La rassegna bolognese presenta 40 proiezioni tra documentari, fiction, corti e animazioni: una selezione di titoli da tutto il mondo nel nome di un "cinema che si ostina a stupire" sfidando "gli stereotipi prodotti da una società lesbofobica, oltre che misogina, ma anche le categorie di autorappresentazione delle stesse lesbiche". Un cinema vivace, fresco, sperimentale, altrimenti inedito in Italia e sempre profondamente calato in un'attualità che riguarda tutti e non esclusivamente il mondo LGBT.

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Come reagire alla crisi economica, ma soprattutto alla sottile opera di "cancellazione" della cultura che il nostro paese sta attraversando? Con il motto 'La cattiva abitudine di continuare rivoluzioni' Some Prefer Cake si inserisce in un progetto di resistenza culturale: molteplicità e diversificazione delle iniziative culturali, più festival, autonomi ma anche connessi tra loro, che garantiscano un tessuto intenso e stratificato, animato da realtà più interessate alla qualità dell'esperienza che non ai grandi numeri dei grandi eventi di massa.

La direttrice artistica Luki Massa, durante la conferenza stampa di presentazione tenutasi ieri, ha fatto il punto sulle tematiche affrontate trasversalmente dai titoli proposti quest'anno: tra i lungometraggi di fiction affiora prepotente un tema spesso rimosso, quello dei sentimenti e della sessualità nella vecchiaia, affrontato con ironia in Nacidas para sufrir di Miguel Albaladejo (già alla 60° Berlinale) storia di un'ultrasettantenne che ha passato tutta la vita a occuparsi degli altri, e del rapporto di complicità che si instaura con Purita, una donna che ha lavorato per anni nella sua casa come badante.

La realtà dell'amore in tarda età viene affrontata con delicatezza e intensità anche nel film spagnolo 80 egunean (80 giorni) già presentato al Karlovy Vary 2010, scritto e diretto da Jon Garaño e José Mari Goenaga: la storia d'amore e di amicizia di due donne anziane che sono state amiche da ragazzine e si ritrovano per caso dopo 50 anni nell'ospedale in cui assistono i propri cari.

In Break My Fall la regista esordiente Kanchi Wichmann racconta le inquietudini, anche sentimentali, di quattro ragazzi dell'East London (nella colonna sonora troviamo molte band emergenti britanniche insieme alla folksinger Scout Niblett).

In All About Love la grande regista hongkonghese Ann Hui racconta la storia di due donne in una commedia sofisticata, che lavora con leggerezza su temi forti – la maternità, la riscoperta della sessualità, il lavoro – decostruendo gli stereotipi dei modelli familiari tradizionali (trailer).

Lou Doillon, figlia di Jacques e di Jane Birkin, interpreta Gigola, una giovane lesbica che esercita la prostituzione con le donne nella Pigalle degli anni '60. La affiancano Thierry Lhermitte, Eduardo Noriega, Marisa Berenson, e tre volti cari al cinema di Pedro Almodóvar: Marisa Paredes e Rossy de Palma. La scrittrice e regista francese Laure Charpentier ha adattato la storia, in parte autobiografica, già proposta nel libro omonimo, censurato negli anni '70 e pubblicato solo nel 2002. Vedremo il film in anteprima italiana dopo le presentazioni sul mercato di Cannes a Maggio e poi in vari Festival internazionali (Séville, Montréal, Pusan).

La selezione comprende inoltre quattro film d'animazione (venerdì 23 alle 14) e dodici corti (sette in anteprima italiana) nei due cicli che saranno proiettati venerdì 23 alle 16.30 e sabato 24 alle 14.00. Tra i cortometraggi, Love is all you need?, drammatico e paradossale rovesciamento della violenza omofobica di cui è protagonista una ragazzina, colpevole di essersi innamorata di un coetaneo di sesso maschile.

Nella sezione dedicata all'arte e in anteprima italiana, tre importanti lavori: il documentario !Women Art Revolution, frutto di un lavoro durato oltre quarant’anni, in cui Lynn Hershman Leeson racconta il percorso del Feminist Art Movement attraverso interviste e rari filmati d'archivio, e due video di 30 minuti vincitori del Teddy Award alla Berlinale 2011 nella sezione corti, Generations e Maya Deren’s Sink, ultimi lavori della celebre regista sperimentale Barbara Hammer, oggi settantenne.

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A inaugurare il Festival domani alle 18:00 sarà Orgasm Inc. in cui Liz Canner indaga sulla medicalizzazione e patologizzazione del corpo, e in particolare del piacere femminile, da parte delle industrie farmaceutiche negli Stati Uniti.

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Sempre in anteprima, un altro singolare documentario: No Gravity, in cui la regista Silvia Casalino (che incontrerà il pubblico domenica 25 dopo la proiezione delle 14.00), interloquendo con la teorica del cyborg Donna Haraway, interroga in ottica queer e femminista la storia e i presupposti di genere del sistema aerospaziale.
 

Per tutti gli altri eventi, la sezione letteratura, le mostre e installazioni, gli incontri, gli aperitivi e gli altri appuntamenti, ecco il programma completo di SOME PREFER CAKE.
 

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