Michele Placido presenta Le Guetteur, film "lontano" dall'Italia


In una Cannes dove la pattuglia italiana era limitata a Matteo Garrone in concorso e i vecchi maestri Bertolucci e Argento nel Fuori Concorso, c'è stato un altro piccolo evento al mercato: una presentazione della produzione tutta francese del prossimo film di Michele Placido Le Guetteur. Un noir dalle venature melvilliane

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In una Cannes dove la pattuglia italiana era limitata a Matteo Garrone in concorso e i vecchi maestri Bertolucci e Argento nel Fuori Concorso, c'è stato un altro piccolo evento al mercato: una presentazione della produzione tutta francese del prossimo film di Michele Placido Le Guetteur. Un noir dalle venature melvilliane (con Daniel Auteil e Mathieu Kassovitz nel cast) che dovrebbe consacrare anche oltralpe l'anima più votata al "genere" del prolifico regista. E in una lunga e bella intervista all'Espresso, Placido parla a cuore aperto dell'esperienza francese e dei paragoni con l'Italia: "Da noi fare un film di genere sta diventando faticosissimo, si producono solo commedie o film d'autore. In mezzo niente. Ma autori si può essere con qualunque film […] L'Italia è malata, afasica e incapace di raccontare le sue storie. Eppure ce ne sarebbero tante…".

Perchè Placido è un regista che vorrebbe entrare di forza nel contemporaneo, nelle storie "straordinarie" che l'Italia degli ultimi 10 anni ha vissuto: "straordinarie in senso drammaturgico, s'intende. Storie terribili che potrebbero diventare film potenti. Nessuno lo fa o riesce a farlo. Si fanno film su Pinelli o Piazza Fontana perchè non ci sono colpevoli, ma non film dove i colpevoli invece ci sono e sappiamo anche individuarli…io farei subito un film su Mani Pulite. Ambientazione 1992 1993. Lì ci potrebbe essere tutto […] Uomini veri, volti, fatti, storie, suspance. Il cinema popolare come deve essere, visto da un pubblico più ampio possibile. Ma pensa che me lo farebbero fare?".

E allora la Francia può diventare una meta sicura, libera da vincoli produttivi vari: "In Francia, nonostante la crisi, in questo momento ci sono 70 film in lavorazione e in Italia solo 3 o 4. Alla crisi si risponde con una strategia che da noi non è mai stata neanche pensata. Gli attori son più pagati per gli sceneggiati che per i film e il malcontento dell'industria dello spettacolo viene tenuto a bada con prodotti televisivi. Così il lavoro gira, ma non gira la cultura, la ricerca, la sperimentazione."
 

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