"Prince of Persia: Le sabbie del tempo", di Mike Newell

prince of persia: le sabbie del tempo
Che c’entra Mike Newell, autore inglese di Quattro matrimoni e un funerale, con Jerry Bruckheimer, americanissimo produttore di CSI? Affidare blockbuster multimilionari a registi impersonali sembra essere diventata una moda: eppure, Newell si disinteressa dell’azione e mira in alto, aspirando alla magniloquenza di David Lean e riflettendo sul libero arbitrio. Alla fine, però, se il film diverte è proprio per merito di Bruckheimer

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prince of persia: le sabbie del tempoDirettamente dal videogioco della Brøderbund del 1989, nella Persia del VI secolo d.C. il principe vagabondo Dastan si allea con la Principessa rivale Tamina per recuperare le leggendarie Sabbie del Tempo, capaci di riavvolgere il tempo di un minuto, e impedire al perfido consigliere Nizam di scatenare la fine del mondo.
La domanda sorge spontanea: che c’entra Mike Newell, autore inglese di Ballando con uno sconosciuto, Quattro matrimoni e un funerale, Donnie Brasco e Harry Potter e il calice di fuoco, con Jerry Bruckheimer, americanissimo produttore di CSI, I pirati dei Caraibi, Bad Boys e Top Gun? Affidare blockbuster multimilionari a registi impersonali sembra essere diventata una moda, dall'Ang Lee di Hulk al futuro Kenneth Branagh di Thor. E se il Jon Favreau  di Iron Man 2 è un onesto professional che non a caso come attore si è scelto la parte dell’autista di Tony Stark, Newell, invece, si disinteressa dell’azione e mira in alto, aspirando alla magniloquenza di David Lean, riflettendo sul libero arbitrio e cercando nella caccia alle “armi di distruzione di massa” da parte del Re di Persia un aggancio alla realtà. Attenzione, non che Prince of Persia: Le sabbie del tempo non sia di per sé un buon film, tutt’altro: solo che, pur lontano dalla bidimensionalità rotoscopica del videogioco originale e nonostante gli ottimi effetti digitali, lascia in bocca un retrogusto vintage, alla continua ricerca della battuta ad effetto o dello scambio di battute da commedia brillante, coi duetti fra Jake Gyllenhaal e Gemma Arterton che ricordano quelli fra Harrison Ford e Carrie Fisher, senza però la precisione cukoriana di Lawrence Kasdan. Insomma, Prince of Persia diverte fintantoché si vede la mano di Bruckheimer, come nell’assedio di Alamut o nelle sequenze con gli assassini, e grazie anche al lavoro di Claudio Pacifico, stunt man e stunt coordinator per Lamberto Bava, Enzo G. Castellari, F.F. Coppola, Michael Lehmann, John Frankenheimer, Tsui Hark, Jonathan Mostow, Martin Scorsese, J.J. Abrams, Steven Soderbergh e Ridley Scott.
A questo punto, meglio sfoderare il joypad e fare una partita ad Assassin’s Creed, per provare la vertigine di un “salto della fede” e poter gestire la mdp virtuale secondo i dettami del cinema d’azione contemporaneo: “resta anonimo, nasconditi fra la folla”, consigliava Crowe al “corpo di bugie” DiCaprio in Nessuna verità.

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Titolo originale: Prince of Persia: the sands of time
Regia: Mike Newell

Interpreti: Jake Gyllenhaal, Gemma Arterton, Ben Kingsley, Alfred Molina, Toby Kebbell, Richard Coyle, Reece Ritchie, Gísli Örn Garðarsson, Ambika Jois
Distribuzione: Walt Disney
Durata: 116'
Origine: USA, 2010

 

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