Last Words, di Jonathan Nossiter

Un canto disordinato e confuso d’amore nei confronti del cinema che, pur nelle sue ingenità e ni limiti produttivi, non può che commuovere.

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A.D. 2086. La fine del Mondo è arrivata. Veloce, implacabile, prima di quanto ci si aspettasse o si sperasse. Ora, davvero, non c’è più speranza. In tanto orrore un ragazzo, l’ultimo, vuole raccontare la sua storia. L’ultimo Racconto della Terra. Che senso ha, però, tramandare parole se non esiste più nessuno pronto ad ascoltarle, a custodirle, a farle sopravvivere? Il mondo che conosciamo, infatti, è ormai scomparso. In Last Words la Terra ha intrapreso quel percorso ineluttabile verso il Nulla. Tutte le peggiori previsioni si sono realizzate. Il cambiamento climatico ha distrutto l’ecosistema. Inondazioni e tempeste di sabbia hanno piegato popoli e nazioni creando il nulla. La Natura ha smesso di generare, il mare si è tinto di rosso ed è diventato una distesa di morte. La fame e la povertà hanno gettato l’umanità, falcidiata da epidemie e sterilità, verso lo stato rabbioso. Le città sono ruderi che traboccano crudeltà e violenze che si credevano dimenticate. Le donne e gli uomini sono sempre meno. Rari come animali in via di estinzione, vagano in questa desolazione.

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Per Nossiter, anche ai limiti del baratro, il cinema rappresenta ancora una volta una sorta di salvezza, l’unica e ultima forma di resistenza per dirsi ancora umani. La disperazione del giovane protagonista, spinto più dall’inerzia e dall’istinto che dalla consapevolezza e la voglia di sopravvivere, trova una qualità diversa e cambia diametralmente tra le bobine dimentica della Cineteca, tra i poster del Cinema Ritrovato (in un momento meta-cinematografico straniante), nelle parole e nei ricordi sfatti del buon Nick Nolte, ex regista rassegnato, che gli consegna i mezzi per aggrapparsi a qualcosa, per dirsi ancora vivi. Il cinema, la cinepresa, la pellicola, lo Sshermo diventano così un kit di sopravvivenza mentale, fisica, filosofica. Sono le immagini scoperte o create, le visioni collettive, i sogni recuperati da un passato dimenticato ma subito empaticamente riconoscibile a guidare il giovane protagonista, il suo compagno di viaggio e la comunità di diseredati che presto incontreranno verso un dolce annichilimento. Un destino inesorabile, non per forza deve essere disperato, osceno, violento. Probabilmente i limiti produttivi e le scelte di Nossiter consegnano il suo film a una deriva (volutamente) amatoriale che non sempre coinvolge o risulta pienamente efficace. Eppure Last Words, con tutte le sue ingenuità, le sue provocazioni o le sue trovate artistiche, risulta un’opera di  attualità, quasi necessaria. Un canto disordinato e confuso d’amore nei confronti del cinema che, mai come ora, non può che commuovere. Presentato come evento di chiusura dell’edizione 2020 de Il Cinema Ritrovato di Bologna.

 

Regia: Jonathan Nossiter
Interpreti: Nick Nolte, Kalipha Touray, Charlotte Rampling, Alba Rohrwacher, Stellan Skarsgård, Silvia Calderoni, Maryam D’Abo, Osemwenoghogho ‘Victory’ Wilfred, Kane Moussa, Jun Ichikawa, Vincenzo Del Prete, Abdoulay Traoré
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 125′
Origine: Italia, Francia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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