Corsa contro il tempo. The Desperate Hour, di Phillip Noyce
Un thriller costruito sulle attese che si fonda sull’interpretazione contenuta e non per questo meno drammatica o espressiva della sua protagonista, Naomi Watts
Se c’è un elemento che spesso si rimprovera alle storie, ieri come oggi, è il non saper andare a fondo delle cause di un fenomeno, laddove vengano trattate esplicitamente certe questioni. Questo presupposto o pregiudizio, oltre a essere facilmente criticabile, mina la lettura stessa del film e in ultimo il giudizio che cade a piombo come una ghigliottina. Che Corsa contro il tempo eviti di trattare l’elefante nella stanza è una scelta più che sensata dal momento che fa convergere lo sguardo su una madre (Naomi Watts) che cerca con ogni mezzo di raggiungere il figlio, l’adolescente Noah (Colton Gobbo) che è tenuto in ostaggio a scuola insieme ad altri compagni da un uomo armato non identificato.
È lei la vera e unica protagonista, non c’è un campo controcampo, tutto è filtrato dalla prospettiva della donna e anche le finestre che nella seconda parte del film si aprono sul mondo esterno – e raramente sono immagini – restano comunque nel suo campo visivo e partono dal dispositivo mobile che le permette di essere sempre connessa e di gestire a distanza la situazione. Il telefono è il suo collegamento col presente e col passato; distante anni luce dall’essere demonizzato, assurge quasi a segnacolo della moderna civiltà umana in un contrasto sin troppo paradossale con l’ambiente naturale che ci immerge.
Lo sceneggiatore Chris Sparling tenta di dare un corpo a questa foresta giocando con i suoni e le dimensioni (tradotte dalle frequenti inquadrature dall’alto), che creano una bolla dai confini invisibili e apparentemente senza fine, una sorta di purgatorio in cui il tempo sembra sospeso (pensiamo al lavoro fatto per Van Sant in La foresta dei sogni). Del resto è un thriller costruito sull’attesa – di ricevere una risposta, di scoprire una verità, di poter ascoltare ancora la voce del proprio figlio vivo o di chi non c’è più. Una volta sciolto il dubbio fondamentale circa il presunto coinvolgimento di Noah nella vicenda la tensione si riassesta su un binario più familiare e meno ricco di sorprese. Noyce si mette al servizio delle sue eroine concedendo loro spazi adeguati. Naomi Watts, che qui è anche produttrice, adatta su di sé un’immagine di madre e di capofamiglia forte e al tempo stesso fragile grazie a una recitazione contenuta e non per questo meno drammatica o espressiva.
Titolo originale: The Desperate Hour
Regia: Phillip Noyce
Interpreti: Naomi Watts, Colton Gobbo, Sierra Maltby, Andrew Chown, Michelle Johnston
Distribuzione: Bim Distribuzione
Durata: 84’
Origine: USA, 2022