FAR EAST 14 – "Silenced", di Hwang Dong-Hyuk

Il lavoro visivo fatto dal regista va molte a segno. Tra tutte le intuizioni sorprende in positivo l’idea di raccontare gran parte di questa terribile vicenda di violenza su minori che scosse l'opinione pubblica coreana nel 2005 come uno di quegli horror demoniaci che tanta fortuna hanno avuto nel cinema coreano di alcuni anni fa, con le atmosfere spettrali, l’accademia-luogo di torture angosciante e la furba decisione di mostrare più volte le giovani vittime con un look molto vicino ai demoni-bambini delle pellicole del terrore nazionali. Il film vicintore del Far East 2012

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Nel 2005 l’accademia speciale per bambini disabili di Gwangju, città della South Korea, fu colpita da uno scandalo che scosse profondamente l’opinione pubblica dell'intera nazione. Alcuni bambini sordomuti accusarono, infatti, diversi insegnanti di averli violentati, seviziati e maltrattati ripetutamente. Le rivelazioni scioccanti portarono ad un processo alla fine del quale, anche per colpa di una legislazione insufficiente e ridicola, gli imputati (le cui colpe furono accertate) ottennero condanne a pene risibili ed in alcuni casi furono anche riammessi nel loro posto di lavoro. L’indignazione fu tale che il Parlamento fu quasi costretto a mettere mano al codice penale e ad inasprire le pene nei confronti dei pedofili (si pensi che prima di questo caso era possibile anche farsi ritirare la denuncia in cambio di un congruo risarcimento ai parenti della vittima).

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Sono passati sette anni e ancora le cicatrici di quella che all’epoca fu vissuta come una vergogna nazionale pesano sul sentire comune coreano. E’ per questo motivo che la decisione di portare sullo schermo quei tragici eventi ha avuto grandissime attenzioni dal pubblico della South Korea, portando la pellicola ad un insperato e incredibile successo di box-office (il film è riuscita addirittura a sorpassare per incassi l’ultimo Harry Potter). Silenced, questo il suggestivo titolo internazionale scelto per la pellicola diretta da Hwang Dong-Hyuk, quindi è per sua natura un film che deve fare i conti con delle aspettative emotive decisamente alte. Hwang Dong-Hyuk deve mettere alla prova il proprio talento visivo per rendere cinematograficamente accessibile una storia che il proprio pubblico, almeno in patria, ben conosce e, in qualche modo, ha timore a rivivere. 
 
Silenced, infatti, forse per l’incapacità del suo autore di essere completamente distaccato dalla vicenda che racconta, è completamente pervaso da un’aurea di dramma talmente eccessiva (in alcune scene addirittura intollerabile) che pur permettendo un coinvolgimento massimo tra spettatore e personaggi, alla fin dei conti disturba e sovreccita il giudizio del pubblico. Assistere agli stupri attraverso flashback di una crudezza rara, mostrare in primo pianto i lamenti muti di questi bambini, puntare come protagonista su un giovane maestro con una predisposizione evangelica al "porgere l'altra guancia", sono scelte che alla fine dei conti hanno l'unico risultato di togliere forza ad un lavoro che poteva essere un duro atto d'accusa ma che si rivela solo uno sfogo disordinato contro un sistema marcio.
 
 
Questo è un peccato perchè comunque il lavoro visivo fatto dal regista va molte a segno. Tra tutte le intuizioni sorprende in positivo l’idea di raccontare gran parte della vicenda come uno di quegli horror demoniaci che tanta fortuna hanno avuto nel cinema coreano di alcuni anni fa. Le atmosfere spettrali, l’accademia-luogo di torture angosciante e la furba decisione di mostrare più volte le giovani vittime con un look molto vicino ai demoni-bambini delle pellicole del terrore nazionali, dimostrano che l’unico modo veramente efficace per raccontare una vicenda tale fosse attingere all’immaginario del cinema di genere. 
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