"Ci vediamo a casa" – Incontro con Maurizio Ponzi e il cast


Ritorna al cinema dopo tanta televisione (Il bello delle donne, E poi c'è Filippo) Maurizio Ponzi, che racconta , con "una commedia leggera", la storia di tre coppie di giovani, tutte alle prese con la precarietà del lavoro e i problemi per trovare un'abitazione. In questo incontro è accompagnato dal cast

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ci vediamo a casaRitorna al cinema dopo tanta televisione (Il bello delle donne, E' poi c'è Filippo) Maurizio Ponzi, autore insieme al comico Francesco Nuti di grandi successi comici anni ottanta come Io, Chiara e lo Scuro e Son Contento. Questa volta il regista romano racconta, con "una commedia leggera", la storia di tre coppie di giovani, tutte alle prese con la precarietà del lavoro e i problemi per trovare un'abitazione. Alla conferenza di presentazione, oltre l'autore, era presente anche il nutrito cast della pellicola, formato da Nicolas Vaporidis, Primo Reggiani, Edoardo Leo, Giuliana De Sio, Antonello Fassari e Myriam Catania. Assente invece Ambra Angiolini.

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Questo è il suo ritorno al cinema dopo diversi anni. Come è stata questa esperienza?

 
 
Maurizio Ponzi: Non facevo un film per il cinema, credo, dal 2005. Avevo molta voglia di affrontare questa esperienza, quindi mi sono fatto coraggio, perchè è sempre più difficile fare cinema in Italia, al di là dell'aspetto generazionale, e ho dedicato tutto il mio tempo a questo lavoro. Ho avuto la fortuna di incontrare un produttore giovane ed entusiasta e di mettere insieme un cast di amici. Sono molto contento perchè questo, di tutta la mia carriera, è il film che preferisco. Sono arrivato finalmente ad una leggerezza disinvolta, ottenuta solo grazie alla mia età e alla mia esperienza.
 
 
Come mai, mentre le scene di sesso etero sono molto esplicite, quelle legate alla coppia gay vengono solo accennate?
 
Maurizio Ponzi: La scena di sesso più esplicita è quella con la coppia borghese perchè volevo sottolineare un lato del loro carattere. Mi serviva dunque a scopi meramente narrativi. La storia dei due ragazzi gay invece è per me quella più tenera, una sorta di idillio amoroso. Rendere il loro amore troppo esplicito mi avrebbe guastato questa atmosfera di tenerezza.
 
 
Domanda agli attori. Com'è stato il vostro ruolo? Come è stato lavorare a questo film?
 
Nicolas Vaporidis: Avevo un po’ di timore prima di girare il film perché non sapevo se potevo raccontare, nel ruolo del ragazzo gay, qualcosa. Del mio personaggio ho amato molto il fatto che lui non vive alcun conflitto la propria omosessualità. E' consapevole e tranquillo. E' un ragazzo come altri, onesto con se stesso. Cosi ho avuto l'opportunità di concentrarmi sui suoi sentimenti. E' stato molto istruttivo.
 
Primo Reggiani: Non ho molto da aggiungere al discorso di Nicolas perchè praticamente abbiamo preparato i nostri personaggi insieme. Comunque trovo vergognoso che questo film stia uscendo con un anno di ritardo. E' un peccato perchè io ho amato lavorare con Maurizio, che ha trattato il tema con eleganza e delicatezza.
  
Edoardo Leo:  Il mio Franco è un ragazzo che non solo ha problemi lavorativi ma ha anche fatica a trovare un posto dove abitare. Da qui nasce la divertente convivenza coatta con Antonello Fassari. Io conosco Maurizio da molti anni. La mia scelta di lavorare a questo film è dovuta alla fiducia che in lui, una persona che ha una visione del mondo del tutto particolare. Inoltre sono contento di aver fatto finalmente una commedia atipica.
 
Giuliana De Sio.  Il mio è un piccolo mostro simpatico. E' un personaggio particolare apparentemente fricchettona ma sotto sotto razzista e avara. E’ un ruolo curioso e interessante perchè nella vita reale esistono persone contraddittorie, quindi anche nel cinema servono personaggi cosi. Con Maurizio abbiamo fatto nove film e ci conosciamo da più di trentanni. Abbiamo iniziato insieme a teatro con Ibsen e abbiamo condiviso tante cose, soprattutto fuori dal set. Quando mi chiamerà io ci sarò sempre
 
Antonello Fassari: Mi dispiace di non aver conosciuto Maurizio prima perchè altrimenti avrei fatto anche io nove film con lui. E' bello lavorare e non accorgersi di niente. La bellezza di questo personaggio è che non è il solito vecchio che si vede in giro. Non è un vecchio nonno inutile. Non esistono più  i vecchi grandi saggi quindi questo ruolo anomalo me lo tengo stretto e spero sia il primo di una lunga serie, visto che non ho alcuna paura di invecchiare.
 
 
Quali difficoltà ha trovato il film?
 
Maurizio Ponzi: In italia è più difficile distribuire un film che produrlo. Se si esce dalle due maggiori realtà distributive si diventa degli alieni. Noi abbiamo tardato molto anche perchè la canzone di Dolcenera che da il titolo al film è stata a Sanremo. Comunque dopo l' incontro felicissimo con Microcinema abbiamo deciso che non era il caso di uscire a maggio. Molti pensano che  basta essere commedia per avere la vita facile. Non è vero e noi ne siamo l'esempio.
 
 
Come è nata la scena conclusiva in chiesa? 
 
Maurizio Ponzi: Quella scena è stato quasi un modo per fare un piccolo giudizio divino sulle tre coppie. Infatti se si sta attenti si nota che la coppia gay, con il loro "matrimonio" va in Paradiso, la coppia popolare pur sposandosi convivrà con il sospetto sulla morte del personaggio di Antonello, e dunque in una sorte di Purgatorio,  mentre la coppia borghese, non degna nemmeno di entrare in chiesa, andrà incontro ad Inferno legale.

 

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