I leoni di Sicilia, di Paolo Genovese

La serie ha anche una buona intuzione nel suo rapporto con il presente e la narrazione potrebbe assumere dei toni più interessanti ma non rischia mai più del dovuto. Freestyle e poi Disney+

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Dopo una carriera lastricata da ottimi risultati al botteghino, grazie al suo lavoro di softmedy all’italiana, Paolo Genovese dirige la nuova serie originale Disney+, I leoni di Sicilia. La serie è tratta dall’omonimo bestseller di Stefania Auci che ripercorre la vita famigliare della dinastia Florio. Saranno per la Sicilia e la Palermo dell’800 una vera fonte di commercio e imprese in moltissimi mercati (spezie, seta, cortice, zolfo, tonno). Come spesso avviene nelle narrazioni corali però, il destino della famiglia Florio – influente e centrale nella vita economica e politica dell’epoca – intreccia anche quello dello Stato, di quel determinato periodo storico. E la regia di Paolo Genovese (prima opera televisiva diretta esclusivamente da lui) prova a dare un senso a quell’infuso spirito di rabbiosa rivalsa.

I leoni di Sicilia ha una buona intuizione di base, pensando al contesto storico contemporaneo, in riferimento al mondo delle piattaforme e alla produzione firmata Disney proprio per il suo rapporto col presente, evidente anche nell’utilizzo della colonna sonora con chitarre o sei suoni “elettronici” (anacronistici nel presente della storia, quindi alieni) che accompagnano le vicende di Vincenzo (Michele Riondino) e Giulia (Miriam Leone).

La nuova serie di Genovese rappresenta un punto di svolta anche per il regista stesso. Finora il suo punto di accesso alle piattaforme è sempre stato preceduto dall’uscita in sala – soprattutto con i suoi ultimi film, a partire da Perfetti sconosciuti. Questo leggero e interessante prodotto però che alla fine è I leoni di Sicilia non rischia più del dovuto

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7

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