HORROR & SF – Death House e le fondamenta dello slasher

Ottimo recupero targato Opium Visions, un oggetto finito nel dimenticatoio ma in grado di anticipare ampiamente quei tratti distintivi dello slasher che in seguito sarebbero stati ripresi ovunque

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Giunta alla quinta uscita, la collana Opium Visions della Penny Video questa volta colma una lacuna della distribuzione italiana che certamente non passerà inosservata ai cultori del genere, coerentemente con quel percorso di riscoperta del cinema nascosto degli anni Sessanta e Settanta che sta alla base del lavoro dei curatori Matteo Biacca e Simone Starace. Il titolo in questione è Death House, misconosciuto slasher (o meglio: proto slasher) diretto da Theodore Gershuny nel 1970 ma distribuito nelle sale americane soltanto due anni più tardi. E proprio sulle date vale la pena di fare un po’ di chiarezza, perché se è vero che tendenzialmente si identifica la nascita dello slasher con il celebre Halloween di John Carpenter (1978), allo stesso tempo è ormai assodato come il vero progenitore del filone sia Black Christmas (1974, in Italia Un natale rosso sangue) del mai troppo celebrato Bob Clark. Ma andando ancora più a ritroso, almeno fino agli inizi del decennio, si (ri)scopre la natura seminale di opere come I corpi presentano tracce di violenza carnale di Sergio Martino (1973) e il formidabile Reazione a catena di Mario Bava (1971), soltanto per fare due esempi tra i più noti.

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Stupisce quindi ritrovarsi tra le mani un oggetto finito nel dimenticatoio ma che,

vlcsnap-2017-04-19-03h08m01s557nel 1970, già anticipava ampiamente alcuni tratti distintivi che in seguito sarebbero stati ripresi, fagocitati e replicati praticamente ovunque. Conosciuto anche con il titolo Silent Night, Bloody Night (da non confondere quindi con il più noto Silent Night, Deadly Night del 1984, in italiano Natale di sangue), il film di Theodore Gershuny contiene al suo interno molti degli elementi che costituiscono le fondamenta dello slasher, che ad oggi rimane il sottogenere più matematico di tutto l’horror moderno, quello delimitato da regole precise e quasi mai soggette a variazioni di sorta. Ma proprio in virtù della sua natura seminale, Death House può ancora permettersi una certa libertà stilistica e narrativa (a cominciare da un plot inizialmente oscuro e mai completamente lineare), nonostante la quale è comunque possibile distinguere in maniera piuttosto netta i contorni di questo particolarissimo universo cinematografico: nel caso specifico, qui ritroviamo il topos della villa (teatro di un sanguinoso delitto avvenuto anni prima), la figura di un misterioso serial killer evaso dal manicomio criminale e pronto a mietere nuovamente vittime e, infine, un nucleo di personaggi dal passato carico di ombre e di segreti da nascondere. Se lo stile di Gershuny è al contempo grezzo ma non privo di finezze (si veda l’incipit, l’utilizzo della soggettiva o il lungo flashback virato in seppia), capace di donare al film il giusto clima allucinato, senza mai un calo di tensione, uno degli aspetti che colpisce maggiormente ancora oggi risiede nella lettura antropologica e sociale dell’America di provincia,rappresentata come vero e proprio serbatoio (o riserva) di un’umanità scomoda condannata a venire sepolta nelle zone d’ombra della Storia. Un Paese che trova i propri padri fondatori nelle vittime e nei folli, ennesima dimostrazione delle capacità evocative di un genere che stava progressivamente abbandonando la componente gotica classica del passato per cercare di raccontare la realtà (o quantomeno una realtà) attraverso il filtro sporco e scomodo dell’orrore.

 

vlcsnap-2017-04-19-03h09m01s106Divenuto ormai film di pubblico dominio e oggetto all’estero di più edizioni home video nel corso degli anni, Death House raggiunge finalmente il mercato italiano con un dvd di buona qualità, nonostante i numerosi graffi e spuntinature presenti nel master originale (che comunque non infastidisticono, ma anzi contribuiscono a sottolineare la natura underground del prodotto). La versione qui presentata è quella originale con sottotitoli realizzati per l’occasione (il film non è mai stato doppiato in italiano), mentre come unico extra troviamo un’interessante (e divertente, dato il tasso alcolemico) intervista alla protagonista Mary Woronov, estrapolata dal documentario di prossima uscita Cult Queen Mary Woronov from Warhol to Corman. Notevole, infine, l’artwork realizzato appositamente per il dvd, a cura della disegnatrice Fabiana Trerè.

 

 

DEATH HOUSE (aka Silent Night, Bloody Night)whxjx2

Regia: Theodore Gershuny 

Cast: Mary Woronov, Patrick O’Neal, James Patterson, John Carradine, Astrid Heeren, Walter Abel.

Origine: USA, 1972

Durata: 82′

Distribuzione: Penny Video

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