Jesus Rolls – Quintana è tornato. Incontro con John Turturro, Bobby Cannavale e il cast tecnico

John Turturro presenta alla stampa “Jesus Rolls- Quintana è tornato” intestandosi la primogenitura artistica sul personaggio de Il grande Leboswski e proseguendo allo stesso tempo il racconto narrativ

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Quando John Turturro entra nell’affollata sala de la Casa del Cinema in azzimata camicia e inappuntabile cravattino si fa fatica a credere che sia la stessa persona che ha diretto il felicemente slabbrato Jesus Rolls – Quintana è tornato appena visto dai giornalisti presenti. Insolitamente posato, tranne per qualche chiassosa risata causata dalle esternazioni del collega e amico Bobby Cannavale (anche lui con un look elegante lontanissimo dal personaggio interpretato), l’attore italoamericano non si sottrae al fuoco delle numerose domande della stampa restando anche un quarto d’ora più del concordato. Segno evidente del fatto di voler difendere un film che ha lasciato la sala stampa interdetta e quasi incapace di formulare un giudizio di valore sull’opera. Sarà curioso quindi testare la reazione del pubblico all’imminente Festa del Cinema di Roma dove, come lo stesso presidente Antonio Monda ci tiene a ribadire, il film non sarà in concorso per ragioni precipuamente distributive (esce nelle sale proprio giorno 17). Anche perché, a differenza del sottotitolo imposto dalla distribuzione italiana, dell’iconico personaggio apparso per la prima volta sul grande schermo ne Il grande Lebowski di Joel Coen, in questo film noi vediamo “un’altra versione, riproposto in un’altra chiave. Il personaggio nasce molto prima, da una commedia che avevo portato nei teatri nel 1988 ed era piaciuto molto ai fratelli Coen”.

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E in effetti la costruzione della mitologia sulle “particolari” caratteristiche caratteriali del campione di bowling viene sbrigata nei primi venti minuti del film per poi lasciare spazio ad un arrembante “road-movie che non va mai dritto, tortuoso, pieno di curve”. Jesus rolls – Quintana è tornato è infatti un remake del francese I santissimi, di Bertrand Blier del 1974 e dimostra ancora una volta la voglia di Turturro di non lasciarsi ingabbiare in formule cinematografiche predefinite. “Perché ho fatto un remake proprio di quel film aggiungendovi un personaggio che viene da un altro universo? Perché sono pazzo!” – dichiara con anarcoide nonchalance. Il discorso torna a farsi più serio, occupando gran parte dell’attenzione critica dei giornalisti, quando si affronta il tema delle donne nel film. Il personaggio di Marie, interpretata da un Audrey Tautou che sarà nuovamente sommersa da fiumi aggettivali di “deliziosa”, “è il cuore del triangolo tra lei, Jesus e Peter. All’inizio lei non è abituata ad essere trattata bene ma i due uomini protagonisti invece lo fanno. Ha la maggiore crescita all’interno del film. In realtà il femminile nel film è un unicum diviso nelle tre figure principali che ne rappresentano diversi aspetti”. Se a tal proposito l’apparizione di Sonia Braga come madre di Jesus è una folgorante dichiarazione d’amore cinematografica all’attrice brasiliana, il personaggio interpretato da Susan Sarandon è quello che rivela inaspettatamente le corde più drammatiche. Rifiutando la descrizione di lei come di una donna spezzata Turturro accetta il suggerimento di Cannavale: “Tutti i personaggi del film cercano la libertà perché si sentono in trappola. Nella scena di sesso a tre ritrova quella sessuale ma non riesce a reggerne fino in fondo il peso ammazzandosi per questo motivo”.

Gli altri personaggi capovolgeranno la loro inconcludenza proprio attraverso una sessualità spinta che il film sceglie di esplicitare attraverso frequenti scene di nudo: “Tutti i miei film sono storie d’amore e qui in particolare scelgo di farlo attraverso una dimensione fluida (Peter e Jesus dormono spesso abbracciati NdR). La sessualità è una parte fondamentale della vita e io non potrei fare a meno di questa fisicità”. Sia dalle dichiarazioni che soprattutto dal film traspare la sensibilità di Turturro per dei personaggi “che non fanno mai fino in fondo del male. A volte sono stupidi ma non fanno mai cose meschine. Sembrano dei bambini che non riescono mai a diventare completamente negativi”. Ed infatti Jesus Rolls – Quintana è tornato in una scena smonta anche l’accusa di pederastia che ne Il grande Lebowski Walter Sobchak durante una delle sue tirate deliranti gli aveva rivolto: si era trattato di un equivoco che pur facendolo condannare per sei mesi non era mai fattualmente avvenuto. “Un powerless che ha saputo cadere e rialzarsi, di cui mi piaceva raccontare l’estrema libertà”.

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