La piazza della mia città – Bologna e Lo Stato Sociale, di Paolo Santamaria

Può apparire come un film-concerto ma dietro c’è Bologna e la sua Storia. Una bella e coinvolgente carrellata intervallata dai brani della band locale.

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Tutto parte dal concerto di Lo Stato Sociale, la band bolognese che si è tenuto in Piazza Maggiore il 12 giugno 2018. Partono alcuni successi come Mi sono rotto il cazzo, La musica non è una cosa seria, Una vita in vacanza (brano che è arrivato secondo al Festival di Sanremo), Amarsi male e la versione di Sono un ribelle mamma degli Skiantos. Parlano i protagonisti del gruppo: Francesco Draicchio, Enrico Roberto, Alberto Guidetti, Ludovico Guenzi e Alberto Cazzola. E mettono in evidenza alcune linee del gruppo: “da solo non si va da nessuna parte”; “non volevamo avere la forma classica della band con il frontman”.

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In realtà La piazza della mia città – Bologna e Lo stato Sociale, diretto da Paolo Santamaria, non è un film-concerto. È un film sulla storia di Piazza Maggiore e, di conseguenza, sulla storia di Bologna. Dalla liberazione del 21 aprile 1945 con l’immagini di repertorio di giovani donne sorridenti che guardano in macchina, alle nottate sui gradini di Lucio Dalla e Gianni Morandi, dal mitico concerto dei Clash del 1980, alle proiezioni di Il Cinema Ritrovato, dagli scontri durante gli anni del terrorismo, alla ricorrenza del 25 aprile. Poi il buco nero, quello più tragico che ha lasciato una cicatrice indelebile nella città: la strage alla stazione del 2 agosto 1980. Dalle testimonianze va via improvvisamente la luce. E risulta particolarmente efficace ed empatica la descrizione di quella giornata, nella vita della città in quella giornata antecedenti alla tragedia descritta con partecipazione e commozione da Alberto Guidetti.

Uno dei meriti di La piazza della mia città – Bologna e Lo Stato Sociale è che le testimonianze non sono istituzionali ma in ogni racconto c’è un pezzo della vita di chi parla. Dal Direttore della Cineteca di Bolgna Gian Luca Farinelli, all’attrice Matilda De Angelis passando, tra gli altri, per il regista Massimo Martelli, lo scrittore Enrico Brizzi, il cantante Luca Carboni, lo youtuber Luis Sal, l’assessore Matteo Lepore, il chitarrista degli Skiantos Fabio Testoni e il giornalista Luca Bottura che descrive inizialmente Lo Stato Sociale come “la grande truffa dell’indie-rock, ma capaci di parlare di Resistenza, rispetto degli ultimi e tolleranza che entrano in una simpatica confezione colorata”. E poi c’è soprattutto lui, Gianni Morandi, il protagonista nascosto e una delle anime di questo documentario. Innanzitutto si deve a lui il fatto che il concerto di Lo Stato Sociale a Piazza Maggiore si sia potuto fare dopo che la Soprintendenza all’archeologia aveva inizialmente posto il vito. Poi dalla sue parole riemerge anche la visione fantasmatica di Lucio Dalla che fa compagnia a quella di Freak Antoni e Andrea Pazienza. Infinec’è una sublime imitazione di Guccini che viene chiamato ‘il Maestrone’ però con l’erre moscia.

C’è anche un altro elemento seducente. In sette mesi un documentario come La piazza della mia città – Bologna e Lo stato Sociale può trasformarsi. Assieme ai filmati d’archivio della Cineteca di Bologna, anche le immagini di questo concerto oggi, durante il Covid, sono immagini di repertorio. Giovani assembrati (che brutta parola) che si stringono, si abbracciano si baciano e cantano. E lì sul palco si ricorda Federico Aldrovandi. Oggi fa impressione. Sembra un mondo lontanissimo, tra mascherine e distanziamenti. E tra i tanti documentari sul Covid che stanno uscendo (e usciranno) quest’anno, questo è un nostalgico tuffo nel (recente) passato che possiede anche un lineare ma coinvolgente impeto politico. Ma può essere anche un film futuristico. Il mondo, quindi un concerto, quindi la piazza, dove abbracciarsi e fare festa. Come nel giorno della Liberazione, in un concerto o davanti Tempi moderni a Il Cinema Ritrovato. Poi si può andare a mangiare e bere alla Trattoria da Vito. Si può anche dormire sui tavoli. Qualcuno l’ha fatto.

 

Regia: Paolo Santamaria
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 83′
Origine: Italia, 2020

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.67 (3 voti)
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