"Beautiful Creatures – La sedicesima luna", di Richard LaGravenese
Richard LaGravenese sfodera tutto il suo genuino senso del racconto innestando nel fantasy tradizionale elementi di horror, mèlo, teen movie. Classico esempio di artigianato “seriale” hollywoodiano che riesce ancora oggi a riformulare archetipi secchi, con lo spettatore posto al suo grado primo di fascinazione fanciullesca
Di cosa parta Beautiful Creatures? Semplicemente di adolescenza, di piccoli grandi problemi connessi alla fase più “cinematografica” della vita, ispirandosi al classico percorso di crescita/formazione della letteratura americana. E non è un caso che il film sia continuamente contrappuntato da riferimenti letterari: i due giovani protagonisti Lena ed Ethan comunicano con le parole di scrittori di culto come Harper Lee, Kurt Vonnegut, Charles Bukowski, ecc. Ossia gli scrittori “proibiti” nella biblioteca di Gatlin, Sud Carolina, quel "Deep South" dove la morale religiosa oltrepassa ogni ragione, intasa di riti e miti la quotidianità e frustra pericolosamente la sfera sessuale. Tocca affidarsi ai libri per evadere al giovane Ethan – interpretato dal talento coppoliano Alden Ehrenreich, che si porta dietro iconicamente tutto il dolore della fanciullezza manifestato in Tetro e tutto il ribellismo romantico del suo personaggio in Twixt – innamorato di una ragazza che non ha mai visto se non nei suoi sogni ricorrenti.
E poi arriva Lena, nuova compagna di classe, giovane maga che sta per compiere sedici anni. Età cardine in cui conoscerà il suo destino: o verrà reclamata dalle tenebre o dalla luce. I due, “ovviamente”, si innamoreranno…come interferirà l’amore con il loro destino? Come reagirà la bigotta società di Gatlin al contatto col “diverso”? Domande retoriche, archetipi secchi appunto (il bene e il male si scontrano nel teatro di un giovane amore), con lo spettatore posto al suo grado primo di fascinazione fanciullesca e trasportato dall’intimo piacere di (ri)raccontare. Ed è su questo che si deve ragionare approcciandosi a film del genere, possibilmente scevri da ogni snobismo preconcetto e ragionando serenamente sulla evidente portata socioculturale di operazioni simili.
Ma LaGravenese non si ferma qui. Ci mette tutto il suo genuino senso del racconto, limitando gli effetti speciali – sorprendentemente grezzi e naif, volutamente? – e rinchiudendosi nello sguardo creatore di mondi di Lena (che ricorda un po’ la parabola di Emily Browning nel bellissimo Lemony Snicket di Silberling), la cui battaglia interiore produce letteralmente immagini con sottili citazioni al gotico di Roger Corman o Tim Burton. “Io non so cosa diventerò” dice a Ethan. Insomma: interessanti connessioni con l’immaginario condiviso, un preciso target di pubblico in mente e un intelligente intrattenimento di massa (non) fine a se stesso… LaGravenese, semplicemente, è riuscito in questo.
Titolo originale: Beautiful Creatures
Regia: Richard LaGravenese
Interpreti: Alice Englert, Alden Ehrenreich, Emmy Rossum, Emma Thompson, Viola Davis, Jeremy Irons
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 124'