Hunter Schafer e le star in protesta

La star di Euphoria è stata arrestata durante una manifestazione pro-Palestina, ma non è l’unica celebrità ad aver subito delle conseguenze per aver preso posizione

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Si allunga ogni giorno di più la lista di artisti, attori e personalità del mondo del cinema che prende una posizione chiara riguardo al conflitto israelo-palestinese. Nei giorni scorsi la star della serie Euphoria Hunter Schafer è stata arrestata nel corso di una manifestazione pro-Palestina negli Stati Uniti, durante la quale un centinaio di manifestanti hanno occupato il piano lobby del 30 Rockefeller Plaz per chiedere una tregua nel conflitto in corso tra Israele e Gaza. Negli ultimi mesi, dal nuovo inasprimento del conflitto iniziato con le vicende del 7 ottobre, diversi attori e artisti del mondo del cinema e dell’arte hanno reso chiara la loro posizione a riguardo, vedendosi spesso censurati, allontanati da importanti produzioni o dalle agenzie di cui erano clienti. La prima attrice a subire questa sorte è stata Susan Sarandon, scaricata dalla Uta (una delle principali agenzie hollywoodiane) per via delle le sue dichiarazioni pro-Palestina durante una manifestazione a New York.
Un altro episodio ha coinvolto l’attrice Melissa Barrera, che è stata esclusa dal cast del film Scream 7, già in lavorazione, dopo alcuni post pro-palestina.

Più recentemente, sul red carpet della 74° Berlinale molte star hanno sfilato con cartelli che chiedevano il cessate il fuoco e la difesa della democrazia e sono state molte anche le dichiarazioni direttamente dal palco. La più forte di tutte è stata quella dei due registi del documentario No Other Land, Basel Adra e Yuval Abraham, il primo palestinese e il secondo israeliano, durante il discorso per la vittoria: “È difficile festeggiare su questo palco mentre decine di migliaia di persone del mio popolo vengono massacrate da Israele a Gaza. Fra due giorni noi torneremo a casa, in un luogo in cui non siamo visti come due persone uguali.”

Questa ed altre dichiarazioni hanno fatto precipitare la Berlinale in una nuova ondata di polemiche, dopo la vicenda dell’invito ai membri dell’AfD, poi ritirato.
Anche nel nostro paese non sono mancate dichiarazioni di personalità del mondo dell’arte a favore di una tregua nel conflitto. In particolare durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, diversi cantanti e artisti hanno scelto di usare la loro voce anche per chiedere un cessate il fuoco o per schierarsi con il popolo palestinese. Al centro della disputa scaturita da queste affermazioni è finito il rapper tunisino Ghali, che con un diretto “Stop al genocidio” ha chiuso la sua esibizione durante l’ultima serata del festival.

A Hollywood, però, è ancora più difficile schierarsi, perché il fulcro della questione sollevata dalle proteste è il sostegno dell’amministrazione USA a Israele, principale alleato in Medio Oriente. Eppure sono numerose e crescono sempre di più le forme di solidarietà e le prese di posizione da parte del mondo del cinema hollywoodiano e l’arresto di Hunter Schafer non è un caso isolato. Oltre a manifestazioni nelle piazze e attività social, tra le attività meno isolate c’è quella di oltre 2000 personalità, tra cui Tilda Swinton, Joaquin Phoenix e Cate Blanchett, che hanno indirizzato una lettera aperta al presidente Joe Biden, nella quale condannano le atrocità di Israele nei confronti del popolo palestinese e chiedono di sollecitare un cessate il fuoco. Altri scelgono strade diverse ma l’intento è comune: usare la popolarità per fare luce sul conflitto. Cynthia Nixon, Mark Ruffalo, Wim Wenders, John Cusack sono solo alcune delle celebrità che hanno volutamente ignorato le conseguenze della crescente censura pur di non tacere di fronte a quella che considerano un’ingiustizia.

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