“Oblivion”, di Joseph Kosinski
Kosinski, qui non solo regista ma autore anche della graphic novel di partenza, è un fighetto che se la crede parecchio. Però se questo suo deludente “pasticcio” SF new age non frana completamente deve ringraziare soprattutto il genio visivo di Claudio Miranda (Vita di Pi) e la lucidità teorica (anche se un po’ infiacchita) di Tom Cruise,
All’origine di Oblivion c’è una graphic novel che Joseph Kosinski scrive nel 2005, prima di arrivare a dirigere Tron Legacy. Il mondo da lui immaginato è datato 2077 ed è una Terra desolata, semidistrutta dalla guerra nucleare e dagli sconvolgimenti climatici avvenuti in seguito all’attacco di una razza aliena. L’antefatto ci viene raccontato dalla voce narrante dell’operaio Jack Harper (Cruise), in missione per conto della colonia terrestre, che vive su Titano, per fare da “spazzino” sulla Terra e riparare i droni manomessi dalle residue cellule nemiche ancora presenti. Oltre a essere immagine-corpo in Oblivion Cruise si fa parola, racconto, memoria storia dell’America e del mondo. Lo vediamo tra le rovine di uno stadio ripercorrere il ricordo immaginato di una partita del Superbowl, raccogliere tra le macerie un libro sull’Antica Roma e sostare in un rifugio new age nell’ultimo ritaglio di natura rimasto, frammento di un mondo perduto dove la sola musica possibile è quella dei vinili anni ’70 dei Led Zeppelin e Procul Harum. Insomma Oblivion ci sembra in prima istanza il tentativo di rigenerare l’immaginario iconico e culturale cruisiano dopo il deludente Jack Reacher, attraverso un’operazione che fonde tutto lo scibile fantascientifico possibile e immaginabile con inclinazioni a una retorica ecologista che nelle mani del miglior John Boorman avrebbe forse fatto saltare ogni parametro di spettacolo per assurgere a pietra angolare di un cinema fuori dal tempo.
Non è andata così. Del resto Kosinski è un fighetto che se la crede parecchio e almeno nella prima mezz’ora, con due soli personaggi, spazi deserti e un affascinante armamentario hitech sembra quasi riuscire a raccontare il suo kolossal fantascientifico, attraverso immagini che certo nella loro eleganza visiva molto devono al genio figurativo del Direttore della Fotografia Claudio Miranda (fresco vincitore dell’Oscar per Vita di Pi). Lui e la lucidità teorica cruisiana – che comunque ci pare un po’ infiacchita rispetto ai fasti del capolavoro Protocollo Fantasma – sono le uniche ciambelle di salvataggio di un progetto destinato, col passare dei minuti, a incartarsi su uno script prevedibile e terribilmente debitore di tanto cinema di genere. Senza un filo di ironia, ma anzi con l’esibita ambizione del serio apologo umanista, Oblivion perde colpi proprio per la sua incapacità di staccarsi da una tradizione e prende i ribelli sopravvissuti da Mad Max, la tragicità femminile di Vika dal Solaris di Soderbergh, i cloni umani dal recente Moon e gli alieni da 2001 Odissea nello spazio. Ne viene fuori un ridondante pasticcio bello da vedere ma alla lunga sfiancante e anche un po’ ridicolo, troppo poco colto per essere autoriale, troppo poco divertente per funzionare come prodotto d’intrattenimento. Col tempo potrebbe forse essere ricordato soprattutto come ulteriore tassello firmato da Cruise e il suo delirio scientologico, da anni ormai diventato poetica. Alla fine anche il suo corpo diventa immortale. “Tu eri lì da qualche parte, dovevo solo riportarti indietro”.
Titolo originale: Id.
Regia: Joseph Kosinski
Interpreti: Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Melissa Leo, Andrea Riseborough, Nickolaj Coster-Waldau
Origine: USA, 2013
Distribuzione: Universal
Durata: 127’
Capolavoro? Mission Impossible 4?
Capolavoro? Mission Impossible 4?
Dimenticate la recensione, l'autore ha ovviamente un conto in sospeso con il regista… 🙂 La verità è semplice: OBLIVION è il miglior film di fantascienza degli ultimi dieci anni, quello che PROMETHEUS avrebbe potuto/dovuto essere se gli sceneggiatori non lo avessero fatto naufragare dopo i primi venti minuti. OBLIVION è visivamente eccezionale e con una trama ad incastro in cui, anche ripensandoci a casa, tutto (o quasi…) torna. Un film di scenari spettacolari ma anche di dialoghi, di idee, di sentimenti non fasulli. (E per i cinefili di citazioni colte disseminate qui e là…) Un film che ridà alla fantascienza la dignità che aveva negli anni Settanta, quella che i vari guerre stellari e star trek le hanno tolto… Non posso dire nulla sulla trama, quello che vedete nel trailer basta e avanza… Non fatevi raccontare nulla e se amate il genere godetevelo !