#RomaFF17 – Poker Face. Incontro con Russell Crowe

Poker Face è il secondo lungometraggio di Russell Crowe in veste di regista. Il film uscirà nelle sale il 24 novembre. Ecco cosa ci ha raccontato l’attore australiano sulla genesi e la lavorazione

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Russell Crowe torna alla Festa del Cinema di Roma per parlare del suo nuovo film in veste di regista, Poker Face, compartecipato con la 17° edizione del Festival del Cinema di Roma e da Alice nella Città.

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È la sua opera seconda da regista. Nel 2014 aveva realizzato The water diviner, un film epico che dall’Australia ci portava nella Turchia del 1919. E ora eccoci a Poker Face. “Devo fare una premessa perché vi devo fornire il contesto”, racconta Crowe. “In realtà questo film mi è arrivato già come una produzione che era già stata organizzata, era già partita e finanziata. La persona che avrebbe dovuto occuparsi della regia, purtroppo, aveva avuto dei problemi di carattere familiare, ha dovuto abbandonare. Il progetto mi è stato proposto dalla produzione, cinque settimane prima della data di inizio delle riprese. Vi racconto questo contesto perché ci sono alcuni elementi che sono importanti e che contano. Avevo appena perso mio padre ed io ero in una condizione in cui mi sono ritrovato a pensare: che cosa faccio? Quando il produttore mi ha chiamato mi ha parlato di queste difficoltà. La sceneggiatura era completamente incasinata, avevano i soldi, il regista non c’era, quindi non si sapeva cosa si dovesse e potesse fare. Mi ha chiesto se ero intenzionato a partecipare. Eravamo già nel pieno della pandemia e Sydney stava per entrare nel lockdown. La riflessione che ho fatto è stata quella di applicare il principio che mio padre avrebbe applicato. Avevo 280 componenti della troupe che avrebbero dovuto cominciare a lavorare e rischiavano di rimanere senza lavoro. Questa cosa mi ha fatto riflettere. Lasciare a casa 280 famiglie? A quel punto ho deciso di accettare. Mi sono messo a lavorare, tutti questi elementi, la mia esperienza, tutto quello che ho fatto nella mia vita e nella mia carriera mi hanno aiutato, perché sono entrati a far parte del film, perché un film è qualcosa di vivo in continuo movimento. In nove giorni ho riscritto la sceneggiatura, ho fatto la prima stesura, in quattro giorni la seconda stesura, chiamavo i colleghi all’estero per dirgli che, avevo questo progetto, non avevo la sceneggiatura, non sapevo cosa gli stavo proponendo, però dovevano partecipare. È stata una situazione estremamente difficile però questo ha contribuito a rendere il film quello che era. Ha trasformato quello che doveva essere un film d’azione in un film che parla di eredità, di qualcosa che ti rimane e porti dentro, di un uomo che ha tutto tranne il tempo. Dopo quattro mesi ci siamo dovuti fermare perché un membro della troupe ha preso il covid, dopo sette mesi abbiamo ripreso ma ci sono state le inondazioni che hanno spazzato via i set. Ma infine questa situazione insolita che abbiamo continuato a superare, ci ha portato a completare il film, tutte le mie esperienze, tutte le mie conoscenze, sono dentro questo film”.

Una lavorazione che ovviamente portava con sé un peso di pressione importante. “Parliamo di pressione? Dopo il contesto che vi ho raccontato, pressione c’era da vendere. Però va detto questo si tratta di un lavoro, io ho fatto del mio meglio con le risorse che avevo a disposizione. Alla fine si è trasformato in qualcosa di intimo e personale, anche se non era da li che era partito. Per quello che riguarda l’influenza dei registi italiani, vi direi una stronzata se tirassi fuori qualche nome tanto per dirvelo, ma di sicuro vi posso dire che, i registi, gli attori, i compositori italiani, mi hanno profondamente influenzato nella mia carriera, come attore e come cinefilo. Ho imparato tantissimo da loro. Non soltanto dagli attori e dai registi, ma anche dai compositori, da tutti coloro che hanno dato un contributo”.

Poker Face uscirà nelle sale italiane il 24 novembre.

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