Gloria!, di Margherita Vicario

Un’inaspettata e bellissima rivelazione l’opera prima della cantante, finalmente di rottura, rivoluzionaria, il grande incrocio (im)possibile tra X Factor e Sofia Coppola. BERLINALE74. Concorso.

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Il suono delle parole. Alla fine è tutta questione di ritmo. Un dettaglio. Stacco. Un rumore. Stacco. Sembra scritto come uno spartito musicale Gloria!, che s’interrompe e ricomincia, proprio come il componimento che il Maestro Perlina, interpretato da uno straniato Paolo Rossi, non riesce mai a finire.  È dedicato a tutte le compositrici nascoste nelle pagine della storia l’esordio nel lungometraggio di Margherita Vicario che è ambientato all’alba dell’Ottocento.

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Nel decrepito istituto femminile S. Ignazio, vicino Venezia, c’è una domestica che tutti conoscono come “la Muta” che spesso non viene considerata oppure trattata male. La ragazza invece ha un grande dono che le permette di rimodellare la propria visione del mondo attraverso la musica. Una notte, nella cantina che doveva liberare dai topi, scopre la presenza di un pianoforte nuovissimo. Mentre nel collegio sono tutti in apprensione per prepararsi al meglio per l’imminente visita del nuovo Papa Pio VII e non si riesce a trovare una composizione adeguata per omaggiare il Pontefice, attorno a Teresa si riunisce un gruppo di quattro ragazze che vengono subito colpite dal suo talento, tranne Lucia, che sogna di scappare con l’uomo che ama, e dalla loro collaborazione nasce un brano rivoluzionario.

Proprio come la canzone Gloria!, quello diretto da Vicario è un film di rottura. La scena fondamentale del concerto davanti al Papa è lo stesso modo di porsi del lungometraggio nei confronti di un certo cinema italiano. Prima la musica, poi le parole. I suoni di uno starnuto, della scopa che spazza, dei panni lavati, del cucchiaio che sbatte sulla pentola. Anche tra un primo piano e l’altro ci sono spesso degli intervalli brevissimi. In un cast piacevolmente bizzarro che vede, oltre a Paolo Rossi, anche Elio, Natalino Balasso, Vincenzo Crea e Anita Kravos, emerge soprattutto l’energia delle protagoniste guidate da Galatea Bellugi nei panni di Teresa e di cui fanno parte Carlotta Gamba, Maria Vittoria Dallasta, Sara Mafodda e Veronica Lucchesi. Ed è proprio la cantante del duo La Rappresentante di Lista, nei panni di Bettina, che regala un autentico brivido nel momento in cui canta mentre Teresa suona.

Sì, Gloria! è rivoluzionario. Non tanto perché unisce il film in costume, la commedia, il backstage musicale, ma per come lo fa. Certo, non è compatto, se ci si impunta a trovarne i difetti, se ne trovano quanti se ne vogliono. Ma segue l’onda e l’energia della musica e soprattutto crea una frattura sensibile con la visione più classica, con la “bella forma”. Perché della ‘bella forma’ a Gloria! non gliene può fregare di meno. Tutti quegli incontri di notte in cantina davanti al pianoforte sono pura magia, conflitto, passione. Tempo. Ritmo. La clessidra si gira. Ancora stacco. Fuori ci sono gli echi della Rivoluzione Francese ma lì in quell’istituto il mondo sembra essersi fermato. C’è anche il piacere e l’inganno, componimenti promessi da Cristiano al Maestro Perlina che non sono all’altezza. “Cosa sente il mio orecchio?” dice il personaggio di Paolo Rossi. Ecco in Gloria! sentiamo prima di vedere. È pura percezione nella ricerca dell’armonia, del tempo, della passione e della bellezza. Dalle luci della candele si intravedono forse da lontano le fiamme di Céline Sciamma. Ma soprattutto Gloria! è il grande incrocio (im)possibile tra X-Factor e Sofia Coppola. Proprio come Marie Antoinette prende di petto la Storia e diventa pop. Per questo contagia e stravolge. Prima ti descrive, poi ti racconta, infine ti abbraccia. È un film che ha un cuore grande così e da un certo momento ti trascina dentro, a ballare e a cantare. Un’inaspettata e bellissima rivelazione.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.2
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Il voto dei lettori
3.13 (31 voti)
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