VENEZIA 70 – Incontro con Patrice Leconte


Basato sul romanzo dello scrittore Stefan Zweig Il viaggio nel passato, Une Promesse è la romantica storia presentata dal regista Patrice Leconte alla 70. Mostra del Cinema di Venezia. Un amore vissuto tacitamente dai due protagonisti Rebecca Hall (Iroman 3) e Richard Madden (Il Trono di Spade), nel rispetto di un uomo dall'animo nobile: Alan Rickman (che interpreta il ruolo Karl Hoffmeister).

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Il film Une Promesse, presentato dal regista Patrice Leconte alla 70 Mostra del Cinema di Venezia e distribuito in Italia da Officine Ubu, torna indietro nel tempo alla Germania di inizio '900, per raccontare la forza di un amore impresso nelle pagine del romanzo di Stefan Zweig Il viaggio nel passato, da cui è tratto.

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 Patrice Leconte, quali elementi del libro di Zweig l'hanno spinta a fare questo film?

Un amico sceneggiatore, mi ha consigliato tempo fa di leggere il libro. Un turbinio di emozioni, sentimenti e desiderio mi hanno rapito. Era quello che avrei voluto da sempre fare al cinema. Ne ho sentito letteralmente la necessità.

 

Il suo film è ambientato nel 1912 ma le sue riprese fuori fuoco, con la camera a spalla, movimentate, lo rendono molto attuale. Come mai questa scelta?

Avrei forse dovuto girarlo nel 1912? E' ridicolo! Chi conosce il mio modo di fare riprese lo sa, mi sono preso la libertà di uscire fuori dai classici canoni, mantenendo comunque una struttura solida.

 

Perché ha cambiato il finale del film rispetto al libro, rendendolo, diciamo così, più ottimista?

Perchè Stefan Zweig era pessimista, io no. Il desiderio amoroso non resiste al male, alla guerra, ma io volevo lasciare un angolo di cielo aperto. Se avessi finito il film come il libro, ci saremmo buttati tutti sotto un autobus!

 

Domanda per gli attori: durante tutto il film ogni emozione era soffocata, sospesa, rimandata. E' stato difficile reprimere così tanto le vostre sensazioni?

Rebecca Hall: Per me è stata una vera e propria sfida. Per un attore, non poter esprimere emozioni è una contraddizione, ma il risultato è stato davvero gratificante.

Richard Madden: Concordo con Rebecca, è stata una bella sfida. Ci sono molti attori che esprimono in ogni istante stati d'animo, emozioni forti, per questo film è stato tutto il contrario e lo considero molto interessante. Il mio personaggio sembra chiedersi continuamente «C'è o non c'è questo amore?». Fantastico.

 

Com'è stato lavorare con Patrice Leconte? Che regista è?

Rebecca Hall: Patrice lo riesci a "sentire", a percepire sempre in mezzo alla scena. Ti segue, è con te e ti contagia. Se la ripresa riesce bene poi, molla tutto e si mette a festeggiare.

Richard Madden: Con lui c'è stato fin dall'inizio un patto di fiducia reciproca, questo ha aiutato molto.

Patrice Leconte: La fiducia è importante, ma per fare un film non basta. Io devo riuscire a creare intimità e prossimità con l'attore. Sempre. Molti registi sembra che guardino già il loro film in Tv, ancor prima di averlo terminato, a me invece non interessa affatto.

 

Perché ha deciso di girare il film in Inglese?

Potrei rispondere che l'inglese è una meravigliosa lingua universale, o che sceglierla, era l'unica soluzione per poter lavorare con la splendida Rebecca. La verità è che avremmo voluto girare in tedesco ma l'inglese si prestava di più per fare arrivare la storia a tutti.

 

Richard Madden, lei  finora ha sempre interpretato personaggi che provengono da un mondo passato o addirittura fantastico.  Lo sceglie volontariamente o è un caso?

In questo caso ho letto il copione di Une Promesse e mi ha subito affascinato. Avvicinarmi a quel modo di vivere le emozioni ed i sentimenti, molto lontano dall'esplorazione delle relazioni umane come avviene ad esempio nei Social Network, è stato illuminante. Guardarsi negli occhi, capire se l'altro sta dicendo la verità, questo è importante.

 

Patrice Leconte, la sua scelta degli attori è stata immediata? Come è avvenuta?

Posso dire di conoscere abbastanza bene gli attori francesi, quelli inglesi meno. Appena ho visto Rebecca l'ho scelta subito e la scelta è stata azzeccatissima. Nel film la musica è molto importante, e quando ho scoperto che oltre ad essere una brava attrice è anche un'eccellente pianista, ne ho avuto la conferma. Per quanto riguarda Richard è un attore giovane ma talentuoso, e lo ha dimostrato anche nel mio film. Per Alan che dire…lo conosco bene, l'ho scelto e non ha obiettato. Abbiamo cominciato subito le riprese.

 

Quanto sono durate le riprese?

Esattamente sette settimane. Alcuni giorni è stato difficile per via del clima, quando piove a fa freddo non sei al massimo. Poi un giorno, intorno alla grande casa, dove avvengono la maggior parte delle scene, c'era una nebbia fantomatica, perfetta per "il ritorno". L'ho vista e ho detto: giriamo! E' bello girare quando si è felici, e quando mi sento così sono capace di saltare per tutto lo studio!

 

Alan Rickman, il suo personaggio, Karl Hoffmeister, è un marito stupendo, un uomo comprensivo ed altruista. Il suo pubblico invece, è abituato a vederla interpretare personaggi introversi, in un certo senso "cattivi". Come si è avvicinato a questo ruolo?

E' terribile sentire che è la prima volta che interpreto un personaggio affascinante! No, scherzi a parte, non giudico mai un personaggio, se è buono o cattivo non mi interessa. Io recito con tutto il mio impegno, questo è l'importante.

 

Richard Madden, da giovane attore quale è, cosa ha provato a recitare al fianco di un titano come Alan Rickman?

Da lui ho imparato molto, come da tutto il cast, del resto. Dal canto mio, se posso dare un cosiglio ai giovani attori come me: non smettete mai di studiare, di leggere, di appassionarvi. Istruitevi. Sempre.

 

E lei Alan, che consigli può dare, da veterano del cinema?

Non è l'età che conta. Gli attori che come me in questi ultimi anni, hanno avuto il privilegio di lavoare con i giovani, devono imparare ad osservarli, ad ascoltarli. Spero di non essere diventato così cinico da non riuscire più a vedere il bambino che è dentro di me. Contare troppo su se stessi è davvero pericoloso, imparare dall'innocenza invece, arricchisce sempre.

 

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