Nel mondo, di Danilo Monte

Uno sguardo che tutto osserva e tutto registra e che si posa teneramente sul primo anno di vita del figlio del regista. Questa sera h 19:30 per Docusfera, via Botta 19 a Roma ingresso gratuito

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Dopo il travagliato percorso della fecondazione assistita mostrato nell’opera del 2016 Vita Nova, la coppia composta da Danilo Monte e Laura D’Amore prosegue nel modo più naturale possibile con il racconto dell’esperienza più “allucinante” della loro esistenza. Nel mondo è il nuovo capitolo della loro vita prima che del loro cinema, per noi è un viaggio di una tenerezza unica nel primo anno del piccolo Alessandro. Suddiviso in diversi capitoli a cui corrispondono le quattro stagioni e alcuni eventi più rilevanti, il film si snoda dal parto e i primi vagiti passando per il fiocco azzurro, il taglio del braccialetto e le prime colichette. Tutto viene mostrato con grande naturalezza grazie alla complicità tra la mamma e il papà, niente viene celato allo sguardo dello spettatore, non ci sono filtri, così anche una cacca inaspettata diventa momento cinematografico, benché il regista stesso ne sia quasi nauseato. Monte conferma ancora una volta la necessità assoluta di riprendere ogni istante della propria vita, la camera è in qualche modo un’estensione del proprio stesso corpo e l’obiettivo un occhio meccanico che sostituisce il suo sguardo bulimico.

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In principio erano Laura, Danilo e il cane. Ora sono in quattro, gli equilibri sono cambiati e con loro ogni dinamica relazionale. Alessandro si guarda intorno e scopre un mondo nuovo, noi con gli occhi del papà lo osserviamo a lungo e impariamo a conoscerlo. In questo scambio c’è già il senso del film di Danilo Monte, un continuo riflettersi e riconoscersi nell’altro, quando l’altro è una parte di te, un essere di cui avrai il piacere di seguire ogni momento di crescita. Passati i primi mesi di tenera esplorazione, tra cui momenti musicali in cui il papà canta Celentano e la mamma Nada, si affaccia la dura realtà e tra i due non mancheranno fisiologiche situazioni di nervosismo. I silenzi a tavola tra i pianti disperati del piccolo ben descrivono il momento che ogni coppia si trova a vivere ad un certo punto della propria esperienza genitoriale. Come di consueto Monte non risparmia nulla, neanche attimi di estrema sincerità nei quali lui stesso ricorda nostalgico la vita che conduceva fino a pochi mesi prima e confida alla compagna di “fuggire” in ufficio ogni mattina per qualche ora di tranquillità. Sono mesi di assestamento e di ripartizione dei doveri, ma ci vuole coraggio a mostrare anche questi momenti di debolezza. Ancora di più ce ne vuole quando è la morte a intervenire prepotentemente nella vita, prima che nella scena. Ma Monte è coerente con la propria idea di cinema, tutto esiste come narrazione filmica, sebbene ciò non significhi che non esista il non detto o il non mostrato. Il tempo scorre per tutti, per chi è al principio e per chi si trova alla fine, è il ciclo della vita e Monte lo affronta nell’unico modo che conosce.

Non vengono in mente altri autori che nel nostro paese siano riusciti a esplorare loro stessi e la loro intimità davanti alla macchina da presa come ha fatto Monte nei suoi ultimi lavori. Un film unico e irripetibile, nel vero senso della parola; per questo motivo va riconosciuta l’importanza dello scrupoloso montaggio di Johannes Hiroshi Nakajima, il quale ha saputo riconoscere momenti di assoluta bellezza nel flusso ininterrotto della quotidianità.

Il cinema incontra la poesia Nel mondo di Danilo Monte. Uno sguardo che tutto osserva e tutto registra e che in questo ultimo film si posa sulla sua creatura. Oggetto del suo indagare fin dall’inizio, ma che ben presto prenderà in consegna il testimone ideale del padre per farsi soggetto attivo. “Io adesso, tu vai!”, dice il piccolo Alessandro al padre scambiandosi il posto dietro all’obiettivo. Il cerchio è chiuso, il tempo scorre e i figli crescono. Nel mondo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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