musical con protagonista la popstar Camila Cabello, in cui la giovane Ella non cerca la realizzazione attraverso il matrimonio ma sogna un futuro da stilista affermata e, soprattutto, l’indipendenza economica. Quello scritto e diretto dalla Cannon è, sulla carta, un progetto non solo perfettamente consonante con le sue coordinate creative ma che potenzialmente potrebbe rinnovare un contesto a rischio saturazione e dunque colpisce prendere atto di quanto Kay Cannon non riesca praticamente mai a mantenere davvero il controllo sugli elementi del racconto. Il risultato è dunque una rom com dal passo incerto, in cui lo sguardo della Cannon, forse poco a suo agio a contatto con un impianto produttivo lontano dall’indie, riesce a emergere solo in pochi momenti.

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C’è probabilmente lei, ad esempio, dietro la ricca selezione musicale ( che Madonna, Janet Jackson, Jennifer Lopez, tra gli altri ma accoglie anche qualche brano originale), che costruisce la narrazione, un approccio che ricorda i vivaci remix e mash up di Pitch Perfect e che qui si prende carico di ravvivare un impianto spettacolare tanto maestoso quanto rigido, didascalico quasi ossequioso nei confronti dei brani coinvolti, che non esplora mai criticamente quel suono pop di cui è impregnato. Il Cenerentola della Cannon pare essere soprattutto un complesso showreel che racconta il virtuosismo del musical americano ma che al contempo costruisce attorno a sé una dimensione sempre più artefatta, che di certo non giova al bisogno della regista di raccontare attraverso il film alcune delle tematiche sociali più urgenti della contemporaneità. Attraverso un ricco parterre di personaggi, Kay Cannon parla di multiculturalismo, del bisogno di più presenza femminile nelle posizioni dirigenziali, arrivando a coinvolgere coraggiosamente nel discorso anche la fairy godparent genderless dell’ottimo Billie Porter, ma il passo delle sue argomentazioni è altalenante, a grana grossa, come se temesse di perdere l’attenzione del pubblico ad qualora adottasse un approccio più raffinato.

Cenerentola

Il risultato è una serie di quadri staccati in cui la riflessione socioculturale non è mai davvero introiettata dal racconto, che lentamente cede sotto al peso di un passo a metà tra la vuota operetta morale e la cautionary tale, A soffrirne maggiormente sono forse quei personaggi in cui si raccolgono alcune delle idee più interessanti della Cannon, dal principe in cerca di sé stesso alla matrigna delusa dall’arrivismo degli uomini, entità alla lunga ridotte a vuoti figurini bidimensionali e privati del loro potenziale interesse.

La Cenerentola di Kay Cannon vorrebbe essere un musical dal centrato sguardo femminista ma paradossalmente racconta molto meglio la poliedricità di Camila Cabello, star di un progetto claudicante, che con il procedere della narrazione innesta il pilota automatico e si ripiega sempre più in sé stesso e nella sua estetica di cartapesta, a tal punto da ricordare una parodia musicale fuori tempo massimo di un qualsiasi Late Show americano (forse proprio quello di James Corden, qui attore ma sopratutto produttore).

Titolo originale: Cinderella
Regia: Kay Cannon
Interpreti: Camila Cabello, Billy Porter, Idina Menzel, Pierce Brosnan, Nicholas Galitzine, Minnie Driver, James Corden 
Distribuzione: Prime Video
Durata: 113′
Origine: USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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