La programmazione di Fuori Orario dal 4 al 10 febbraio

Machatý e Wasziński registi apolidi in Italia, Nicholas Ray e Federico Fellini e Gli ultimi giorni dell’umanità in prima tv. Da stanotte

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Domenica 4 febbraio dalle 2.30 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste 2023/2024,  puntata n. 81

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

REGISTI APOLIDI IN ITALIA. Gustav Machatý, Michał Wasziński

a cura di Roberto Turigliatto 

FIAMME SUL MARE

(Italia, 1947, b/n, 72′)

Regia: Michał Waszyński, Vittorio Cottafavi

Con: Carlo Ninchi, Silvana Jachino, Evi Maltagliati, Giacomo Rondinella, Edda Albertini

Importante restauro della Ripley Film del primo film che ha visto la collaborazione tra Cottafavi e  Waszyński, a cui seguirà   Lo sconosciuto di San Marino. Un capitano di lungo corso, che la guerra ha costretto all’inazione, costituisce con alcuni marinai una cooperativa e recupera una nave da carico sommersa nel porto entrando in conflitto con un armatore senza scrupoli.

“Questo film di accensioni marine dell’apolide Waszińsky è anche tra le tappe di Cottafavi massimo secondo regista (altrove con De Robertis, Vergano, De Sica, Germi). (Sergio M. Grmek Germani)

BALLERINE

(Italia, 1936, b/n, 65’)

Regia: Gustav Machatý  

Con: Silvana Jachino, Olivia Fried, Maria Denis, Laura Nucci, Maria Ray, Antonio Centa, Livio Pavanelli, Gino Viotti, Nicola Maldacea

Lo avevano preceduto in Italia Max Ophüls (La signora di tutti) e Walter Ruttman (Acciaio), e anche Machatý, autore dei famosi Erotikon e Estasi, transita in Italia prima di tentare  una non fortunata carriera  hollywoodiana. Ballerine, tratto dal romanzo Fanny ballerina della Scala di Giuseppe Adami fu girato negli stabilimenti Tirrenia, con la fotografia di Václav Vích, anche lui ceco e da poco arrivato in Italia dove avrà una lunga carriera. Il film fu presentato senza succcesso alla Mostra di Venezia del 1936. Allieva prediletta di un vecchio maestro di danza, una ballerina si afferma in una pantomima importante. Quando il suo insegnante muore sul palcoscenico, trova nell’affetto di un giornalista l’appoggio per superare il difficile momento. Dopo qualche tempo, il giornalista le propone di sposarlo, ma a quel punto cosa sarà del suo lavoro? Il film è un altro restauro della Ripley Film, impegnata nel ritrovamento e nel recupero di titoli rari del cinema italiano.

 

Venerdì 9 febbraio dalle 1.40 alle 6.00

CINEMA ANNI VITA – 3

REWIND: RI(AV)VOLGERSI AL/NEL VENTO DEL CINEMA

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

WE CAN’T GO HOME AGAIN

(USA, 1976, col., dur., 92′, v.o.sott.it)

Regia: Nicholas Ray

Con: Tom Farrell, Nicholas Ray, Richie Bock, Danny Fisher, Jill Gannon, Jane Heymann, Leslie Levinson, Stanley Liu

L’opera postuma del grande regista americano, film sperimentale e multi-narrativo al confine tra cinema e arti visive, girato assieme ai giovani cineasti dell’Harpur College (New York), dove Ray ha insegnato. È un film laboratorio concepito come strumento per insegnare a fare cinema attraverso la pratica e non la teoria. Mescola linguaggi espressivi e tecniche diverse, usando l’invenzione del ‘multiple image’: tre, quattro, o cinque immagini in movimento fissate simultaneamente su una pellicola 35 mm. “L’unica maniera per imparare a fare un film, è attraverso un altro film”. (Nicholas Ray)

INTERVISTA

(Italia, 1987, col., dur., 103′)

Regia: Federico Fellini

Con: Federico Fellini, Sergio Rubini, Antonello Ponziani, Lara Wendel, Marcello Mastroianni, Anita Ekberg

Fellini sta girando a Cinecittà un film tratto da America, di Franz Kafka. Su invito di una troupe giapponese, Fellini si fa intervistare nel luogo più iconico del suo cinema, dove arrivò per la prima volta, giornalista ventenne, nel 1940. E ricorda un modo di fare cinema che è scomparso per sempre. Il film si fa, e mentre si fa, si disfa in direzioni inattese: una storia d’amore, l’immensità del leggendario Teatro 5 di Cinecittà, Franz Kafka…” Non mi stancherò mai di ringraziare la Ekberg e soprattutto di ammirarla. È spiritosa, saggia umile. La grazia e la disponibilità con cui ha accettato di riapparire in Intervista, in contrasto con l’immagine gloriosa della Dolce vita, mi hanno commosso. Per l’occasione io e Marcello Mastroianni andammo a trovarla nella sua casa ai Castelli Romani, dove vive come una divinità campestre, serena, tranquilla, imperturbabile, senza che il corso degli anni la turbi minimamente. Ricordammo allora l’esperienza de La dolce vita. Può darsi che io stato un po’ crudele con lei, ma non era nelle mie intenzioni.” (Federico Fellini)

 

Sabato 10 febbraio dalle 3.20 alle 7.00

CINEMA ANNI VITA – 4

ELEGIE DI NAUFRAGI

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto 

GLI ULTIMI GIORNI DELL’ UMANITÀ                  PRIMAVISIONETV

(Italia, 2022, b/n & col., dur., 196’08)

Di: Alessandro Gagliardo e Enrico Ghezzi

Con: Aura Ghezzi, Massimo De Francovich

Presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia nel settembre 2022, Gli ultimi giorni dell’umanità è l’ultimo lavoro di enrico ghezzi realizzato insieme ad Alessandro Gagliardo, prodotto da Rai Cinema e distribuito nelle sale dalla Cineteca di Bologna.

Non un “autoritratto Blob”, seppur cinema vita tv sono si mischiano liquefatti, né tantomeno una puntata di Fuori Orario, nonostante decine e decine di film si infrangono e si rimbalzano all’interno di quest’opera che non ha nulla di documentario, sfugge a qualsiasi definizione se non al concetto di “cosa” tanto caro al suo (non) autore.

Questa “cosa di enrico ghezzi” (e Alessandro Gagliardo, cineasta dall’approccio duro e impuro, già autore con Malastrada di film singolari e smodati, qui co(non)autore alla pari) non somiglia agli altri lavori dell’inventore di Blob e Zaum, neanche a quelli più evidentemente “filmici” come Gelosi e tranquilli o Parola (su una) data, è un canto libero e disperato lanciato da un’arca naufragante carica di frammenti elettrici dalla provenienza disparata, condensati e/o evaporati nelle nebbie del cinema.

Sono tante le persone che hanno partecipato all’impresa Gli ultimi giorni dell’umanità e che affollano i lunghi titoli di coda, i ruoli tecnici/produttivi e l’apporto teorico e emotivo di ognuno brillano nel film le paure e il desiderio di enrico ghezzi, la sua lucida follia, il suo amore profondo per il cinema e la vita che si ritrovano, come sempre per noi, insieme in uno specchio rovesciato e frantumato.

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