"Priest – Il prete", di Scott Charles Stewart


Seconda collaborazione, a distanza di un anno, fra Paul Bettany e il regista Scott Stewart, dopo il discreto Legion. Stewart decide di ambientare tutto in un futuro ormai senza speranza, figlio della guerra infinita fra uomini e vampiri, ma costruisce scenari mal delineati; rende troppo astratti i connotati di una città, ultima roccaforte del genere umano, che si presenta allo spettatore come un puzzle di luoghi sconnessi l’uno dall’altro

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Futuro post-apocalittico. Il mondo è dominato da un ordine supremo clericale; i pochi superstiti umani devono convivere col terrore costante  dei vampiri. Esseri vagamente antropomorfi guidati da istinti primitivi più che da razionalità. Le barriere e le protezioni isolano la città e la mettono al sicuro dai pericoli. Tutto cambia però quando Lucy viene rapita e i suoi genitori uccisi. Priest, sacerdote e cacciatore di vampiri, scende in campo per salvare la ragazza.

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Seconda collaborazione, a distanza di un anno, fra Paul Bettany e il regista Scott Stewart, dopo il discreto Legion. Il film riprende le gesta di un manhwa coreano (termine sinonimo di manga, fumetti giapponesi). Stravolgendone un po’ i connotati e affrontando troppo superficialmente una trama assai più complessa ed affascinante. Nella fonte originale la storia si dipana in tre differenti epoche storiche, dal vecchio west alle crociate, fino ai tempi moderni. Stewart decide di ambientare tutto in un futuro ormai senza speranza, figlio della guerra infinita fra uomini e vampiri, ma costruisce scenari mal delineati; rende troppo astratti i connotati di una città, ultima roccaforte del genere umano, che si presenta allo spettatore come un puzzle di luoghi sconnessi l’uno dall’altro.
Il prologo, che vorrebbe mettere lo spettatore nelle condizioni di entrare subito nella mitologia del racconto spiegandone la genesi, è superficiale e affrettato (in un film che raggiunge a stento l’ora e mezzo, francamente, si fanno fatica a capire le ragioni di tale scelta). Così ci si trova di fronte ad una serie di luoghi comuni, di dialoghi e situazioni che sanno di già visto.
Il fantomatico ordine religioso (con molti rimandi al cristianesimo) è un’accozzaglia delle varie dittature di capolavori arcifamosi come 1984 di Orwell, Il Mondo Nuovo di Huxley. Ma, più di tutti, somiglia moltissimo al regime clericale dello splendido Equilibrium di Kurt Wimmer.  
I personaggi sono null’altro che stereotipi; il protagonista (Bettany monosillabico e mai convincente) è il classico eroe tormentato, il suo aiutante Hicks (Cam Gigandet) il solito giovanotto impulsivo dal grande potenziale. L’unico a mostrare un po’ di fascino è il super-cattivone Black Hat (un Karl Urban decisamente sardonico), ma più che altro per mancanza di valide alternative. Le presenze femminili impalpabili.
I vampiri, categoria di cui troppi hanno abusato, non hanno i classici connotati umani a cui siamo abituati. Sono creature primitive e spregevoli (molto simili agli esseri di The Descent, come conformazione). Nessuna caratterizzazione significativa.
Più di tutto però delude la componente fondamentale che spinge il pubblico a scegliere questo genere di film. L’azione e gli effetti speciali (oltre al purtroppo solito inutile 3D pompato in post-produzione). Ed è estremamente strano, vista l’abilità e l’esperienza del regista nel campo (ha collaborato alla realizzazione di effetti speciali in film come Mars Attacks!, Sin City, Harry Potter e I pirati dei Caraibi). Si avverte il posticcio, manca di credibilità. E se a questo si aggiunge che ogni scena sembra presa da un teorico compendio di “tipiche azioni e battute da action movie”, il risultato è tutt’altro che grandioso.
 
Titolo originale: Priest
Regia: Scott Charles Stewart

Interpreti: Paul Bettany, Cam Gigandet, Maggie Q, Karl Urban, Christopher Plummer, Brad Dourif, Lily Collins
Origine: USA, 2011
Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
Durata: 87’
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