Palazzina LAF, di Michele Riondino

Riondino esordisce con un j’accuse contro l’Ilva che parla la lingua della tradizione italiana “sporca e cattiva”. Qualcosa si perde nella foga ma c’è una efficace gestione degli spazi.

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Sulla storia infame della palazzina Laf (poi finita tardivamente a processo), ala in disuso del complesso siderurgico di Taranto utilizzata fino al 2005 dalla direzione della fabbrica come zona di confino per gli operai che per un motivo o per l’altro andavano “tolti di mezzo”, costretti così ad una sorta di macro-esperimento sociale di mobbing forzato, si soffermava già l’ottimo La svolta – Donne contro l’Ilva, documentario di Valentina D’Amico. Questi 70 tecnici e impiegati specializzati, le cui giornate di lavoro si riducevano così all’inattività forzata in un edificio cadente, sotto sorveglianza e piantonamento continui, venivano rappresentati nel lavoro di D’Amico come corpi ormai senza volto, maschere bianche che avevano perso qualunque parvenza di umanità, allegoria di storie tragiche in cui la palazzina ha portato a depressioni e tentativi di suicidio. Ci pensa allora Michele Riondino nel suo esordio alla regia a donare caratterizzazioni umane a queste esistenze, popolando la sua versione della Palazzina Laf di personaggi che raccontano aspetti diversi del Meridione operaio, in un ritratto corale orchestrato in sceneggiatura insieme a Michele Braucci.

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L’intenzione è chiaramente quella di incrociare l’afflato sociale e il j’accuse con i toni della commedia grottesca, in una piena tradizione all’italiana oggi non più troppo frequentata: e da un certo cinema nostrano “civile” sporco e cattivo sembrano provenire anche le maschere tragiche, perennemente alterate e puntualmente irredente del protagonista Caterino (lo stesso regista) e del perfido dirigente Elio Germano.

Ecco, il film ha la stessa trascinante energia del Michele Riondino agitatore, impegnato da anni in queste stesse lotte per la sua città, e nell’ormai storico Primo Maggio “libero e pensante” di cui è volto e cuore: in mezzo a questa foga spesso sovreccitata rischiano però di perdersi alcuni passaggi necessari, il lavoro su questo stuolo di figure secondarie che a volte rimane al livello di bozzetto, alcuni istanti intimi tra i protagonisti che avrebbero probabilmente avuto bisogno di maggiore distensione, i riferimenti giusto accennati ma mai approfonditi alle emergenze ambientali e sanitarie che l’Ilva porta con sé a braccetto con le insostenibili situazioni lavorative.

Il tocco di Maurizio Braucci si percepisce soprattutto nell’afflato cristologico che la vicenda assume, Caterino che vede sé stesso come Giuda portato in processione accanto a Gesù, e la sequenza della lettera da consegnare al Vescovo durante la messa in fabbrica, dove Riondino indugia su croci e eucaristie. La dimensione del sacro è d’altronde una di quelle maggiormente percepite nelle zone dove si svolge la vicenda, e se c’è un aspetto in cui Palazzina LAF mostra sul serio le qualità del Riondino regista è proprio nel disegno della comunità, dei baretti con i tavolini di plastica, delle pause pranzo tra operai in tuta ancora sporchi di olio motore, uno spaccato che dimostra una gestione degli spazi già molto consapevole, i corridoi desolati dell’edificio del confino messi a confronto con i cunicoli tra le tubature della fabbrica, gli uffici signorili della dirigenza al piano di sopra, e la casa di campagna sgarrupata di Caterino.
Non a caso, Riondino torna spesso a incunearsi tra l’ammasso di membra degli autobus che portano gli operai al lavoro, dove tutti gli intrecci politici, morali, sociali, esistenziali e privati che il suo film cerca di dipanare, convivono per lo spazio ristretto di un tragitto obbligato.

 

Regia: Michele Riondino
Interpreti: Michele Riondino, Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Pierfrancesco Nacca, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela, Anna Ferruzzo, Paolo Pierobon
Distribuzione: BIM
Durata: 99′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
Sending
Il voto dei lettori
3.64 (11 voti)
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