Maria Maddalena, di Garth Davis

Il film di Garth Davis restituisce una santa non peccatrice in un film fin troppo composto, e non tiene conto della sensualità che, a prescindere dalla carne, caratterizza il religioso.

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É stato Tommaso d’Aquino a definire Maria Maddalena “l’apostola degli apostoli“. Nel 2016 invece, Papa Francesco ha elevato la semplice celebrazione della Santa al grado superiore di festa religiosa. La figura di Maria Maddalena è soggetta a diversi equivoci e una sua precisa caratterizzazione si perde fra le parole delle belle e misteriose scritture sacre.  Sappiamo che la donna fa la sua comparsa nell’ottavo capitolo del Vangelo di Luca, dove Gesù, seguito dai Dodici, annuncia la buona novella per città e villaggi, e guarisce alcune donne da spiriti cattivi e infermità. Fra queste c’è “Maria, chiamata Maddalena dalla quale erano usciti sette demoni“. L’ambiguità di questi sette demoni, ha fatto si che la tradizione sovrapponesse la Maddalena con una nota peccatrice della città, comparsa nel capitolo precedente del Vangelo: una donna che, in un’immagine meravigliosa, cosparge di olio i piedi di Gesù, li bagna con le sue lacrime e li asciuga con i suoi capelli. Così, anche senza un reale collegamento testuale, l’identificazione di Maria Maddalena con una prostituta è rimasta viva nella tradizione, non meno incentivata dal ruolo romantico che le viene affidato nelle trasposizioni cinematografiche. Basti pensare alla Passione con Monica Bellucci o all’Ultima Tentazione, con una Barbara Hershey stupendamente dipinta. Perchè Maria Maddalena di Garth Davis, viene definito nel trailer come “la storia mai raccontata”?

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Il regista australiano rifiuta l’interpretazione della tradizione, frutto di letture e riletture popolari, e riabilita Maria Maddalena rifacendosi alla teologia. Così Davis cuce addosso all’eterea Rooney Mara, la figura di una donna combattiva, pura nel corpo e nello spirito, ripudiata dalla famiglia non in quanto peccatrice, ma perché restia ad adeguarsi ai classici ruoli di figlia-moglie-madre. Ci appare come una moderna strega da inquisire, nella quale solo Gesù (Joaquin Phoenix) riconosce il dono della compassione e la scintilla divina, scegliendola e scatenando la gelosia di Pietro (Chiwetel Ejiofor).

Davis scioglie la Maddalena dalle catene di quei sette demoni e affida il comando a questa donna che per prima  assistette  alla resurrezione; una donna scelta fra gli uomini come custode della verità. La sua Maddalena sicura e determinata, si fa spazio nella predominanza del sesso opposto, per affermarsi come apostola. Una santa, perfetta per riscrivere lo spazio filmico della donna, ora che il cinema è sempre più chiamato  a fare i conti  con la discussa questione di genere. In questi tempi più di altri, veniamo assaliti da intenzioni cinematografiche che ruotano inevitabilmente attorno a una questione di urgenza politica. Per tanto la scelta di questa Maria Maddalena pura e libera da ogni implicazione maschile, è figlia di questi tempi accesi, e rappresenta una precisa scelta simbolica. Ma indipendentemente da questo, la nuova  caratterizzazione della santa non peccatrice, potrebbe anche essere interessante da indagare narrativamente…questo se il film non mancasse totalmente dell’anima che sempre dà calore al corpo, anche quando si tratta di un film.

Garth Davis, a fronte della  storia di amore e rispetto fra Gesù e la Maddalena, sceglie una narrativa e una regia composta e ragionata, dando vita a un’opera  fin troppo prevedibile e dichiaratamente profonda, che mai raggiunge i picchi poetici del sacro e del mistico. Rimane quindi un film dalla terribile superficie pastello, che banalizza ciò che racconta, e soprattutto non tiene conto dell’aspetto più importante: la sensualità che, a prescindere dalla carne, caratterizza il  religioso.

Titolo originale: Mary Magdalene

Regia: Garth Davis

Interpreti: Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Chiwetel Ejiofor, Tahar Rahim

Origine: UK, USA, Australia

Distribuzione: Universal Pictures

Durata: 120′

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