SERIE TV – Happy!
Cinica. Sporca. Cruenta. La detective dark story animata, firmata da Grant Morrison, è un viaggio acido e delirante tra sangue, droga e unicorni colorati. Sulla piattaforma Netflix da aprile.
Cinico. Sporco. Cruento. Quando Nick Sax irrompe sulla scena della serie TV Happy! con il suo aspetto sgualcito, la voce cavernosa e catarrosa, l’indole rude e strafottente, ci lascia intendere sin da subito che siamo di fronte a un anti-eroe, un uomo di mezza età caduto in disgrazia: Nick è infatti un ex sbirro trasformatosi in sicario, che si aggira per le strade di una New York nevosa e natalizia col suo paltò sdrucito, la fiaschetta di whiskey e gli spettri del passato come un moderno Scroodge feroce e armato fino ai denti. Poi gli indizi, più e meno espliciti, che ci informano della violenza inaudita alla quale stiamo per assistere – e che in ogni caso ci coglie con la stessa velocità spiazzante e lacerante di una scheggia impazzita -, della natura profondamente sadica e autolesionista di Sax,
Già la graphic novel, edita nel 2013, mescolava con macabro umorismo il crudo mood hard-boiled con influenze pseudo disneyane. La messa in scena che ne fanno David Petrarca e Brian Taylor è adrenalinica, ipermuscolare, allucinatoria, ironica e spietata. L’uso della fisicità statuaria di Christopher Meloni nei panni del sicario Sax, con il suo trasudare testosteronico di forza e spudorata violenza, trascina l’efferatezza negli otto episodi della gangster story, veicolandone anche il sottotesto quasi-supereroistico alluso nei combattimenti corpo a corpo (soprattutto con l’antagonistico Babbo Natale cattivo cattivo) e nell’endemica incapacità di morire di Nick. Poi l’utilizzo di quella stessa fisicità solenne viene ribaltato di segno, acquisisce la conformazione del grottesco, ridicolo perfino, diviene bersaglio di sadismo autoriale, mappa concettuale di un continuo andirivieni tra comico e sanguinolento. Impossibile, almeno per chi scrive, non fare parallelismi mentali tra il serioso Elliot Stabler di Law & Order e i bizzarri e impietosi primissimi piani di Nick Sax. La scelta di Meloni come protagonista si rivela mossa decisamente vincente nell’economia dell’intero prodotto, con la sua recitazione così estrema, sopra le righe, e l’innata verve da commediante che proprio Happy! mette in mostra e abilmente sfrutta, nel suo gioco continuo di scomposizioni e sovrapposizioni. E nel divertissement delle stratificazioni, esercita ruolo strategico e centrale la rielaborazione delle immagini, tra il viraggio in colori dominanti e tematici delle varie vignette del racconto e la CGI delle animazioni, a cominciare proprio da Happy e il suo sbrilluccicante manto blu, che rievoca la straordinaria stramba formula del buddy movie multi-materico inaugurata da Chi ha incastrato Roger Rabbit?.
Ma in questa favola nera animata niente è al proprio posto, ogni elemento viene preso e smontato, ribaltato, decontestualizzato,