La programmazione di Fuori Orario dal 7 al 13 gennaio

Iggy Pop e Lou Reed, i fantasmi di Apichatpong e Ildikó Enyedi e gli ultracorpi tra Dumont e La cosa da un altro mondo. Da stanotte.

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 7 gennaio dalle 1.45 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste                                                                     

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

SULLE TRACCE DEGLI DÈI 2 – PUNK EAST

a cura di Fulvio Baglivi

GIMME DANGER                         

(Id., USA, 2016, col. e b/n, dur., 106’, v.o. sott.it.)

Di: Jim Jarmusch

Con: Jim Osterberg/Iggy Pop, Ron Asheton, Scott Asheton, Dave Alexander

Jim Osterberg as Iggy Pop, l’uomo (e) il mito, davanti a Jim Jarmusch. L’enfant terrible del rock ’n’ roll, il corpo scatenato e nudo offerto in sacrificio in un rituale dionisiaco, orgiastico e diabolico che da Detroit, con gli Stooges, spazza via la Summer of love in pochi anni e tre album. Jim, il ragazzo cresciuto in una roulotte nei sobborghi dell’America operaia, quella degli Asheton, e Iggy l’icona che sventola sul punk londinese del ’77. Come in un dipinto di una chiesa di campagna, a Jarmusch non interessa qui l’arte o la forma, il fine è evidentemente didattico. Egli è un sacerdote laico che offre il corpo e la voce del suo (e nostro) dio, senza trascendere mai, Gimme Danger è un’ostia di carne ed ossa, nuda e cruda.

ROCK ‘N’ ROLL MAN – LOU REED IN CONCERTO

(Italia, 1980, col., durata 81’)

Lo storico concerto di Lou Reed al Parco delle Cascine di Firenze del 14 giugno 1980, mandato in onda dalla RAI con la regia di Cesare Pierleoni. Diviso in due parti, resta un momento epocale non solo per la statura del protagonista, una delle figure più originali e influenti della storia del rock che ha influenzato i decenni a venire, ma anche per la ripresa dei concerti internazionali in Italia, dopo che la vitalità turbolenta degli anni ’70 aveva messo in fuga le star internazionali. Lou Reed era stato, pochi anni prima, costretto ad interrompere più di un live per via delle proteste intorno ai suoi concerti.

 

Venerdì 12 gennaio dalle 1.40 alle 6.00

PASSEGGIATE COI FANTASMI

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

LO ZIO BOONME CHE RICORDA LE VITE PRECEDENTI         

(Loong Boonmee raleuk chat, Thailandia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, col., 2010, 109′, v.o. sott. it.)

Regia: Apichatpong Weerasethakul

Con: Thanapat Saisaymar (Boonmee), Jenjira Pongpas (Jen), Sakda Kaewbuadee (Thong), Natthakarn Aphaiwong Huay (moglie di Boonmee), Jeerasak Kulhong (Boonsong, figlio di Boonmee)

Sorprendente e indimenticabile Palma d’oro al festival di Cannes, grazie alla giuria presieduta da Tim Burton, il film tratta il tema della reincarnazione nella cultura thai. Sesto lungometraggio del maestro tailandese (di cui Fuori Orario ha già trasmesso il precedente Tropical Malady e il cortometraggio Luminous People, episodio di Lo stato del mondo).

Lo zio Boonmee, un piccolo proprietario terriero thailandese malato di insufficienza renale, passa i suoi ultimi giorni in campagna con Jai, un immigrato laotiano suo dipendente che si prende cura di lui, e con la cognata Jen e il figlio di questa, Thong, che sono appena giunti in visita dalla città. Una sera, mentre cenano nella veranda della casa all’interno del suo podere dove crescono grandi alberi di tamarindo, appaiono alla loro tavola i fantasmi della moglie Huay morta diciannove anni prima e del figlio, scomparso da qualche anno, che ora ha assunto la forma di una grande scimmia semi-umana dagli occhi rossi e fosforescenti.  Essi parlano con i viventi a testimonianza dell’incessante ciclo della vita in cui esseri umani, animali e vegetali incessantemente si trasformano. Anche zio Boonme seguirà le due apparizioni attraverso un cammino notturno nella foresta che lo condurrà alla tappa finale della sua vita, morire per rinascere. La vita precedente di Boonme è evocata al centro del film dalla sequenza di una principessa che si accoppia con un pesce gatto: «di fronte alla giungla, alle colline e alle valli – dice Boonmee – le mie vite passate, come animale o altro essere, emergono davanti a me».

CORPO E ANIMA                        

(Testról és lélekről, Ungheria, 2017, col., dur. 111′, v. o. sott., it.)

Regia e sceneggiatura: Ildikó Enyedi

Con: Géza Morcsányi, Alexandra Borbély

Il film ha conquistato l’Orso d’Oro al Festival di Berlino del 2017, a quasi trent’ anni di distanza da Il mio ventesimo secolo, vincitore della Caméra d’Or al Festival di Cannes del 1989, che aveva consacrato internazionalmente la regista ungherese fin dal suo primo film. Fuori Orario ritorna su Ildikó Enyedi, di cui aveva presentato agli albori del programma proprio Il ventesimo secolo.

Mária e Endre lavorano nello stesso mattatoio industriale nella periferia di Budapest, lei come responsabile del controllo di qualità, lui come direttore amministrativo. Tutti e due conducono una vita solitaria e dedita al lavoro, nulla sembra animare la routine quotidiana della loro vita. Ma nei colloqui con la psicologa aziendale scopriranno che ogni notte si incontrano da oltre due anni nello stesso sogno, ritrovandosi in una foresta innevata, popolata da due cervi.

“Sentivo la necessità di raccontare una storia d’amore passionale e travolgente nel modo meno passionale e spettacolare possibile (…) Volevo evocare quella situazione dove nulla è visibile ad occhio nudo, mentre ci sono tante cose da scoprire all’interno». (Ildikó Enyedi)

 

Sabato 13 gennaio dalle 2.00 alle 7.00

RACCONTI DEGLI ULTRACORPI

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

COINCOIN ET LES Z’INHUMAINS 

(Id, Francia, 2001, col., durata totale, 211’, v.o. sott., it.)

Regia: Bruno Dumont

Con: Alane Delhaye, Lucy Caron, Bernard Pruvost, Philippe Jore, Philippe Peuvion, Cindy Louguet

Dumont prolunga le avventure di Quinquin in quella che lui stesso ha definito “seconda stagione” di P’tit Quinquin. Dumont si inoltra nei territori più estremi della commedia esplorandone il lato più visionario e surreale.

Quinquin è ormai adulto e si fa chiamare CoinCoin. Frequenta la Côte D’Opale e partecipa alle riunioni del Partito Nazionalista con il suo amico d’infanzia Fatso. Il suo vecchio amore, Eve, lo ha abbandonato per Corinne. Quando viene rinvenuto uno strano magma nei pressi della città, gli abitanti iniziano improvvisamente a comportarsi in modo molto strano. I nostri due eroi, il capitano Van Der Weyden e il suo fedele assistente Carpentier, indagano su questi attacchi alieni. L’invasione extraumana è iniziata.

LA COSA DA UN ALTRO MONDO                 

(The Thing from Another World, USA, 1951, b/n, dur., 84′)

Regia: Howard Hawks, Christian Nyby

Con: Kenneth Tobey, Margaret Sheridan, Robert Cornthwaite, Doglas Spencer, Dewey Martin, James Arness

Tratto dal racconto Who Goes There? Di John W. Campbell, sceneggiato da Charles Lederer e Ben Hecht, iniziato da Hawks che poi promosse a regista il suo montatore di fiducia, pur restando sempre sul set come supervisore. I membri di una spedizione scientifica americana nel Polo Nord scoprono in mezzo ai ghiacci i resti di un disco volante. Senza accorgersene riportano in vita un alieno ibernato nel ghiaccio e lo introducono nella loro base.  Il capitano, nonostante l’opinione contraria dei superiori, intende distruggerlo, ma si scontra con le capacità di difesa della “cosa” che si rigenera e si trasforma ogni volta grazie al sangue animale o umano.    La figura dello scienziato, ostinato fino alla “disumanità”, è di una modernità esemplare; la sua abnegazione, la sua volontà nel perseguire un risultato “positivo” ,  gettano un velo di dubbio sulla reale efficacia e umanità delle “magnifiche sorti e progressive”… Nel 1982 John Carpenter ne farà il remake.

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