SERIE TV – Happy!
Cinica. Sporca. Cruenta. La detective dark story animata, firmata da Grant Morrison, è un viaggio acido e delirante tra sangue, droga e unicorni colorati. Sulla piattaforma Netflix da aprile.
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Cinico. Sporco. Cruento. Quando Nick Sax irrompe sulla scena della serie TV Happy! con il suo aspetto sgualcito, la voce cavernosa e catarrosa, l’indole rude e strafottente, ci lascia intendere sin da subito che siamo di fronte a un anti-eroe, un uomo di mezza età caduto in disgrazia: Nick è infatti un ex sbirro trasformatosi in sicario, che si aggira per le strade di una New York nevosa e natalizia col suo paltò sdrucito, la fiaschetta di whiskey e gli spettri del passato come un moderno Scroodge feroce e armato fino ai denti. Poi gli indizi, più e meno espliciti, che ci informano della violenza inaudita alla quale stiamo per assistere – e che in ogni caso ci coglie con la stessa velocità spiazzante e lacerante di una scheggia impazzita -, della natura profondamente sadica e autolesionista di Sax, che imbratta di sangue ogni suo passaggio, a partire proprio dalle gocce sputate nella primissima “presentazione” al telespettatore. Infine la folgorazione, costellata di strambi personaggi, animali, costumi sovraccarichi, e culminante con l’apparizione allucinata dell’unicorno di peluche Happy, amico immaginario della piccola Hailey che cerca proprio in Nick l’eroe che salvi la bambina in pericolo. Che questa black fanta-comedy prodotta dal canale statunitense SYFY (e trasmessa sulla piattaforma Netflix a partire da fine aprile 2018) sarebbe stata un corto circuito, un coacervo paradossale e contraddittorio di stilemi, linguaggi, ispirazioni, lo si poteva intuire già dall’omonimo comic book di cui è trasposizione televisiva, scritto dalla rock star dei fumetti Grant Morrison, lo scozzese che ha rivoluzionato l’universo dei DC Comics a partire dalla fine degli anni Ottanta.
Già la graphic novel, edita nel 2013, mescolava con macabro umorismo il crudo mood hard-boiled con influenze pseudo disneyane. La messa in scena che ne fanno David Petrarca e Brian Taylor è adrenalinica, ipermuscolare, allucinatoria, ironica e spietata.
Ma in questa favola nera animata niente è al proprio posto, ogni elemento viene preso e smontato, ribaltato, decontestualizzato, dissacrato, nulla viene risparmiato nemmeno il gioioso unicorno color indaco (che non a caso porta la voce dissonante di Patton Oswalt): Happy! è un viaggio acido nella carnalità della ferocia, nella ricerca del bene nella (dis)umana bestialità, un trip di luci, canzoncine, incubi e deliri. Ma è anche un mondo misterico, fatto di polarità demoniache e pura bontà che si scontrano e mescolano in suggestioni metatestuali, metafisiche, esoteriche – gli elementi dell’universo morrisoniano ci sono tutti. Soprattutto, Happy! è un racconto così delirante, disturbante e al tempo stesso divertente, da immettere un po’ di carne fresca nel catalogo a tratti stantio delle piattaforme televisivo-digitali.