Il segreto di Babbo Natale, di Leon Joosen e Aaron Seelman

il segreto di babbo natale
Con la sua carica di buoni sentimenti che ispirano un tratto grafico piuttosto banale, Il segreto di Babbo Natale sarebbe nulla più che l’ennesimo prodotto natalizio senza originalità, se non fosse per l’idea di far viaggiare indietro nel tempo Bernard, l’elfo protagonista, che continuando a ri-vedere la sua storia in un susseguirsi di immagini ritornanti, crea un interessante cortocircuito nella narrazione

 

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il segreto di babbo nataleTutti, una volta o l’altra nella vita, ci siamo trovati a fare i conti con la propria autostima. Ma quando le cose proprio non riescono a girare nel verso giusto, non importa quante volte si continui a provare, e tutto sembra perduto, sono gli altri che ci impediscono di abbandonarci al nostro fallimento e di ribaltare quelle che ad un primo sguardo appaiono come le immutabili sorti di un destino avverso. E’ in quest’ottica, accordata alla perfezione allo spirito natalizio di sostegno reciproco e di fiducia nell’altro, che si dipanano le traittorie dell’avventura di Bernard, elfo pasticcione dal grande talento visionario di inventore, ovviamente incompreso, che desidera solo far parte del fortunato manipolo di elfi della Santech, laboratorio all’avanguardia che sforna creazioni tecnologiche in grado di tenere il Natale al passo con i tempi, e si ritrova invece a tenere in ordine la stalla dove albergano le renne di Babbo Natale, unico estimatore del nostro goffo eroe, tanto da farlo partecipe del segreto, una macchina del tempo, che si nasconde dietro alla notte di Natale. Ed è proprio l’ennesima invenzione difettosa, dopo una lunga lista di dispositivi malfunzionanti, come il commutatore di linguaggio che, in un esplicito omaggio ad Up, avrebbe dovuto permettere ad una delle renne di comunicare con Bernard, salvo poi riuscire a sintonizzarsi solo sulla lingua tedesca, a creare un cortocircuito nella sofisticata rete di protezione che nasconde il Polo Nord dietro l’aurora boreale e a permettere allo spietato Nevil Baddinghton, con un vecchio conto in sospeso con il panciuto dispensatore di sogni e regali, di mettere a repentaglio il Natale. Neanche a dirlo, sarà Bernard a dover trovare il modo di salvare Babbo Natale e il suo regno.

Con la sua carica di buoni sentimenti – persino i “cattivi” non sono poi così spaventosi – che ispirano un tratto grafico piuttosto banale, dagli angoli tonteggianti e paffuti che richiamano tutta la morbidezza del Natale e si adattano alla perfezione ad una fruizione assai semplificata, pensata per gli sguardi dei più piccoli, il film di Leon Joosen e Aaron Seelman non sarebbe nulla più che l’ennesimo prodotto senza guizzi d’originalità pensato appositamente per il Natale, se non fosse per l’idea portante sulla quale si poggia Il segreto di Babbo Natale. Ovvero quella di far tornare Bernard indietro nel tempo (Joosen e Seelman devono aver avuto bene in mente
Zemeckis) in modo da rimettere in ordine i danni creati nel presente. Trovata, è vero, che non ha assolutamente nulla di nuovo, il cinema da sempre lavora sul tempo, ma che qui, anche se in maniera inconsapevole e nonostante le cadute nella retorica, con lo slogan finale che ci invita a fare del Natale il luogo del tempo dove riscoprirci bambini, diventa un discorso sul continuo sabotaggio che le immagini operano su se stesse. Abbandonata ben presto la linearità di narrazione, Il segreto di babbo Natale, con Bernard che si sdoppia e si triplica continuando a ri-vedere la sua storia, avanza per cortocircuiti, s’inceppa in immagini ritornanti, come se il Cinema fosse un magnifico girotondo dove non si fanno passi in avanti, ma solo di lato.
 
 
Titolo originale: Saving Santa
Regia: Leon Joosen e Aaron Seelman
Interpreti (voci originali): Martin Freeman, Tim Curry, Tim Conway, Ashley Tisdale, Joan Collins, Noel Clarke, Craig Fairbrass
Distribuzione: M2 Pictures
Durata: 83’
Origine: Gran Bretagna, 2013

 

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