86 Eighty-Six, di Toshimasa Ishii

L’anime ragiona sui processi di ridefinizione della guerra contemporanea, esaltando la dislocazione fisica della drone war a mezzo con cui sondare le politiche belliche. Su Crunchyroll

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Nell’iconografia animata, come nella segmentazione narrativa, 86 Eighty-Six ragiona sistematicamente sull’immaginario dronistico dei conflitti contemporanei, e sui modi in cui la drone war attuale coinvolga i personaggi/soldati mediante la dislocazione fisica dell’atto bellico. E lo mostra sia in termini propriamente contenutistici, sia nella configurazione infografica dei nuovi “teatri di guerra”, che attraverso la contaminazione di CGI e animazione a mano assurgono a ruolo di vetrina della contemporaneità guerresca. Tutto in direzione di un racconto esemplarmente polemico, che fa del veicolo tecnologico la cornice in cui disvelare le dinamiche disumane e ostracizzanti in seno alle attuali politiche belliche, oggetto qui di uno strenuo processo di disvelamento critico.

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Proprio come le attuali macchine di distruzione, gli eponimi protagonisti del titolo, gli Eighty-Six, sono soldati di avanguardia, che guidano sul campo di battaglia degli esoscheletri bellici (i Juggernaut) contro i droni automatizzati del nemico. Ma a muovere le loro azioni non è certamente una volontà di riscatto, né di amor patrio. Considerati dalla Repubblica di San Magnolia degli “scarti”, alla stregua di esseri subumani per la loro pelle “colorata” (lo Stato è governato dai nobili Alba, dai tratti somatici albini) sono così relegati a vivere in esilio, ai margini dell’ottantaseiesimo distretto (da qui il nome 86 Eighty-Six). L’unica speranza che hanno di “salvarsi” è quella di combattere per i loro stessi carcerieri, e affrontare sul terribile fronte orientale le numerose (e imbattibili) macchine belliche dell’ex Impero di Giad. In quella che è a tutti gli effetti una missione deliberatamente suicida. E non solo gli “86” sono abbandonati al loro nefasto e scontato destino, ma non contribuiscono neanche parzialmente alla causa bellica del loro paese. A condannarli, infatti, non è l’inesorabile forza di nemici incontrastabili, ma la volontà del regno di ostracizzarli in quanto “diversi”. Una condanna a cui si opporrà solamente la nobile Lena, che assegnata alla supervisione del gruppo d’avanguardia “Spearhead”, affronterà le politiche suprematiste del suo stesso paese, per entrare progressivamente in intimità con il nemico/amico.

Ed è proprio nella “relazione a distanza” tra il Maggiore Lena e il comandante degli Spearhead Shinei Nouzen, che 86 Eighty-Six interseca lo spirito critico/problematico con la ridefinizione della guerra contemporanea sotto il segno dei droni. La rilettura del conflitto e delle sue espressioni politiche più aberranti passa così attraverso lo sguardo onnisciente della protagonista, filtrato com’è dalle tecnologie di visione/distruzione da remoto. Come in Zero Dark Thirty o ne Il diritto di uccidere, “l’occhio di Dio” alla base del rapporto Lena/Shin è qui il dispositivo con cui riflettere sui nuovi canoni estetici della guerra, ed insieme il veicolo attraverso cui giungere alla critica delle sue manifestazioni antisemitiche. È solo dopo aver “osservato a distanza” il sacrificio umano degli Eighty-Six che la protagonista comprende l’azione mistificatoria del suo governo, colpevole di spingere il popolo/pubblico verso una realtà manipolata, in cui ad essere rifiutata è qualsiasi espressione di alterità. La concretizzazione cioè di una società propriamente coatta, che inganna i suoi sudditi grazie alla promessa di un falso principio di autodeterminazione, che nella sua illusorietà, rivela le fragilità esistenziali dei giovani protagonisti. Perché se gli organismi post-umani della Legione di Giad sono il simbolo della “liberazione”, avendo sostituito la carnalità con l’automatizzazione tipica del remote control, gli Eighty-Six (ri)cercano ancora nell’idealizzazione della morte le (possibili) tracce del libero arbitrio. In direzione dunque di una falsa credenza di libertà, di cui l’anime vuole mostrare gli ingranaggi politici di sottofondo, per poterli definitivamente attaccare. Tutto sotto il segno di un racconto profondo, che fa dell’animazione la cornice stessa in cui materializzare lo spazio reale del conflitto dronistico, e insieme il veicolo tecn(olog)ico attraverso cui giungere ad una sua immediata drammatizzazione critica.

Titolo originale: 86 – Eiti Shikkusu
Regia: Toshimasa Ishii, Kinuyasu Nishina, Ryō Andō, Satsuki Takahashi, Tomohiko Itō, Takashi Yasui, Ryūta Kawahara, Takaaki Ishiyama, Toshihiro Maeya, Yoshinobu Tokumoto, Haru Shinomiya
Voci: Shoya Chiba, Ikumi Hasegawa, Seiichiro Yamashita, Natsumi Fujiwara, Saori Hayami, Sayumi Suzushiro, Asuna Tomari, Riho Sugiyama, Haruki Ishiya, Yuka Nukui, Satoshi Mikami
Distribuzione: Crunchyroll
Durata: 23 episodi da 23-25′
Origine: Giappone, 2021-2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
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