Millennium – Uomini che odiano le donne, di David Fincher
Nello sguardo di Fincher l’incandescenza dolente del modello originario (il libro di Larsson, più il film di Oplev), ripreso con molta fedeltà, trova la sua traduzione visiva e plastica in un film cupo su sentimenti e ossessioni "umane", a tratti sconcertante per come fa esplodere la sua violenza con i ritmi distesi di una quotidianità malata, complessa in quanto sostanzialmente fluida, dove Bene e Male diventano poli quasi indiscernibili di un'umanità laica, ferita da un passato morboso, cicatriziale, mentre il presente è incastonato in location alienanti, profluvio di informazioni ed economia orizzontale
È proprio in virtù di questa estrema fedeltà al modello, nell’intendere il testo di Larsson/Oplev come partitura da seguire con micro variazioni sul tema, che emerge il calibro estetico e morale di un regista che agisce sui dettagli di una messa in scena iperrealista e un’analisi psicologica dei personaggi sviluppata soprattutto lungo una recitazione fisica e sottrattiva. Sicchè superato, per chi ha visto l’originale svedese, l’iniziale impatto da deja-vù dettato soprattutto dal rispetto pedissequo delle tappe drammaturgiche del soggetto, ecco che nello sguardo di Fincher l’incandescenza dolente del progetto trova la sua traduzione visiva e plastica in un film cupo su sentimenti e ossessioni “umane”, a tratti sconcertante per come fa esplodere la sua violenza con i ritmi distesi di uno quotidianità malata, complessa in quanto sostanzialmente fluida (c’è qui molto della sua contemporaneità), dove Bene e Male diventano poli quasi indiscernibili di un’umanità laica, ferita da un passato morboso, cicatriziale, mentre il presente è incastonato in location alienanti, profluvio di informazioni ed economia orizzontale. Insomma Millennium è incentrato in quella linea di mezzo tra analogico e digitale che è forse il leitmotiv di tutto il cinema di Fincher dal bellissimo Zodiac in poi. Ed ecco che alcune libertà fincheriane (ma non è certamente da trascurare il contributo di Steven Zaillan, qui impegnato nel doppio ruolo di sceneggiatore e produttore) come la liason amorosa tra i protagonisti (negata in un finale di raggelante intensità) diventano gli scarti differenziali di uno sguardo sul mondo che ha ormai raggiunto un equilibrio personale tra forma, pensiero e anima.
Titolo originale: The girl with the dragon tattoo
Regia: David Fincher
Interpreti: Daniel Craig, Rooney Mara, Christopher Plummer, Stellan Skarsgård, Robin Wright
Distribuzione: Warner Bros.
Durata: 158′
Origine: USA, 2011
Lancinante! Puro nichilismo romantico cyberpunk! Il più grande regista di oggi!
Che brutto titolo in italiano
Mezzo scopiazzato da quello norvegiese
@Giggi: in effetti il remake norvegese era già di gran lunga migliore dell'originale svedese.
non mi frega niente dei film precedenti l'importante è il film che vedo e se quel che vedo mi commuove e fa impazzire tutto il resto non conta. tenetevi il cinema europeo io mi tengo Fincher
Tecnicamente superbo, ma troppo, troppo fedele ad un romanzo mediocre e sopravvalutatissimo
Un film totalmente inutile, senza un guizzo visivo, senza un dialogo intrigante, e con i pochi elementi interessanti della trama assurdamente smorzati (l’analisi delle foto, le citazioni bibliche, la rivelazione finale), tanto che chi non ha letto il libro fa fatica a cogliere gli snodi fondamentali della storia. Bravissimo Craig. Tutto il resto in una piatta norma. Non c'è una scena che si stacchi dall'originale. Nessuna immagine che sia MALATA dentro, che esprima il testo attraverso un metatesto. Nemmeno lo stupro. E non si capisce il senso degli splendidi titoli di apertura per un film che di sperimentale non ha poi assolutamente nulla. Dimenticatevi il fantastico montaggio di SOCIAL NETWORK, i giochi di specchio di THE GAME e FIGHT CLUB, il sentimentalismo strabordante di BENJAMIN BUTTON… Qui siamo tornati dalle inconcludenti parti di ZODIAC, in cui almeno c'erano le buone intenzioni e l'originalità, oltre alle due ore e mezza di troppo…
Zodiac è il miglior film diFincher, che dici? Se li vedi bene i due film hanno delle differenze minime ma sostanziali, quello che trasforma un film mediocre in grande cinema. Fincher non sbaglia un colpo altroché !
in zodiac, chi è il vero killer? (di indizi ce ne sono un'infinità, e tutti ben visibili!)
fabrizio ci ha preso in piena. Mai visto un Fincher così svogliato e "alimentare". I Titoli di testa sono del tutto slegati dal film, un film che non contiene nemmeno una scena memorabile, che non osa nulla sul piano visivo, che a parte la confezione ultraprofessionale si rivela lungo, noioso, assai poco interessante. Poi chiaro che su Sentieri Selvaggi sono tutti fan di Fincher…