Il viaggio di Yao, di Philippe Godeau

Il viaggio di Yao è un cammino di scoperta del sé, che scava nella storia dell’attore francese Seydou Tall (Omar Sy) alla ricerca delle sue radici più profonde

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Impastato nella terra rossa del Senegal, nelle sue strade polverose e nel calore della sua umanità, Il viaggio di Yao è un cammino di scoperta del sé, che scava nella storia dell’attore francese Seydou Tall alla ricerca delle sue radici più profonde. Nato in Francia da famiglia senegalese, Seydou (Omar Sy) è l’immagine perfetta dell’immigrato di seconda generazione, integrato in tutto e per tutto nella cultura europea, occidentalizzato fino all’osso e lontano anni luce dalla sua cultura d’origine. L’unico elemento che lo ricollega all’Africa è il colore della sua pelle, ma in questo momento della sua vita, in cui Seydou cerca di barcamenarsi tra una carriera in rapida ascesa e un matrimonio che sta cadendo a pezzi, l’Africa sembra solo un piccolo tassello della sua identità, talmente piccolo da non trovare spazio tra i suoi pensieri.

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Eppure è proprio in questo momento di grande crisi personale che l’Africa entra prepotentemente nella sua vita, con un viaggio improvvisato a Dakar, dove Seydou è stato invitato per presentare il suo ultimo libro. Ad accoglierlo è il piccolo Yao (Lionel Louis Basse), la sua nemesi perfetta, il ragazzino che avrebbe potuto essere se i suoi genitori non avessero mai lasciato l’Africa. Yao ha vissuto in un villaggio a quattrocento chilometri dalla capitale per tutta la sua vita, considerando Seydou Tall come un modello, un’ispirazione, per lui che vuole fare qualcosa di grande della sua vita. Ed è per questo che si è messo in viaggio da solo, macinando chilometri con mezzi di fortuna, solo per stringere la mano al suo sogno vivente. Seydou rimane molto colpito dal coraggio di Yao, ed è per questo che decide di riaccompagnarlo a casa, iniziando così il viaggio più importante della sua vita. In questa terra a lui completamente sconosciuta, i ruoli di mentore e discente si capovolgono, perché adesso è Yao il maestro, la guida, e Seydou il bambino sperduto, il “bianco” tra i neri, il diverso.
In questo senso Il viaggio di Yao è molto più che un road-movie, o un viaggio iniziatico alla scoperta di una cultura e di una spiritualità sconosciuta, ma diventa una vera e propria riflessione sull’identità. Cos’è bianco e cos’è nero? Quali sono gli elementi per definire l’identità di una persona e come cambia la percezione che ne hanno gli altri in base al luogo in cui si trova? Il viaggio di Yao è tutto questo e Philippe Godeau è in grado di condensare una riflessione esistenziale così complessa in termini umani più che trascendenti, come gli incontri che Yao e Seydou fanno durante il viaggio, che sono in grado di trasmettere i valori della cultura africana e la sua profonda spiritualità in pochi semplici gesti, riducendo al minimo le parole per dare massimo risalto al corpo. Tuttavia sembra che Philippe Godeau non abbia il coraggio di andare oltre le colonne d’Ercole di questa terra, e che si fermi sulla soglia, un attimo prima di portare i i suoi personaggi fino in fondo al loro viaggio, lasciando sospeso il tempo del racconto, come se attendesse che siano loro stessi a scriverne il finale. E forse è giusto così.

Titolo originale: Yao
Regia: Philippe Godeau
Interpreti: Omar Sy, Lionel Louis Basse, Gwendolyn Gourvenec, Fatoumata Diawara, Germaine Acogny, Abdoulaye Diop
Distribuzione: Cinema
Durata: 103′
Origine: Francia, 2018

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