Smetto quando voglio: Ad honorem. Incontro con Sydney Sibilia e il cast

Si è svolto oggi a Roma l’incontro tra la stampa e il cast dell’ultimo film di Sydney Sibilia, che chiude definitivamente la saga di grande successo Smetto quando voglio. In sala dal 30/11

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Si è concluso da poche ore – presso il “Cinema Moderno” di Roma – l’incontro tra i giornalisti e il cast al completo dell’ultimo capitolo della saga Smetto quando voglio, e già si avverte nell’aria un senso di nostalgia che accomuna tutti quei momenti che segnano la fine di un’esperienza profondamente importante e personale. Perché, essenzialmente, per il regista Sydney Sibilia e gli altri componenti della “banda”, oggi «si chiude un pezzo di vita» per davvero, come fosse la fine del quinquennio liceale (ed è l’attore Stefano Fresi a dirlo per primo), quando con il resto della classe condividi un po’ tutto, e si entra alla fine in una sorta di famiglia allargata. L’atmosfera della conferenza è proprio questa, per l’appunto, e tra battute divertenti e momenti scanzonati dal sapore misto romano-campano, il gruppo numeroso – ben 16 sedie sul palco – discute del film, Smetto quando voglio: Ad honorem, che conclude questa saga tutta italiana di grande successo, in sala dal 30 Novembre, con distribuzione in 350 copie.

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La prima domanda rivolta al regista è sulla cornice musicale del film, firmata di nuovo da Michele Braga, ma stavolta giostrata su temi più particolarmente centrati sui singoli personaggi, così come sull’opera, che accompagna non solo la lunga sequenza dello spettacolo/evasione dal carcere – evidente citazione ai film di action “puro” alla Mission Impossible, come conferma Sibilia –, bensì viene smontata e rielaborata per tutto il corso del film. La domanda più ricorrente rivolta al cast riguarda invece la costruzione dei personaggi, oramai perfettamente delineati e familiari al pubblico che li ha seguiti nei due film precedenti. Il regista sottolinea la diversità dei tre percorsi intrapresi dalle figure di punta, il triangolo costituito da Edoardo Leo (alias Pietro Zinni) e i due cattivi, Neri Marcorè (Claudio/Murena) e un insolito Luigi Lo Cascio (Walter Mercurio), accomunati dall’essere tutti grandi ricercatori cacciati dall’Università e abbandonati ad un destino infelice. Lo Cascio interviene proprio su questo: «Cattivo è il progetto», riferendosi alla strage da gas nervino pronta a fare saltare per aria La Sapienza, ma in verità il personaggio di Walter nasce con una certa “stoffa morale”, rivelata dal flashback iniziale che chiarirà «le premesse dell’odio». Ecco quindi spiegato il lavoro di umanizzazione del suo personaggio – lontano da un cattivo hollywoodiano di genere – e del Murena stesso, entrambi orientati verso una redenzione e con una situazione alle spalle che Sibilia si premura di raccontare gradualmente, film per film, o pezzo per pezzo. Continua Marcorè: «C’è chi ha il coraggio di affidarti un ruolo diverso… Saranno cazzi fare il prossimo film!», e così butta sullo scherzo una realtà tutta italiana per la quale il ruolo del cattivo vero in una commedia come questa non è poi così immediato, ma fortunatamente questo diventa possibile grazie a una forte contaminazione, che ha fatto di questi tre film anche tre generi tutti diversi – dalla comedy all’action, per arrivare a quest’ultimo lavoro più “epico”, che tiene assieme fattori di maggiore complessità e segna la conclusione di quello che per Sibilia resta una vera «esperienza cinematografica».

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È proprio questa accentuata differenziazione, a cui il regista tiene fortemente, che ha spinto verso diverse modulazioni di distribuzione per ciascuna delle pellicole. Domenico Procacci della Fandango, si esprime così: «Il terzo film è molto atteso… È un periodo alto-performante, ma con molta competizione», rispondendo alle domande di coloro che si chiedono come mai una distribuzione in 350 copie a fronte delle 500 del secondo film, uscito nel febbraio scorso. Ma al di là di strategie distributive e gag in diretta – come dimenticare Valerio Aprea e Lorenzo Lavia che rispolverano un po’ del loro latino aulico per l’occasione –, l’incontro si chiude con una domanda riecheggiante: «E adesso che succede?». Per Sibilia la risposta è chiarissima: non ci sarà nessun prequel/sequel sulla scia del successo, nessuna saga televisiva, troppo diversa per tempi e necessità. Sibilia è pronto finalmente a lanciarsi in una nuova avventura e dichiara: «Devo uscire da Smetto quando voglio e fare un film con un altro titolo». E sarà, probabilmente, un film che si lascerà alle spalle la coralità, seppure intelligente ed esilarante come questa, e si rivolgerà stavolta alla forza di un unico personaggio. Per Sibilia è arrivato proprio il tempo di smettere.

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