VENEZIA 69 – "Tra tradizione e innovazione". Conferenza stampa di apertura

michael mann

A Paolo Baratta, presidente della Biennale, che afferma la necessità di rifarsi alla tradizione e alla storia della Mostra del cinema, risponde in qualche modo Michael Mann, presidente di giuria: "giudicheremo i film sulla base dell'innovazione che riescono a esprimere, pur nella loro specificità"

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michael mannIl primo giorno della Mostra è, come da tradizione, il giorno della conferenza stampa d'apertura e di presentazione delle giurie. È Paolo Baratta, il presidente della Biennale, il primo a prendere la parola. "È la 69ª edizione, ma anche l'80º compleanno della Mostra, che nasceva nel 1932 sulla terrazza dell'Excelsior. Un evento speciale, che abbiamo inteso festeggiare con una serie di novità. Un nuovo direttore, innanzitutto, e poi un nuovo foyer, per non parlare del fatto che siamo riusciti finalmente a coprire metà del buco". E proprio sul cantiere maledetto si sofferma Baratta: "Non abbiamo la possibilità di costruire il nuovo palazzo del cinema, ma è nostro obiettivo riqualificare la strutture esistenti. Anno dopo anno porteremo a compimento un radicale miglioramento dei luoghi storici della Mostra". E a chi obietta l'inadeguatezza storica degli spazi, Baratta risponde con lo storico impegno della Biennale nel recupero dei luoghi abbandonati di Venezia, a cominciare dall'Arsenale.

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Ecco, non sono mancate le frecciate polemiche in questa conferenza d'apertura. E a difendere a spada tratta le scelte artistiche e organizzative del festival è il direttore Alberto Barbera. A chi gli chiede conto dei ritardi nelle prime proiezioni (crisi, meno soldi, meno proiezionisti?), Barbera risponde: "La squadra dei proiezionisti non è affatto diminuita. Semmai è aumentata. Chiedo scusa per i ritardi, ma ci sono stati piccoli problemi tecnici, ammissibili nei primi giorni di un festival". A chi, invece, sottolinea l'assenza di film cinesi in concorso (discontinuità con la gestione Müller?), obietta: "Non posso essere accusato di disinteresse nei confronti del cinema cinese. Quando sono stato direttore del Torino Film Festival e poi della Mostra nel 1999, ho sempre dato ampio spazio alla cinematografia orientale. Va ricordato che io sono stato il primo direttore di un festival internazionale a mettere in concorso un film coreano proprio qui a Venezia. L'assenza dei cinesi in concrso è un caso. Ce ne sono in altri sezioni e son molto belli. Del resto i 18 film del concorso rappresentano 41 Paesi. L'anno scorso ne erano rappresentati 35. Possiamo dire di aver allargato gli orizzonti".

 

baratta e barberaPiù di rito l'intervento dei presidenti delle tre giurie, quelle del concorso, di Orizzonti e di Venezia Opera Prima. Michael Mann, a capo della giuria Venezia 69 (Laetitia Casta, Peter Chan, Matteo Garrone, Marina Abramovic, Pablo Trapero, Samantha Morton, Ari Folman, Ursula Meier), ha espresso la sua volontà di giudicare i film nel modo più collegiale possibile. "Si tratta di arrivare al consenso. Non so bene quale criterio adotteremo, vedremo man mano. Credo, però, sia essenziale giudicare i film nella loro specificità e sulla base dell'innovazione che riescono a esprimere, la loro capacità di sorprendere e incontrare le nostre emozioni. Dopo tutto, anche noi siamo spettatori".

Pierfrancesco Favino, presidente della giuria Orizzonti (Sandra den Hamer, Runa Islam, Nadine Labaki, Milcho Manchevski, Amir Naderi, Jason Kliot): "Sono davvero onorato di quest'opportunità. E sono contento soprattutto di essere stato scelto per questa sezione, che ha l'obiettivo di dare visibilità e spazio a un cinema che molto spesso non ha mercato. Del resto, provo sollievo a essere per una volta dall'altra parte, tra chi giudica e non tra chi è giudicato".

E infine Shekhar Kapur, presidente della giuria Venezia Opera Prima (Michel Demopoulos, Isabella Ferrari, Matt Reeves, Bob Sinclar): "Per me è un'esperienza entusiasmante. Siamo chiamati a valutare i film dei giovani, film che naturalmente rappresentano uno sguardo nuovo. Vengo da una patria che cambia in continuazione. E anche il cinema cambia, deve cambiare. Il mondo intorno a noi sta esplodendo e il cinema non può esser da meno. Come valuteremo i film? La linea di confine tra giudizio e pregiudizio è sottile e così quella tra giudizio e opinione. Man mano che si invecchia aumentano i pregiudizi. Perciò ogni giurato è chiamato a lottare contro i pregiudizi altrui".

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