The Steps e Man from the Magazine: Paul Thomas Anderson e le HAIM

Paul Thomas Anderson continua la sua carriera da regista di videoclip, dirigendo ancora una volta le sorelle Haim. Un nuovo tassello della sua poetica musicale dopo Anima e Junun

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Paul Thomas Anderson già aveva dimostrato come il suo talento si applichi anche all’ambito musicale, iniziando a lavorare ai videoclip nel 1997 e collaborando con artisti del calibro di Fiona Apple, Joanna Newsom e i Radiohead. Da circa tre anni ha instaurato una simbiosi artistica con le HAIM, band femminile californiana, con PTA che si trova nuovamente regista del videoclip del loro brano The Steps, che vede per la prima volta la co-direzione al video di una delle tre sorelle – la cantante, Danielle. Il video promuove il loro terzo e nuovo album Women in Music Part III, uscito il 26 giugno 2020, e mostra la routine mattutina delle tre ragazze Haim, che si lavano, vestono e truccano a modo loro, ovvero ‘facendo un gran casino’. La messa in scena sottolinea i vari atti di ribellione, come il loro modo di vivere imperfettamente perfetto, da Danielle che mette il rossetto sulla bocca ricoperta di dentifricio ad Alana che invece lo sputa sullo specchio del bagno fino ad Este che beve a sorsi dalla sua bottiglia di colluttorio; poco dopo, Alana fa un tuffo in piscina e Danielle suona la batteria con la canottiera sporca di rossetto.

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Il videoclip di Steps non si allontana dai precedenti video firmati PTA (Now I’m In It, Hallelujah e Summer Girl): Anderson ha elaborato la cover di Women in Music Part III nel ristorante di Los Angeles Canter’s Deli ed è proprio in quell’ambiente, nello stesso giorno, che è stato girato il video musicale di Man from the Magazine, sempre diretto da lui, che inquadra Danielle Haime mentre lavora in un grocery store. La particolarità del video è che è stato interamente girato in presa diretta, grazie anche al fatto che il brano è la traccia più corta.
A quanto raccontano le sorelle, PTA ha avuto l’idea di girare il video dopo aver ascoltato l’intero album e, probabilmente come fa nei suoi film, cerca di mostrare con una sola scena il cuore pulsante di tutto il componimento. La cantante Danielle Haim è l’unico membro della band che appare. Interpreta una lavoratrice, ove prende ordini dai clienti su vari tagli di salumi; è scontenta e infastidita, ma nasconde quei sentimenti dietro la sua cortesia. Inizia così a cantare. Il video, però, non diventa un solito “video musicale”: invece, Haim canta direttamente in faccia ai suoi clienti, come se stessero conversando o come se si trovassero in un musical. Canta e continua a lavorare. Anderson mostra il tutto tramite i suoi campi e controcampi, girando una sola scena, come se stesse mostrando un momento di dialogo in un suo film. Come da copione, l’attenzione del regista è maniacalmente devota sempre e solo ai suoi protagonisti e le loro vite, respirandone ogni umore e sviscerandone ogni sentimento. P.T. Anderson è anche e soprattutto un grande direttore di attori, ed è per questo che nelle sue opere ruota tutto intorno alla performance dell’artista e la resa del personaggio.

Il regista americano predilige un racconto in cui il ruolo di protagonista è coperto perlopiù da uomini, solitamente soli, incompresi e incapaci di gestire la propria vita; ora, nel mondo del videoclip musicale, sembra che il suo soggetto sia diventato femminile: con l’eccezione del bellissimo cortometraggio musicale Anima, sviluppato insieme a Thom Yorke, Anderson ultimamente ha diretto solo ed esclusivamente i video delle Haim – e con assoluta venerazione. È interessante vedere il caotico rappresentato nel video The Steps, con le protagoniste che devono gestire il loro caos interiore e perforare ogni barriera; d’altronde, nonostante sia un talentuoso sceneggiatore, è con la macchina da presa che il regista riesce ad entrare e uscire dal mondo più intimo dei personaggi, filtrandolo tramite il suo occhio cinematografico. Non è un caso vedere i suoi soggetti sporcarsi, impazzire, compromettersi.
Proprio come nella sua cinematografia, le protagoniste dei videoclip sembrano intraprendere un cambiamento drastico: solitamente si parla di declino, fisico e morale, ma stavolta pare quasi il contrario. Attraverso il loro compromettersi, le Haim sembrano arrivare al raggiungimento di uno stato di profonda coscienza di sé e del mondo che le circonda, in un cambio sia di soggetto che di destinazione. Anziché un declino sembra che le ragazze di Anderson vivano un’ascesa, attraversando lo stesso processo dei personaggi dei suoi film.

Ricordando Magnolia e la sua scena “musical”, quando i protagonisti cantano Wise Up di Aimee Mann, sembra che l’autore già da tempo avesse quest’indole da regista di videoclip insita dentro di lui; e, unita alla capacità di creare sequenze di svariati minuti prive di dialoghi (Il petroliere) e all’utilizzo della musica per coprirli, riesce a rendere allusiva una messa in scena di due minuti di una musicista dietro al bancone intenta a vendere alimentari. In Magnolia i personaggi cantano in scena come se quell’atto fosse un rito liberatorio, un tentativo di unirsi, e non sembra molto lontano da quello che si vede nei video della band femminile: ‘ragazze della musica’ che usano quest’ultima per liberarsi. Ma il loro non è un semplice grido liberatorio, soprattutto pensando al cortissimo Man from the Magazine, in cui ci si ricorda della propensione di Anderson nel toccare temi alti e profondi nascondendo gli intenti e le trame in scenari apparentemente insignificanti; Danielle Haim canta di sessismo nel mondo della musica, dai giornalisti fino al venditore di chitarre, mentre prende ordini di salumi e insalate da una processione di uomini – per l’appunto, il fulcro dell’album in una singola scena.

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