#RomaFF11 – Una, nessuna, centomila. Incontro con Meryl Streep

Meryl Streep accompagna il film di Stephen Frears, Florence Foster Jenkins, e ha parlato alla stampa della sua carriera e del nostro cinema, tra apprezzamenti a Alba Rohrwacher e a Fuocoammare

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Amare qualcosa dal profondo del proprio cuore può essere una fonte di salvezza, può forse anche far dimenticare agli altri le nostre pecche e l’imperfezione di ciò che facciamo, perché lo facciamo con passione? è quello su cui si interroga Florence Foster Jenkins, il nuovo film di Stephen Frears (Le relazioni pericolose, Alta fedeltà, Philomena), con Meryl Streep, Hugh Grant e Simon Helberg. Il film racconta la vera storia di Florence Foster Jenkins, attivissima mecenate musicale a New York e Philadelphia, nella prima metà del Novecento. Florence aveva una smodata passione per la musica e, non potendo più suonare il pianoforte a causa di una malattia invalidante, aveva donato tutta se stessa al canto lirico, sognando la ribalta, senza purtroppo sapere di essere terribilmente stonata. “Credo che il film parli della passione di tutti i tipi, di quello che facciamo in nome dell’amore per sostenerci a vicenda. Credo che cantare senza passione sia il peccato più grave che esista… anche cantare senza talento è un grave errore, ma può essere divertente.” Commenta Meryl Streep, presente quest’oggi per accompagnare il film, che verrà proiettato stasera alla Festa del Cinema di Roma.”Una volta ho ascoltato George Gershwin che suonava e cantava… noi lo sentivamo stonato ma presumibilmente lui sentiva la nota giusta nella sua testa… forse anche Florence sentiva la nota giusta dentro di lei. Per prepararmi con il mio coach, lui prima mi ha insegnato a cantare meglio che potessi, e poi ci siamo divertiti a smantellare tutto nelle ultime due settimane prima delle riprese“.

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In questo ruolo la Streep ha potuto esplorare nuove gamme espressive – “non ho mai interpretato un ruolo come questo” -, e ha potuto esprimere cose nuove: “c’è uno spirito da bambina in lei, che è per me lo spirito che ha fatto persistere questo personaggio… lei ha questa capacità, come i bambini quando si mettono davanti a noi e vogliono farvi uno spettacolo, ma non riusciamo a dirgli di no“. Un ruolo, questo, che dimostra per l’ennesima volta la capacità di Meryl Streep di entrare totalmente in un personaggio, farne sua la storia, donargli le sue fattezze: “Si tratta di costruire l’empatia… di riuscire a capire che significa immaginare il dolore e la felicità degli altri, questo è ciò che rende una parte di noi attori e spettatori l’altra parte.” Se per Florence la musica rappresenta una ragione di vita, una magnifica illusione – come i film del resto, “Nessuno di voi sarebbe qui se non ci fossero” -, cosa significa cinema ora per Meryl Streep?Significa la stessa cosa di quando ho cominciato, assolutamente la stessa, tutte le donne che mi sento fortunata a interpretare hanno la stessa importanza della prima che mi hanno chiesto di incarnare…forse è la perdita della memoria a breve termine, ma non percepisco un calo di entusiasmo, amo i miei personaggi, devo raccontarveli.” 

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E per scongiurare di portarsi troppo dietro il pesante fardello della sua fama, Meryl svela il trucco che usa quando inizia a lavorare a un film: “Sento l’obbligo di smantellare un certo edificio quando arrivo il primo giorno sul set con gli altri attori… c’è un artificio che mi precede… è un problema divertente da detonare, perché la recitazione è fiducia e connessione che non funziona se c’è un muro di separazione. Allora io mi dimentico le battute, mi sposto dalla parte sbagliata, e tutti si rilassano perché pensano ‘non è così brava come tutti credevamo’”. Meryl Streep appare così, dal photocall alla conferenza stampa, generosa verso ogni ingranaggio della macchina cinematografica, e molto attiva sul tema della declinazione al femminile dell’industria: “Credo di avere aperto la strada ad alcune che magari pensano di poter avere una carriera anche dopo i quaranta, che era l’età massima per un’attrice ai miei tempi, finché non arrivavi a 60-70 anni e allora ti davano tutti ruoli di donne orribili… non sapevano che farsene di donne nella fascia dei 40-50 anni“.

Si parla anche di cinema italiano, di un’attrice giovane che la Streep ammira, Alba Rohrwacher – “credo sia davvero speciale” – e di un film che l’attrice statunitense ha sostenuto fortemente durante la sua presidenza della Giuria al Festival di Berlino, Fuocoammare: “Sono orgogliosa del fatto che la Giuria di Berlino abbia all’unanimità scelto un documentario, credo che sia un’opera unica. Rosi in questo film ha raccontato una storia individuale intrecciata con l’orrore, che può far capire alla gente cos’è il male e allo stesso tempo portarla anche lontana… credo abbia ottime chance [agli Oscar].” Infine, si tocca anche il tema politico, e l’atteggiamento di Trump verso le donne, e alla domanda “Vuole mandare un messaggio a Trump in merito?“, Meryl Streep commenta perentoria: “Non credo di dovermi pronunciare sul sessismo durante la campagna, credo che lui stia facendo un ottimo lavoro per conto suo… credo che tra venti giorni avremo come nuovo presidente Hillary Clinton. Penso sia un’ottima notizia!

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