VENEZIA 69 – In equilibrio tra "scoperta e tradizione"


L’attesa per il dopo-Muller era tanta. E la Venezia 69 di Barbera scopre le sue carte: ci saranno Malick e De Palma, Assayas e Bellocchio, Kitano e Kim Ki-duk, aspettando un annunciato film a sorpresa che possa aumentare ancora di più il peso specifico del concorso. Certamente un programma ricco e ambizioso, in intelligente equilibrio tra scoperta e tradizione. Ma si ha anche la sensazione (soprattutto nel Fuori Concorso e nel ridotto Orizzonti) che si stia ancora cercando di (rin)tracciare un’identità festivaliera forte, come in ogni "primo anno" di nuova direzione

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Ovvio che l’attesa fosse tanta. Dopo le polemiche, i cambiamenti al vertice e gli annunci di “rinnovamento” che hanno terremotato la geografia festivaliera italiana, la tradizionale conferenza stampa di presentazione del Concorso di Venezia 69 assumeva un sapore particolare. Una sorta di (tentata) calma dopo la tempesta. Alberto Barbera si ripresenta in sella da direttore (forte anche della breve esperienza alla fine degli anni ’90) cercando di muoversi in due direzioni : “certamente assicurare la presenza di grandi nomi e riconosciuti maestri che il pubblico e gli addetti ai lavori si aspettano di trovare, ma un Festival come Venezia deve comunque tentare di scoprire nuovi sguardi e proporre cinema da ogni parte del mondo e senza alcun pregiudizio”. Un intento fondamentalmente in linea con l’ultimo decennio mulleriano quindi, se non fosse per una drastica riduzione del numero dei film (una sessantina in tutto tra Concorso, Fuori Concorso e Orizzonti) che se da un lato assicura una migliore fruibilità alle opere dall’altro toglie innegabilmente quel fascino da “bulimia filmica festivaliera” che aveva contraddistinto gli ultimi anni.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Passando ai nomi nel Concorso, molte delle indiscrezioni della vigilia sono state confermate: ci sarà Terrence Malick con il suo atteso To The Wonder che tenterà di completare la storica tripletta europea (1999 Orso D’oro, 2011 Palma d’Oro…); Brian de Palma che con Passion (remake di Crime d’Amour di Corneau) torna alle sue consuete atmosfere da thriller cinefilo; la pattuglia francese capitanata da Olivier Assayas che ci riporta sui luoghi caldi del maggio sessantottino, Xavier Gianoli che con Superstar esplora l’abisso distorto dei media; e poi l’Asia con i ritorni a Venezia di due storici habitué come Kim Ki Duk (con Pieta) e Takeshi Kitano (con il sequel di Outrage) affiancati da Brillante Mendoza con Sinapupunan; i tre italiani con la piacevole conferma di Marco Bellocchio e dell’attessissimo Bella Addormentata, il debutto solitario alla regia di Daniele Ciprì con È stato il figlio e Francesca Comencini con Un giorno speciale; Ulrich Seidl che a pochi mesi da Cannes presenterà Paradise: Glaube il secondo anello della sua trilogia “paradisiaca”; Peter Brosen e Jessica Woodworth che invece chiuderanno la loro trilogia sulla natura con La cinquième saison; Valeria Sarmiento che porta a termine Linhas de Wellinghton, un vecchio progetto di Raul Ruiz; e infine i giovani americani Harmony Korine e Ramin Bahrani (già due volte a Venezia in passato), il russo Kirill Serebrennikov e l’israeliana Rama Burshtein con Fill the Void. Chiuderà il Concorso un film a sorpresa annunciato tra pochi giorni (Barbera si limita a dire: “l’unica cosa che posso dirvi è non sarà un film cinese…”, con velata allusione al suo predecessore) sul quale si sono subito scatenate le indiscrezioni: P.T. Anderson? James Gray? Nicholas W. Refn? Indiscrezioni che se confermate potrebbero aumentare e non poco il peso specifico del concorso.

Nel Fuori Concorso spiccano i nomi di Robert Redford che torna alla regia con il politico The Company You Keep, Jonathan Demme con un documentario sul musicista italiano Enzo Avitabile, Spike Lee col documentario sul venticinquennale di Bad di Michael Jackson, l’inossidabile Manoel de Oliveira che torna Venezia con O Gebo e a Sombra e l'opera fiume di Kiyoshi Kurosawa (Shokuzai, ben 270 minuti) che è l’unico film a non essere in anteprima mondiale nella selezione ufficiale. Nella sezione Orizzonti invece, insieme a tanti "sguardi lontani e sorprendenti" spiccano i nuovi film di Wang Bing e Koji Wakamatsu. Insomma, tirando brevi conclusioni preliminari, questo Venezia 69 si presenta obiettivamente ricco di spunti: Barbera ha cercato di trovare un difficile equilibrio tra l’investimento sulle nuove frontiere e le certezze dell’usato sicuro, consapevole anche di essere in un momento storico nel quale “la crisi economica e i fondamentalismi vari stanno schiacciando la nostra società”. Detto questo, però, non si può non percepire dal programma (soprattutto nel Fuori Concorso e nel ridotto Orizzonti) una sacrosanta sindrome da primo anno di direzione: ci si sperimenta con cautela per (rin)tracciare un’identità forte che probabilmente sarà più netta e marcata nelle prossime edizioni dell’era Barbera. Appuntamento dal 29 agosto all’8 settembre per confermare o smentire ogni sensazione preliminare.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array