Non cadrà più la neve, di Malgorzata Szumowska, Michal Englert

Un dramma con una forte componente surreale caratterizzato da isolati fuochi d’artificio, improvvisi, picchi di erotismo e di magia, sketch comici volontari e tangenziali. In sala da oggi.

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Una mattina in città appare un uomo proveniente da bosco, rendendo palpabile un’ombra. Żenia, questo è il nome dell’uomo, ha un dono. Le sue mani hanno potere taumaturgico e gli occhi quello di guardare nelle anime della gente grazie all’ipnosi. Lavora come massaggiatore in una ricca tenuta vicino alla città di Varsavia, una comunità altoborghese di persone separate dal mondo, dentro sontuose ville piene di oggetti. Il lavoro lo porta a conoscere le loro storie e i loro drammi personali. Basandosi su una sceneggiatura scritta insieme a Michał Englert, per l’occasione anche coregista (dopo le collaborazioni in fase di scrittura per Mug, The Other Lamb, Cialo ed In the Name of), Małgorzata Szumowska con Non cadrà più la neve continua un discorso sull’alterazione dei corpi e dello spirito, la corruzione che li attraversa e l’equilibrio difficile, se non proprio impossibile, da ritrovare. 

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I pazienti di Zenia sono soprattutto donne di mezza età, piene di ritocchi estetici, viziate dalla ricchezza, preoccupate di ben figurare in società in occasione di qualche appuntamento mondane, tramortite dal fascino e dall’aspetto e dall’energia del ragazzo. Zenia diventa presto un vero e proprio desiderio erotico, da cui assorbire, tramite terapia, parte della giovinezza andata perduta. Vitalità vs disfacimento. Durante le sedute sembra in effetti di assistere ad un  passaggio energetico, ad uno svuotamento da una parte piena ad una mezza vuota. Volendo utilizzare una metafora ecologica, Zenia potrebbe rappresentare la Terra ricca e prosperosa, preda di saccheggio del genere umano, avido ed insaziabile. Un attivismo d’altronde evidente sin dal titolo poco allusivo, con la catastrofica previsione di un periodo, piuttosto imminente, si parla in una didascalia finale del 2025, in cui la neve non cadrà più, e sarà a quel punto iniziato un processo irrimediabile.

La tranquillità del quartiere è una calma distopica, dietro le porte lussureggianti delle abitazioni covano rabbia, invidia, capricci e veleni. Le strade totalmente libere dal traffico hanno un aspetto surreale, cupo, sgraziato nella linearità delle forme e nella pur apparente perfezione quasi minaccioso. L’etichetta politica è quella di una classe privilegiata condannata a soffrire dei propri piaceri, schiava delle dipendenze da alcolici, narcotici, e narcisismo spinto. Adulti impegnati in un culto egocentrico della personalità, alla ricerca di un elisir di lunga vita, ed ragazzi rappresentati su un tono quasi neutro, ma dallo  sguardo ancora ingenuo, smarrito, educati nel rispetto di un unico modello di vita. Szumowska torna dopo la parentesi horror di The Other Lamb, con un film sempre abbastanza oscuro e pieno di simbolismo, forte come il precedente di una componente straordinaria e personaggi ai limiti del parossismo. Mondi sempre e comunque sull’orlo della disperazione.

Se dal punto di vista narrativo lo sviluppo è piuttosto lineare lungo poche e solide linee di conflitto, dal lato visivo la storia di Non cadrà più la neve si arricchisce notevolmente fino a provocare uno scarto eccessivo. Isolati fuochi d’artificio, improvvisi, picchi di erotismo e di magia, sketch comici volontari e tangenziali. Una catarsi visiva bulimica, in un apoteosi dello sguardo per un altro parallelismo con un pianeta allo stremo, ma ancora governato dalle assurde regole del consumismo.

 

Titolo originale: Sniegu juz nigdy nie bedzie
Regia: Malgorzata Szumowska, Michal Englert
Interpreti: Alec Utgoff, Agata Kulesza, Weronika Rosati, Katarzyna Figura, Maja Ostaszewska, Andrzej Chyra
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 113′
Origine: Polonia, Germania 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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