Fino alla fine della musica, di Cristiane Oliveira

Il film della cineasta brasiliana è un’opera di confine, torre di babele rurale soggetta a continue infiltrazioni, ma gode di silenzi e del respiro della natura.

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Parte dei dialoghi di questo film sono in talian, una lingua brasiliana ufficialmente riconosciuta nel 2014 e formata dall’incontro tra il portoghese e le lingue degli immigrati del nord Italia, arrivata in Brasile nel XIX secolo

Appare quasi fosse una sorta di disclaimer. A raccontare realtà condivise, seppur separate; a indirizzare – anche simbolicamente – una pellicola che fa di vicinanza e distaccamento due elementi in continua sovrapposizione e interferenza.

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Fino alla fine della musica (Até que a música pare) è, non a caso, un film di confini. Un film che, per certi versi, sembra quasi porsi da contraltare al recentissimo Estranei di Andrew Haigh; autore dal quale sottrae anche alcune linee drammaturgiche di 45 anni. Eppure la storia di Chiara (Cibele Tedesco), matriarca di una famiglia veneta emigrata in Brasile trovatasi ad affrontare la scomparsa di un figlio e la partenza di un altro, prende il via da presupposti diversi, incamminandosi con pacatezza lungo la strada predisposta dalla sua autrice.

È l’assenza la prima grande protagonista della pellicola di Cristiane Oliveira. Un sentimento che la cineasta di Porto Alegre declina in modi diversi, seppur complementari: una casa che si svuota, la solitudine dettata da un marito sempre fuori casa, la lontananza dalle nuove generazioni – identificate in una sorta di tecnologia aliena, quotidiana, ma incomprensibile agli occhi della protagonista. Un senso di generale estraneità che si specchia proprio nella barriera linguistica che separa la gioventù dagli anziani, mondi diversi che convivono nello stesso punto di una linea temporale affollata; all’interno della quale perfino religioni e visioni della vita profondamente differenti coesistono racchiuse in una torre di babele rurale soggetta a continue infiltrazioni e contaminazioni.

Ma Fino alla fine della musica è, proprio per questo motivo, anche un’opera che vive di silenzi e respira con la natura; che gode della lentezza, del rumore dei grilli e dei sussurri del vento. Un’opera in cui alla solitudine si mescola il lutto, il dolore implacabile e quello per verità nascoste riportate a galla dagli eventi. Un road movie giornaliero che a ben vedere dura tutta una vita e che, sebbene abbia forse il desiderio di raccontare e inglobare troppo (tra derive identitarie e perfino politiche che rimangono sullo sfondo, evocate dalla radio e dalla televisione) ha il merito di non disperdere mai la propria delicatezza e consapevole fragilità.

Alla fine quel che davvero importa è avere il coraggio di affrontare quei fantasmi che diventano parte della quotidianità, anche solo abbandonandosi alla fede in una riconciliazione impossibile, ma liberatoria.

 

Titolo originale: Até que a música pare
Regia: Cristiane Oliveira
Interpreti: Cibele Tedesco, Hugo Lorensatti, Nicolas Vaporidis, Elisa Volpatto, Teti Tedesco, Tamara Zanotto, Jonas Piccoli, Cleri Pelizza
Distribuzione: Lo Scrittoio e Solaria Film
Durata: 97′
Origine: Italia, Brasile 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.2
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Il voto dei lettori
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