“Rabbia in pugno”, di Stefano Calvagna
Sorprende questo Rabbia in pugno di Stefano Calvagna, che si inserisce nell'orizzonte sconfinato del cinema indipendente a basso budget. Azione, inseguimenti, sparatorie, combattimenti corpo a corpo sono l’anima del film, che non pretende di somigliare a certi blockbuster americani ma che mostra uno spirito genuino, rozzo, sporco e per questo efficace
Azione, inseguimenti, sparatorie, combattimenti corpo a corpo sono l’anima del film, che non pretende di somigliare a certi blockbuster americani, dove l’effetto speciale è la condicio sine qua non, ma che mostra uno spirito genuino, rozzo, sporco e per questo efficace. Il regista sceglie di raccontare una Roma popolare, di periferia, agli antipodi rispetto a quella che siamo abituati a vedere oggi sul grande schermo. Una città di sangue e violenza, delimitata da un grande anello che viene percorso ad alta velocità su una moto, di notte. Una città di prostitute e papponi, che contagia lo spettatore con la sua morale degradata a barbara legge del taglione. Il buio e l’oscurità diventano così la costante dei luoghi (la palestra, la discoteca), dei personaggi, mossi dalla rabbia o corrotti dal denaro, delle situazioni. Al dramma fa sempre seguito l’ironia, che non spezza il ritmo della storia – anzi la rende ancora più vera e reale, simile alla vita. Non stona neanche una certa componente fantastica – potremmo dire catartica – che porta Valerio a riflettere sulle conseguenze dei suoi gesti.
Certo, Gian Luigi Rondi si è spinto un po’ oltre definendo Calvagna il Tarantino italiano. Forse l’unico elemento che li accomuna è una passione per il cinema di genere, che Rabbia in pugno evoca senza forzature, mantenendo una forte impronta autoriale.
Regia: Stefano Calvagna
Interpreti: Claudio Del Falco, Maurizio Mattioli, Stefano Calvagna, Valeria Mei, Gaia Zucchi, Alessio Tordi
Origine: Italia, 2011
Distribuzione: Poker Entertainment
Durata: 89'