#Venezia77 – Ritorno al cinema?

Le nostre prime impressioni sul festival nel giorno della sua inaugurazione. Rispetto a un anno fa tutto è cambiato. Sembriamo dei sopravvissuti ma probabilmente racconteremo un festival epocale.

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Le sale hanno riaperto lo scorso 15 giugno, ma il ritorno effettivo al cinema è stato proprio in questi giorni, prima con l’uscita di Tenet di Christopher Nolan e poi con l’inizio, oggi, della 77° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Da un anno all’altro siamo piombati in un altro mondo, quasi arrivati da un altro pianeta. Il cinema c’è, uno dei più grandi festival del mondo è ripartito, ma sembra di stare in uno di quei film apocalittici dove si è sopravvissuti alla fine del mondo. Anche qui ci sono alcuni gesti sono ormai abitudinari: mettersi la mascherina, igienizzarsi continuamente le mani, mantenere la distanza di sicurezza. Però applicarli in un contesto che di solito è fatto di folle di persone che si mettono in coda per i film, che vogliono guardare da vicino le star o di appassionati che magari si riuniscono in assembramenti per parlare fino a tarda notte di film davanti a una birra è quantomeno singolare.

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Innanzitutto c’è il muro del red carpet di cui si sta parlando da giorni. Il pubblico non potrà vedere le passerelle delle delegazioni dei film. C’è chi aveva suggerito una parete di plexiglass ma a quel punto si sarebbero radunate probabilmente troppe persone. Poi i biglietti da quest’anno si prenotano on-line. Quindi vengono eliminate le file alle biglietterie e quasi del tutto (almeno fino ad oggi) quelle davanti alle sale.

Sono passati meno di sette mesi dalla Berlinale e il mondo – anche quello dei festival – è cambiato del tutto. Con le mascherine ci si riconosce inizialmente a stento con persone con cui facevamo le ore piccole fino all’anno scorso oppure ci mettevamo a chiaccherare prima dell’inizio di ogni film. Poi c’è sempre l’imbarazzo. Il gesto tentato e poi subito rientrato di un abbraccio o una stretta di mano. Eppure sono le stesse con cui parliamo sui social ogni giorno. Forse, e anche prima che succedesse tutto questo, il rapporto con gli altri sta diventando sempre più virtuale. Saremo sempre più presenti su tutto. In ogni anglo del mondo. Ma se ci incroceremo da qualche parte, non ci riconosceremo più.

Anche in sala è cambiato tutto. I posti sono distanziati. Nella poltrona vicina, anzi, non ci si può poggiare nulla perché è bloccata. Lo sport preferito, al momento, è quello di guardare il programma e prenotare, prima che sia troppo tardi, i film che vogliamo vedere tra 72 ore nella piattaforma Boxol. Quindi, per esempio oggi, appena è iniziato il film alle 8.30, c’erano già degli spettatori con gli smartphone accesi per assicurarsi il posto in sala tra tre giorni. Poi c’è la visione del film con la mascherina obbligatoria per tutta la durata del film, esperimento già provato con Tenet. In attesa di sfide più impegnative (i 275 minuti di City Hall di Frederick Wiseman), c’è da dire che, al momento, evitano qualunque colpo di sonno. Forse inconsciamente si ha paura di non controllare il respiro se ciaddormentiamo e poi non ci risvegliamo mai più. In più niente più discussioni o scambi di opinioni alla fine dei film nei pressi della sala. Se lo fate, arriva un agente e vi dice di spostarvi.

Forse ci dobbiamo abituare a tutto questo. E non solo per quest’anno. Di molte altre novità ce ne renderemo conto nel corso di questi giorni. Però, malgrado tutto, questa è un’edizione epocale. Perché dopo il forzato forfait di Cannes, Venezia invece non ha voluto saltare il giro. E al di là se il programma o i film ci piacciano o meno, per Sentieri Selvaggi era importante esserci. Certo, racconteremo questa 77° Mostra in modo uguale ma anche differente rispetto agli altri anni. Però quello che stiamo vivendo ora, quindi anche questo festival, lo racconteremo tra un po’ di anni come evento straordinario. Nei prossimi giorni pubblicheremo delle foto e dei video per raccontarvi questo evento come lo stiamo guardando noi. Un po’ spaventati (molti di noi hanno paura di fare la quarantena qui alla fine di questa edizione) ma soprattutto con tanta, tanta curiosità.

P.S.: sono riuscito a scrivere questo pezzo senza mai nominare la parola Covid.

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