Cronofobia, di Francesco Rizzi

Geometrie asettiche e camuffamento dell’identità caratterizzano l’opera prima del cineasta svizzero che vede protagonista Vinicio Machioni nei panni di un uomo misterioso e solitario.

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Cronofobia punta tutto sul camuffamento dell’io: il film è il racconto dell’abbandono del soggetto rispetto alla realtà, o della sua sostituzione integrale con una maschera accuratamente scelta. Il protagonista è Michael Suter (Vinicio Marchioni) che per professione si occupa di valutare la qualità del servizio delle attività nei riguardi della clientela. Indossando sempre qualcosa di posticcio – la barba o i baffi finti per nascondere meglio il volto – vediamo Suter muoversi incessantemente per geometrie asettiche e bar privi di identità, incontrando volti anonimi e sorrisi smielati, illuminati da gelide luci al neon. La sua esistenza si nutre, dunque, di finzioni: perenne indagine sui gesti di superficie degli altri e sulle apparenze più artificiose, dove lo scotto da pagare è la fine di un tempo vissuto della realtà, sostituito da un flusso incessante – e autoimposto – di momenti senza profondità.
Eppure, Rizzi lascia emergere nel corso del film della speranza: se in questo non-tempo e in questi non-luoghi non possiamo che rappresentare figure erranti in solitaria, non resta che condividere tale simulazione fra solitudini. Suter, allora, incontra Anna (Sabine Timoteo), donna altrettanto misteriosa e problematica, relegata nella “prigione” del passato, vincolata alla ripetizione di gesti e momenti – copie di copie – che le impediscono il progredire della vita.
Il corpo dell’altro è per entrambi un deserto inesplorato, conoscibile solo per il tramite di un terzo – gli incontri erotici di gruppo con sconosciuti – , troppo “incarnato” nel reale per diventare veramente accessibile. Ecco, dunque, che i momenti di coppia – simulazioni stesse di convivenza – si riempiono di silenzi, gesti già visti e ripetuti per puro godimento, confessioni che erano state di altri. In fondo, sembra comunicare quest’immagine mai neutra, non c’è che finzione da ogni dove nel tempo delle identità sospese. L’amore, primo copione che impariamo a recitare in vita, viene incaricato qui di ripristinare uno spazio dell’altro, l’apertura del possibile e del nuovo, superando la cronofobia e riguadagnando infine un posto da protagonista nel mondo.

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Regia: Francesco Rizzi
Interpreti: Vinicio Marchioni, Sabine Timoteo, Leonardo Nigro, Giorgia Salari, Jun Ichikawa
Distribuzione: Distribuzione Indipendente
Durata: 93′
Origine: Svizzera, 2018

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
1.81 (27 voti)
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