The Letter Room, di Elvira Lind

The Letter Room è un cortometraggio che pur perdendosi tra i suoi piani di lettura ha il coraggio di raccontare un’America inedita, capace di superare i suoi limiti riscoprendo la propria umanità

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Nel tessuto profondo di The Letter Room, primo corto di fiction di Elvira Lind candidato all’Oscar 2021, si riesce a percepire perfettamente la formazione della regista nel documentario. La narrazione, apparentemente convenzionale, che vede un agente penitenziario (Oscar Isaac) finire coinvolto nella corrispondenza tra un detenuto e la sua amante, è in realtà infatti solo il pretesto per denunciare certi lati ambigui del sistema carcerario americano. Ciò che colpisce davvero di The Letter Room è tuttavia il suo poggiarsi su una materia viva e cangiante, che, come capita in molto cinema politico recente, sposta il racconto in dimensioni “altre” per soffermarsi su alcuni dei lati oscuri dell’America ma anche del presente. Elvira Lind vede dunque nel carcere un’eterotopia, un “altro luogo”, uno spazio lontano dalle attese dello spettatore in cui si muove un protagonista che, con la sua umanità, è una sorta di anomalia in un sistema fallato. La Lind lascia emergere i tratti esemplari di una dimensione carceraria quasi idealizzata e di un personaggio che è al contempo entità reale e metafora di tutto ciò che dovrebbe essere l’America, ponendo questi due elementi al centro di una serie di tensioni che rimandano ad un orizzonte tematico ben posizionato nella contemporaneità.

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Nella ricerca di sensazioni tangibili da parte del protagonista e nel suo immaginifico desiderio di evasione da un lavoro monotono, ci sono infatti anche gli spunti di una riflessione più ampia sulla riappropriazione della percezione concreta di una realtà anestetizzata dal digitale mentre al di sotto dell’ironia attraverso cui la Lind osserva il sistema carcerario c’è poi l’ambizioso obiettivo di usare lo spazio della Letter Room per scrivere una sorta di controstoria degli Stati Uniti recenti. Nello spazio minimale di una stanza, la regia coagula infatti con abilità razzismo e società della sorveglianza, anticipando gli spettri di una pandemia fatta di desiderio escapista e dispositivi sanitari e spingendosi fino a tematizzare quella manipolazione della verità che è stata al centro del dibattito politico recente.

The Letter Room soffre forse i suoi molteplici piani di lettura, ma al film di Elvira Lind vanno riconosciuti l’ambizione ed il coraggio di raccontare un’America umana, diversa dalle attese, senza mai allontanare lo sguardo dai difetti di una nazione e anzi provando a sviluppare una via sana per convivere con certi suoi limiti ormai divenuti endemici.

 

Titolo originale: id.
Regia: Elvira Lind
Interpreti: Oscar Isaac, Alia Shawkat, Brian Petsos, Tony Gillan, Michael Hernandez, Eileen Galindo, John Douglas Thompson
Durata: 32′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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