West of Babylonia, di Emanuele Mengotti

Mengotti documenta Slab City, un paese della California dove si vive senza acqua né elettricità. Questa sera a Roma per la rassegna Rovine d’America, e online sulla piattaforma ZaLabview

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BANDO BORSE DI STUDIO IN CRITICA, SCENEGGIATURA, FILMMAKING

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C’è qualcosa di Nomadland, di Into The Wild nello stile di vita degli abitanti di Slab City, in California, per il contatto con la natura, il rifiuto della vita urbana, la vita in camper e il pensiero fisso di libertà. Il secondo paragone non è a caso, dato che Slab City è stata citata nel libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer nel 1997 da cui poi è stato tratto il film di Sean Penn. La città era già stata zona di interesse per Gianfranco Rosi con il suo Below Sea Level in cui viaggiava all’interno di questo villaggio abusivo statunitense situato nel sud-est della California all’interno di una zona desertica che fungeva da base militare americana durante la seconda guerra mondiale.
Mengotti svolge una ricerca etnografica in questo universo quasi alla Mad Max, con la differenza che gli abitanti non lottano per le poche risorse rimaste sulla Terra. Anzi, rifiutano qualsiasi contatto con il mondo esterno con l’obiettivo di creare un territorio del tutto autosufficiente e estraneo al sistema capitalista. Gli oggetti che rappresentano la civiltà vengono usati per le cose più disparate, come la Salvation Mountain di Leonard Knight.

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Mengotti segue con sguardo oggettivo, quasi sociologico gli Slabber: non ci sono interviste, i personaggi parlano a ruota libera, sottolineando la loro totale estraneità nei confronti del mondo “al di fuori” del loro locus amoenus. Ma la civiltà è a due passi da loro e lo dimostra quando uno degli abitanti va a fare la spesa, quando sull’orizzonte si intravede la strada dove passano le macchine. Non in ultimo l’insediamento di Trump (il film è del 2020), si percuote nella loro vita, creando in loro la paura di bombardamenti.
C’è una continua alternanza tra rifiuto della civiltà e una inevitabile dipendenza da essa, come quando un abitante dallo stile quasi hippy canticchia Your song di Elton John.
Mengotti è estraneo al contesto che filma, ma allo stesso tempo il suo lavoro non può non creare riflessioni contrastanti su di un paese che gli abitanti definiscono il giardino dell’Eden, fuori dalla Babilonia degli Stati Uniti.

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