Questione di tempo, di Richard Curtis

Il brillante autore inglese racconta la vita, la morte e l’amore in un inno alle seconde chance, in una commedia che è un grande atto d’amore verso il cinema.

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Proiezione NEXT MORNING al Tertio Millennio Film Festival - Una produzione Sentieri selvaggi

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Ad un certo punto, pronto a ritornare indietro nel tempo per ‘fare la cosa giusta, per ‘farla meglio’, Tim, il protagonista di About Time, dice “Ok, Take Two”. E in effetti questa ultima opera di Richard Curtis, la mente dietro una delle più belle commedie contemporanee, Quattro matrimoni e un funerale, ma anche dei nuovi classici Notting Hill e Il diario di Bridget Jones, sembra prima di tutto un grande atto d’amore verso il cinema, capace di dilatare la durata delle emozioni, di trasportarci indietro nel tempo ogni volta che in una sala buia un fascio di luce colpisce lo schermo. 

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Proiezione di RIDER 48 al Med Film Festival – Una produzione Sentieri selvaggi

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about time di richard curtisLa storia di Tim, che il giorno dopo Capodanno viene iniziato dal padre – il sempre grande Bill Nighy – al segreto che accomuna i maschi della loro famiglia, la capacità di viaggiare nel tempo, è anche il dono stesso dell’immagine cinematografica, in grado di avanzare avanti e indietro, pellicola riavvolgibile all’infinito. Non a caso conosce la donna della sua vita, una dolcissima e luminosa Rachel McAdams, in uno di quei ristoranti alla moda dove si mangia al buio, come fosse una sala cinematografica. Ma il pregio più grande del film di Curtis è quello di non far mai percepire il ragionamento dietro la storia, di concentrarsi sempre ed esclusivamente sui sentimenti, sull’amore davvero, come recitava il titolo di una delle sue grandi commedie corali, Love Actually. Tim diventa regista della sua vita, dando infiniti input per possibili storie: cosa sarebbe successo se la bionda cugina in visita in Cornovaglia avesse detto sì l’ultima sera? O se ne avesse accettato l’invito in hotel qualche tempo dopo?

About Time apre una serie di porte scorrevoli sulle esistenze di questi personaggi e nel recuperare certe suggestioni di Sliding Doors Curtis sembra voler quasi fare un compendio del cinema rosa britannico degli ultimi venti anni. Ma è la vita a restare sempre il centro di ogni riflessione. Nascite, morti, bambini che vengono al mondo e adulti che si preparano a lasciarlo. L’esistenza scorre – Curtis ce lo aveva già detto – fra matrimoni e funerali. Ed è forse per questo che il film trova i suoi momenti più intensi nel filmare le cerimonie, dalla meravigliosa sequenza del matrimonio rovinato dalla pioggia, in cui tutti scappano e cercano di trovare un rifugio sulle note de Il mondo di Jimmy Fontana, con il regista intento a catturare le espressioni naturali dei suoi attori, a quella, intima e commovente, dell’addio al padre accompagnato da Into my arms di Nick Cave. Se il finale si concede qualche caduta nel lezioso con la morale di Tim, quando sarebbe stato opportuno confidare di più nella potenza delle immagini, non è poi una pecca così grande. Tra ritmo trascinante, perfetto balance tra lacrime e risate, comprimari come Tom Hollander, deliziosamente nevrotico come ai tempi di Martha da legare.Avercene di commedie così.
Titolo originale: About Time
Regia: Richard Curtis
Interpreti: Domhnall Gleeson, Rachel McAdams, Bill Nighy, Tom Hollander
Origine: UK 2013
Distribuzione: Universal
Durata:
124′
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