#Venezia77 – Lacci. Incontro con Daniele Luchetti e il cast

Il regista di Lacci, il film di apertura di #Venezia77, racconta la trasposizione dal romanzo di Starnone insieme a Linda Caridi, Luigi Lo Cascio, Adriano Giannini, Laura Morante

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Lacci di Daniele Luchetti è il film di apertura della 77° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Al Lido il primo a parlarne ai giornalisti in presenza e in streaming è il regista Daniele Luchetti, che si focalizza sul lavoro di trasposizione dal romanzo e di come i suoi personaggi, attraverso lo schermo, ne riflettano l’essenza.
Ho letto il romanzo di Domenico Starnone da lettore qualunque, mi piacciono particolarmente i suoi libri, così ogni volta che ne esce uno, io lo leggo. Questa volta sono rimasto particolarmente colpito perché sin da subito ho creduto fosse davvero difficile tirarne fuori un film. Qualche anno dopo, quando ricevetti la proposta del produttore Beppe Caschetto per la trasposizione del romanzo in film, ci riflettei e mi accorsi che la materia narrativa del libro era talmente forte da sopportare gli urti della trasformazione delle parole in immagini; in azione.
Continua Luchetti: abbiamo lavorato senza avere paura dei dialoghi, del molto parlare, ma anzi abbiamo cercato di potenziare le scene legate alla voce. Il nostro scopo era quello di riuscire a trasmettere i moventi dei personaggi, non tanto le azioni che commettono.
Quello che ho pensato è che tutti noi potenzialmente siamo o siamo stati parte di una realtà di “coppia”, potremmo essere figli di coppie separate o potremmo essere noi stessi compagni. Quello di Starnone quindi è un libro che mi permetteva, a turno, di identificarmi con ognuno dei suoi personaggi.

Gli fa eco Luigi Lo Cascio, uno degli attori protagonisti del film: i personaggi in Lacci fanno scelte piuttosto discutibili, alle volte si comportano in modi crudeli, eppure tutti noi possiamo in qualche modo riconoscere alcuni lati di loro, in noi stessi; oppure potrebbero essere come delle persone di passaggio, che abbiamo conosciuto nel corso delle nostre esperienze.
Quello di Starnone è già di per sé un libro molto sintetico, che in poche pagine riesce a raccontare una storia lunga decenni. La sceneggiatura del film sintetizza più di quanto fa il libro, per far si che l’esperienza venga trasmessa attraverso le immagini.
Continua Adriano Giannini: io e Giovanna rappresentiamo un po’ il frutto dell’ inganno, delle bugie, dei tradimenti, ne portiamo i segni. Forse il personaggio di Giovanna è quello che ne risente di più, mentre il mio, apparentemente, è “protetto” da una corazza, da una maschera, per sopravvivere a questi “lacci” che non permettono di respirare la vita.
Presente all’incontro anche Linda Caridi: il personaggio di Lidia lo abbiamo delineato come un’ondata di leggerezza, rispetto al personaggio di Aldo, che lui definisce appunto “la sua primavera, la sua estate”. Dall’altra parte però Lidia nonostante la sua giovinezza è l’unica persona risolta e centrata, è una persona che non ha paura della verità e non accetta il compromesso. Lidia è meno vincolata da questi lacci, ma comunque ne risente. Il laccio di un rapporto è bello, ma allo stesso tempo doloroso, è un’esposizione al rischio che parte dal momento in cui ci si lega a qualcuno o a qualcosa.

Con il lavoro di scrittura ho voluto mantenere costantemente la sensazione di tensione, di soffocamento, come quella che provano i personaggi, conferma Daniele Luchetti. C’è stato un forte lavoro sui testi, sull’odio, sulla paura, sulla reticenza, sulla rabbia, quello che ne è uscito è anche merito degli attori che hanno saputo essere flessibili. Molte scene ad esempio le abbiamo girate più volte in modi diversi.
La forza fondamentale del libro è l’autenticità dei personaggi, così abbiamo cercato di riportare proprio questo. Nel copione c’è pochissima trama, è piuttosto un film composto da azioni e sentimenti. Questo ci ha permesso di non costringerci a far funzionare il percorso da un punto A ad un punto B, ma piuttosto di raccontare l’azione nel momento stesso in cui avviene.
Un’altra cosa importante è che ci sono cose omesse nel film, racconta nella prima parte alcuni anni di vita, poi alcuni giorni di vita e in fine alcune ore, cosa c’è nel mezzo? Cosa si nasconde? Molte volte quello che si tiene nascosto è molto più importante di quello che viene mostrato o detto, un po’ come delle vecchie fotografie dentro una scatola.

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