Puoi baciare lo sposo, di Alessandro Genovesi

È ancora una volta necessario ribadirlo: questo delle commedie italiane odierne è un cinema superfluo, che difetta principalmente nella sua riduttiva necessità di correttezza e leggerezza.

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Che succede quando devi dire a i tuoi genitori che sei omosessuale e che stai per sposarti? Antonio (Cristiano Caccamo) ha finalmente trovato l’amore a Berlino e quando chiede a Paolo (Salvatore Esposito) di sposarlo,si rende conto che ora è davvero necessario partire per Civita di Bagnoreggio, e dire tutto ai gentitori, Anna (Monica Guerritore) e Roberto (Diego Abatantuono).

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Dopo Ma che bella sorpresa, Alessandro Genovesi torna dietro la mdp e dirige Puoi baciare lo sposo. La trama non è certo delle più originali, ad esempio nel 2012, Come non detto, di Ivan Silvestrini raccontava una storia molto simile, quella del giovane Mattia, che doveva confessare alla famiglia la sua relazione con Edward.  Puoi baciare lo sposo però ha un vero papà naturale, ossia il musical di Broadway My Big Italian Gay Wedding, adattato nel film di Genovesi a colori e a toni più italiani. Riadattare all’Italia sceneggiature esterofile è una modalità molto in voga nel cinema italiano odierno, in particolare nella commedia, in particolare nella casa di produzione Colorado Film (pensiamo ad esemio a Baby Sitter, dal film francese Baby Sitting). Sebbene una riflessione su questa presunta mancanza di idee sarebbe necessaria, non c’è sicuramente niente di male in questa pratica, ma forse l’errore sta proprio in questo costante adattamento ai modi italiani, che si pretendono corretti e volutamente leggeri. Ad esempio il terrore di cadere in personaggi macchiettistici fa si che si perda di vista una sana via di mezzo, dove la scorrettezza ha un ruolo fondamentale, entra nel  cervello, e in tempi così piatti, è estremamente urgente. Così in questo tono così tenuto (che quando funziona è solo per la bravura di certi attori) sta il problema principale di Puoi baciare lo sposo: come molti prodotti italiani, il film  è troppo concentrato sul messaggio che vuole comunicare e sul modo di comunicarlo, finendo per sbiadire pian piano e cadendo, come moltissimi suoi gemelli cinematografici connazionali, nel dimenticatoio.

Genovesi, mantiene alcuni elementi del musical da cui il film discende, e inserisce nel suo suo film tracce dell’immaginario italiano più disparate: la scena iniziale a Berlino ci ricorda la bella senza musica del video di Coez, c’è la presenza di Enzo Miccio, grande organizzatore di matrimoni di Real Time, e, con il (riuscito) personaggio di Dino Abbrescia, è dichiarato il rimando al franco-italo Il Vizietto (diventato poi Piume di Struzzo). Allargarsi su più riferimenti non è certo un problema, ma lo diventa quando non si riesce ad unirli ed armonizzarli, e questo ancora una volta fa si che il film rimanga immobile la dov’è. Di fronte a prodotti del genere è impossibile non chiedersi il senso di commedie di questo tipo, perfettamente identiche fra di loro. Anche se dispiace dirlo, è necessario ribadirlo: questo delle commedie italiane odierne è un cinema superfluo, che con la sua necessità di correttezza e leggerezza, fa si che il corpo stesso del film rimanga a mezz’aria, vanificando la sua presunta urgenza.

 

Regia: Alessandro Genovesi

Interpreti: Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito, Cristiano Caccamo, Dino Abbrescia, Diana Del Bufalo, Beatrice Arnera, Antonio Catania

Distribuzione: Medusa Film

Durata: 89′

Origine: Italia, 2018

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