TELEFILM – Intervista a Cote De Pablo

Cote De PabloL'attrice Cote de Pablo assomiglia al suo personaggio in NCIS, Ziva David: non è una killer professionista, ma, potendo, si defila dai riflettori per infilarsi nei suoi vecchi jeans e andarsene in giro senza trucco… Un'anticipazione dal numero di novembre di TelefilmMagazine

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Cote De Pablodi Antonio Visca



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Determinata fino a sembrare glaciale: l'agente del Mossad Ziva David abbassa la temperatura del team di NCIS (la quarta stagione è in onda su Rai Due) con la sua indole distaccata e sarcastica. Anche nella vita di tutti i giorni l'attrice di origine cilena Cote de Pablo è sovranamente indifferente al giudizio del prossimo. Per fare l'attrice, però, qualche compromesso ha dovuto accettarlo…

 

Com'è stato il tuo arrivo negli Stati Uniti dal Cile?
Non l'ho deciso io, avevo dieci anni, ero piccola e mi sono adeguata alla decisione di mia madre, che era un'attrice televisiva molto conosciuta in Cile. Quando mi sono trasferita a Miami l'ho odiata con tutto il cuore, sono stata scioccata dalla diversità culturale. Ho iniziato a vestirmi tutta di nero per dar sfogo al mio disagio ed esprimere un senso di ribellione. Mi sentivo soffocare e al tempo stesso non uscivo con altri cileni emigrati in America perché ero diversa, in questa specie di filosofia hippie che mi ero creata. Non mi truccavo e non curavo l'abbigliamento. Solo crescendo ho cominciato ad accettare tutto questo e a capire che era normale non essere cool. Mi sono rilassata.

 

Ora come ti senti?
Vivo a Los Angeles e mi piace molto lo stile di vita della gente: sono tutti salutisti, mangiano sano, bevono molta acqua. Anche se, a dire la verità, quando i miei amici mi dicono frasi come: «Dai, siamo a LA, truccati perchè dobbiamo uscire e fuori dal locale ci sono molti fotografi!» continuo ad uscire con i miei vecchi jeans e a sentirmi una hippie nel cuore. Credo sia ridicolo truccarsi in tutte le occasioni, ogni giorno, perfino per andare al mare. Quando in Cile si va in spiaggia, si va in spiaggia e basta. Ti porti il panino o quello che ti pare, ti sdrai e prendi il sole, a contatto con la natura. Non conta niente altro!

 

Questo lavoro non ti ha imposto dei compromessi?

Assolutamente sì! Guardami, vesto giacchette stupende, ho un fantastico makeup e cerco di essere disinvolta davanti alla stampa di tutto il mondo con un look studiato. Fa parte del gioco, che mi piaccia o meno, devo curare il mio aspetto specialmente in alcuni eventi e non dico che mi dispiaccia, solo che non sempre ne hai voglia.

 

Come hai cominciato a recitare?

Come dicevo, quando sono arrivata negli Stati Uniti li odiavo e sentivo il bisogno di esprimere tutta quella rabbia. Così ho ricordato che da piccola avevo partecipato ad un corso di recitazione. Sono andata sul palcoscenico urlando: «Siete dei bastardi». Mi piaceva il suono di quella parola, era divertente e io avevo solo 12 anni. Ho ottenuto due risultati: mi sono resa ridicola e ho guadagnato un periodo di punizione. Quando, invece, mi sono iscritta alla Performing Arts High School e ho ripetuto la stessa scena la mia insegnante mi ha detto brava e allora sono stata in grado di entrare a contatto con i miei sentimenti, mi sono sentita a casa.

 

NCIS_castÈ difficile recitare il ruolo di una agente del Mossad  e con una storia come quella di Ziva alle spalle?

Io non sono ebrea, ma questa cultura mi ha sempre affascinata, fin da piccola. Da quando ho sentito parlare di Olocausto, ne sono diventata ossessionata. Da bambina ero molto curiosa e facevo sempre mille domande a mia madre: a sei anni avevo sentito la storia dello schianto aereo sulle Ande e sulla forma di cannibalismo e le ho subito chiesto spiegazioni. A 12 o 13 anni ho saputo dell'Olocausto e mi sembrava inconcepibile che tanta gente fosse morta a causa della sua religione. Così ho iniziato a frequentare molte persone ebree. A Miami, e in America in generale, ho molti amici ebrei, mentre in Cile, al contrario, avevo frequentato una scuola cattolica privata dalle suore e si respirava una realtà totalmente diversa. Adoro interpretare un personaggio ebreo.

 

E da un punto di vista tecnico?

Quello che Ziva fa la rende estremamente interessante: è esperta in omicidi e in armi, è stata sempre educata alla violenza. Ha ucciso il fratello e visto morire la sorella ammazzata da un attentato suicida. Guarda il mondo con distacco e sarcasmo, ma sa flirtare con gli uomini per estorcere loro quello che le serve. Eppure non sa relazionarsi con i suoi sentimenti: sarebbe troppo per lei!

 

Come hai ottenuto questo ruolo?
Ho fatto l'audizione per un “personaggio di origine europea”. La descrizione era generica, così mi sono presentata con un accento generico, poi ho capito che aveva origini israeliane e, man mano che si delineava il suo passato, mi è risultato più facile entrarvi in contatto.

 

Ti è pesato entrare a far parte di un cast già affiatato?

Non ci ho pensato minimamente, se lo avessi fatto sarei stata terrorizzata dalla paura, non credi? Francamente non m'importa nulla di piacere alla gente. M'interessa solo fare il mio lavoro e rendere verosimile il mio personaggio. A volte, però, mi capita di chiedermi se Ziva piaccia o meno, allora mi rispondo di sì in alcune circostanze e di no in altre. Proprio come nella vita reale dove non sempre gli uomini sono amati da tutti…

 

A cura di www.telefilmmagazine.com

 

 

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